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di CARLA CERETELLI Revoluciòn catalana 2017. Secessione, indipendenza, autonomia o nulla di fatto. Idea radicata nell'indipendentismo catalano

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Parere d’ apota.

Arthur Schopenhauer dixit:
Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda e il loro zimbello.

Secondo  Cattaneo il miglior sistema è quello federale dove ci si unisce per alcuni valori condivisi mantenendo la propria identità, come avviene nella confederazione elvetica da centinaia e centinaia di anni. Ma il cammino inverso è difficile e impervio.
«I cittadini sono convocati l’1 ottobre per difendere la democrazia da un regime repressivo e intimidatorio»
«Pensiamo che il governo spagnolo abbia oltrepassato la linea rossa che lo separava dai regimi autoritari e repressivi».

Se si parlasse di secessione tutta la Spagna dovrebbe andare alle urne.
Si dice che non è in costituzione. Si dice che dovevano esserci tavoli di concertazione.
Si dice che è un referendum farsa dunque conta poco o nulla. E che qualunque sia l’esito nulla cambierà.
I più sostengono che non andavano bloccati alle urne, i cittadini che pacificamente andavano a votare. Ci chiediamo come è potuto accadere questo inverecondo show.
Vedere da una parte la guardia civil e dall’altra i vigili del fuoco catalani a mo’ di cavalli di frisia non è un bel vedere. E fa paura ed è preoccupante. Pagina nerissima per l’Europa. Ma esiste?
Ma di tavoli di trattative si suppone ne abbiano fatti. Sono impazziti tutti gli spagnoli? Astenendoci da qualsiasi giudizio, che tanto ognuno ha il suo e la verità o la scelta migliore morì in culla, dobbiamo ammettere che quello che sta succedendo in Catalunja, è aberrante.

Ma è idea arcaica e radicata l’indipendentismo catalano.
Nel 1640 scoppiarono nel sistema imperiale spagnolo 2 crisi gravissime: la rivolta in Catalogna e la secessione del Portogallo. Per gli abusi compiuti dalle truppe spagnole al confine con la Francia e per l’inasprimento della pressione fiscale esplosero violenti tumulti e nel 1641 la Catalogna si gettò tra le braccia della Francia. Anche il Portogallo dichiarò la sua indipendenza.
Chi agogna la separazione ricorda e sostiene spesso che già in passato la Catalogna ha sperimentato forme di sovranità e indipendenza, come le contee durante l’Impero Carolingio, alle quali fu riconosciuta una sovranità di fatto che, dicono alcuni, proseguì fino all’11 settembre 1714, quando durante la guerra di successione spagnola i difensori di Barcellona , la Coronela, esercito regolare catalano, furono sconfitti dopo 14 mesi d’assedio. La vittoria dei borboni mise fine alle istituzioni catalane e il nuovo re impose un modello politico centralista simile a quello dell’assolutismo francese. Ma per altri storici, comunque, quello delle contee non fu nulla di coniugabile al concetto di indipendenza in senso moderno, auspicato oggi dagli indipendentisti catalani.
Quello che successe nel 1714, dà origine alla celebrazione dell’11 settembre della “Diada Nacional de Catalunya” la giornata nazionale della Catalogna, mentre al minuto 17.14 delle partite di calcio del Barcellona i tifosi fanno cori e ole per dell’indipendenza.
Durante il franchismo, tutti i simboli furono soppressi insieme alla lingua. Nel 1979, dopo la morte di Franco, fu approvato il nuovo statuto dell’autonomia, come comunità autonoma all’interno della Spagna. Rimase in vigore fino al 2006, quando fu approvato un nuovo statuto che garantiva alla “nazione” catalana maggiori poteri, soprattutto in campo finanziario.
Nel 2010, però, il Tribunale costituzionale spagnolo dichiara l’incostituzionalità di diversi articoli, tra cui quello in cui la Catalogna veniva definita, appunto, una nazione. Il 10 luglio 2010 a Barcellona ecco una grande manifestazione di protesta contro la sentenza “Som una nació, nosaltres decidim” , siamo una nazione, e vogliamo decidere, appoggiata da quasi tutti i partiti politici del Parlamento catalano: la situazione però non cambia.
Ed eccoci arrivati al processo partecipativo sul futuro politico della Catalogna del 2014.
Il referendum per l’autodeterminazione è stato un progetto di referendum con data ufficiale 9 novembre 2014, ma il 25 marzo il tribunale costituzionale spagnolo ne ha dichiarato l’illegittimità, prima comunicando che la consultazione si sarebbe tenuta ugualmentema, l’8 aprile, il parlamento spagnolo ha definitivamente rigettato la richiesta referendaria nonostante il 23 aprile il presidente della Catalogna continuasse ad affermare che “probabilmente il referendum si terrà e il popolo catalano sarà chiamato alle urne il 9 novembre”.
Una votazione si tenne effettivamente alla data prevista. Consultazione di nessun valore legale, ma solo simbolico. L’80,72% dei votanti si espresse per la piena indipendenza, con la partecipazione attiva i appena il 35,9% degli aventi diritto.
Il 9 giugno 2017 il Presidente del Governo della Catalogna Carles Puigdemont annunciò un secondo referendum, ma di natura vincolante, Il 6 settembre il parlamento catalano ha approvato il decreto legge che indice il referendum con valore vincolante sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna in forma di repubblica per il 1º ottobre.
Il governo spagnolo, forte delle sentenze del Tribunale costituzionale , ha più volte dichiarato di considerare la consultazione illegale, in quanto viola l’articolo 2 della Costituzione spagnola che sancisce l’unità indissolubile dello Stato.
E questo è quanto. Duri sti spagnoli eh. Da entrambe le parti, pare.

Carla Ceretelli (Pensalibero.it)

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