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Cioni non demorde. Rileggere il passato per capire come si è arrivati alla "Leopolda"

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 Cioni non demorde. Anima di vecchio comunista che le ha viste tutte e  sa che tutto in politica è quasi un niente, fa sapere che c’è. Nonostante gli sforzi fatti da molti nemici e anche qualche amico per farlo sparire. Il fatto è che quelli come Cioni non spariscono, non si lasciano rottamare: si rinnovano.

Assolto per non aver fatto niente di criminoso, dopo quasi dieci anni di Via Crucis senza neppure un Cireneo a dargli mano, torna per dire la sua. Per spiegare il livore di una certa politica. Per scuotersi di dosso l’infamia con la quale avevano tentato di eliminarlo. Ed eccoci alla resa dei conti: eccoci a un ritorno della politica dei confronti e non colpi di scena da Capitan Fracassa. La politica non è affabulazione, non è solo promesse, nè lasciatemi lavorare come mi pare: la politica è agire. E’ meno parole più fatti. Tentativo di costruire non di distruggere. Di dialogare, non di zittire. E a Graziano Cioni, quel suo vecchio partito liofilizzato, smembrato, sparito per quanto riguarda certa storia e certi rigorismi che ne facevano un riferimento della politica, oggi ridotto – anche, con le indicazioni dell’emerito Presidente della Repubblica – a un signorsì nei confronti di un’Europa che mira ad escludere l’Italia – uno dei suoi principali paesi fondatori – a una sorta di ‘capro espiatorio’, non piace. E allora , così come fanno molti italiani, si chiede: come siamo arrivato a tutto questo?

Domani sera, la domanda, la prima di tante che seguiranno nei prossimi mesi, verrà posta nel corso di un grande incontro con il pubblico, al ‘Circolo 25 Aprile’ di via Pisana. Un luogo di appuntamenti politici storico, come storica è stata definita questa serata.

Si parlerà di molte cose: cominciando a rileggere il passato, a cose si è passati dalla via Pisana e il suo storicissimo centro di dibattito politico, alla neonata Leopolda.

Capire dunque come siano andate le cose: le primarie che portarono alla candidatura di Renzi a sindaco dopo un ampio dibattito interno, nomi che andavano e venivano: Cioni eliminato ‘manu Procurae’ e ondate giustiliaste. Pistelli che sparisce improvvisamente e nonostante la sua preparazioni è ancora in ombra; Ventura che compare alla ribalta, per ‘disturbare Renzi’ – un Ventura appoggiato nella campagna dalla fedelissima Boschi e dal fedelissimo Bonifazi che subito dopo la vittoria di Renzi diventano renzianissmi  DOPC (Di Origine Poco Controllata). Capire come una parte della diringenza fiorentina di Forza Italia, lavora per la vittroria dell’ex presidente della Provincia, operazione lunga che nel tempo porterà a legami stretti fra Verdini e il segretario PD fino al patto del Nazareno e oltre. Rimettendo di nuovo in corsa Berlusconi che sta dimostrando di avere ancora i numeri giusti per far politica, con un solo difetto: sbagliare sempre i collaboratori più stretti.

Sono certo questi i punti che il dibattito fra alcuni personaggi chiave di quei giorni  cercherà di portare alla luce; perché politica è trovare almeno un parvenza di verità, per restituire agli elettori, e agli iscritti di quel che resta dei partiti, il ruolo che è stato loro sottratto da anni. E sono anni infatti che il Paese viene governano da non eletti dal popolo, il Parlamento non rapprenta più una garanzia di continuità democratica, ma una sorta di svogliato ballo di san Vito,  dove gli eletti ignorano le scelte di chi li ha votati e passano con indifferenza da un poltrona a un’altra. Forse pensando che quella sua democrazia, ma non è così: è mantenersi in vita politicamente senza alcuna utilità. E il paese già in crisi nera fin dal malcapitato Governo Monti, non fa che regredire.

Il dibatto al ‘Circolo 25 Aprile’ toccherà dunque molti temi: dall’amministrazione della giustizia, a quella  degli enti locali, dal ruolo della politica a quello del Parlamento, che non riesce a darci da anni una seria legge elettorale.

Cioni è tornato, dicevano ieri mattina alcuni fiorentini. Era l’ora.

Ovviamente c’è chi la pensa in maniera diversa. E la democrazia è proprio questo: non togliere a chi la pensa in altro modo, la possibilità di dirlo. Stiamo tornando mi pare, a una sorta di epurazione politica: ‘o con me o nulla’. Ed è grave. Ha un nome nefando.

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