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Bonafede (M5s) boccia tunnel Tav, aeroporto e stadio. Senza distinzioni. Colpo finale

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La politica si evolve. Anche se forse non dovremmo più chiamare politica ciò che sta accadendo nella realtà italiana, ma piuttosto postpolitica. Potrebbe essere un bene vedere dove ci porta questa evo-involuzione, ma potrebbe anche essere una catastrofe di proporzioni notevoli.

I governi della miseria

Molte cose nei nuovi eletti che ansimano per arrivare ai posti guida del Paese, ci lasciano perplessi. C’è infatti una sorta di pressappochismo nel giudicare fatti e nel valutare i bisogni di un territorio da ormai oltre quindici anni allo sbando. Il governo Monti ci ha lasciato nudi e bruchi per accontentare Germania e Francia che non volevano un’Italia stabile, ma volevano solo soldi che forse non dovevano avere. Da allora stiamo sprofondato in un cupio dissolvi assoluto: finita la produttività, svenduta l’industria nazionale, perdute le multinazionali che ci gravitavano attorno, chiuse acciaierie, migliaia di posti di lavoro spariti, una immigrazione incontrollata che ha creato povertà, disperazione fra i migranti e ricchezza ai pochi furbi profittatori allevati da una politica incresciosa e incapace. Un tentativo di saggezza minima del governo Gentiloni, è servito a ben poco: Renzi al cataclisma che lo precedeva aveva infatti aggiunto del suo.
Ora in questo post lezioni dove tutti hanno vinto e nessuno – a parte il PD- ha perso, si sentono le cose più assurde: la sinistra e la destra pur di governare tentano un accoppiamento contro natura. Se non finisce in un aborto nascerà un mostro. E peggio per noi.
Leggo oggi qualche dichiarazione dell’avvocato Alfonso Bonafede, 5 stelle, indicato da molti come futuro ministro della giustizia nel caso di un governo formato dal giovane aspirante premier dall’eterno sorriso prestampato in faccia che sembra il fratello di latte di Macron, che Dio ci scampi.

I no di Bonafede a Firenze

Ho incontrato Bonafede, mi sembra sveglio, intelligente. E allora vorrei dirgli: attento, se spogliamo ancor più Firenze oltre a quello che ha già perduto, uccidiamo una delle più importanti città del mondo. Prima delle elezioni, mi pare, Bonafede era possibilista su alcune cose, oggi sembra contrario a tutto: galleria dell’alta velocità, ampliamento dell’aeroporto – che significherebbe chiuderlo – no al nuovo stadio di calcio: tre cose di fondo sulle quali ragionare, su alcune delle quali la città deve fare affidamento. Nel presente e tanto meno nel futuro. E’ vero che è necessario valutare quelle opere che sono inutili e quelle necessarie, ma parlare di un NO a priori non  il bene di Firenze. Non si può, avvocato, far la bella figura dell’oculato politico risparmiatore, tagliando le cose necessarie per sopravvivere, anch’io ho fatto politica, non solo come giornalista ma come parlamentare e presidente della commissione per l’Europa, ma che avrebbe pensato, lei, se avessi proposto il dimezzamento del porto canale di Mazara del Vallo, sua città natia, liquidando così parte della flotta da pesca? Firenze vive di turismo, vive di moda, vive di commercio. E lei propone così, ex abrupto, che vuol dire all’improvviso, di eliminare le strutture che la congiungono al mondo dal quale trae sussistenza? Mi pare che prima delle elezioni la pensasse in modo un tantino diverso. Non so se lei farà il ministro o no, – glielo auguro – non so se faremo un governo o no, ma torni a ripensarci, per favore. Politica non è fermare il progresso o lo sviluppo economico né paralizzare il lavoro: politica dovrebbe essere sviluppo, non depressione.
Ha un bel triste destino Firenze, ogni volta che la politica le mette gli occhi addosso qualcosa va male. Basta pensare a cosa successe dopo che fu capitale d’Italia e quindi abbandonata. Fallì.

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