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Firenze e Prato sulla stessa Barca. In caduta libera nelle classifiche per qualità della vita

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La classifica delle città cattive e quelle buone a non è certo benevola con la Toscana. Va in linea coi nostri destini politici, insomma. Gli anni del fiorentino Renzi, infatti, vedono alcune province retrocedere visibilmente su quei punti ai quali il Paese terrebbe di più: insomma povertà, lavoro, sicurezza, eccesso di immigrazione smodata e non controllata, pulizia, criminalità. E ancora – soprattutto a Firenze – traffico e qualità della vita. Vivere la prima cerchia di mura, quella di Dante Alighieri, una volta cuore e anima della storia e della cultura fiorentina, è sempre più difficile e disanimante. Gli anziani se ne vanno e lasciano spazio ai nuovi arrivi: gli immigrati si ‘sacrificano’ dunque a vivere in chiassi ridotti a cessi pubblici, in case ormai irraggiungibili con mezzi privati – e spesso anche pubblici – soprattutto se si deve trasportare un peso qualsiasi, come bottiglie d’acqua. Non mancano i negozi, ma non sono quelli giusti per anziani in pensione: pizze al taglio orride, panini farciti degni di Polifemo, scarpe scarpe scarpe coi prezzi alle stelle e bar molto nobili, eleganti e cari. Insomma un centro ch’è in parte per emarginati stabili e in parte per turisti mordi e fuggi. Un centro smangiato dai secoli, da una storia magnifica seppellita dall’incuria del presente, dall’assalto delle barricate dei lavori in corso sempre più vicini al Corso e sempre più interminabili. La Tav? Chi lo sa, forse si fa forse no, intanto si chiude il traffico. La Tramvia? Calma, calma, per favore, arriverà non vedete le transenne? Lavori che sembrano la storia di Taddeo e Veneranda che si amavano da mezzo Giubileo. Così il rapporto fra Firenze e i lavori in corso: un amore avvinghiato e di lungo corso.

A Prato le cose vanno ugualmente nella stessa direzione: scala dei valori a precipizio verso gli ultimi posti. Ma perlomeno Nardella sta zitto, di fronte ai numeri, il sindaco di Prato invece li legge come gli ha insegnato il suo padre politico: mistificandoli. Il calo? E’ spiegabile –  racconta ai suoi cittadini il sindaco, come se questi da soli non riuscissero a capire – è compensato da quei valori che  son positivi.

Cioè uno stento export, in una città di ormai scarsa produzione. Ma i giovani non trovano lavoro, lo sport latita, la cultura si avvale della facoltà di tacere, l’immigrazione e la povertà crescono rigogliose e nessuno se ne occupa, non c’ è progetto per il domani. Una realtà che ha anche una sua sciagurata spiegazione: la vittoria della sinistra ha portato a ‘epurare’ tutti quelli che avrebbero potuto dare qualche idea, ma senza adorare Renzi né il renzismo. Così in comune e dintorni è rimasta una barricata resistenza di renziani doc. Con quel che ne consegue: un parco raccogli drogati, prostitute e scippatori che prenderà il posto all’ospedale rimpianto da tutti. Alberi al posto di letti. Una foresta. Non sarà male ricordare al sindaco che il suo stesso partito, qualche anno fa voleva tagliare gli alberi – una decina – di piazza Mercatale, perchè attrattori di malavita.

Nè si può dimenticare che qualche mese fa il suo ospedale era perfetto e sufficiente, poi poco dopo, bisognava  ampliarlo: mancano trecento posti letto. E se si ricominciasse fare una politica logica? Non fantasie. Come ai tempi dei sindaci Vestri e Landini? Quando i Dc erano una opposizione costruttiva, non complici di errori.

Ma torniamo ai numeri: una analisi questa dei dati emersi recentemente, che fa pensare a quanto poco o nulla abbiano fatto i politici renziani per questa fetta di toscana, Pistoia compresa. Cosa, i parlamentari fiorentini e soprattutto pratesi di ogni schieramento, per le città dove sono stati eletti. Una volta arrivavano, ascoltavano, si impegnavano e ripartivano verso i palazzi romani. Oggi neppure più questo: l’unica preoccupazione è servire più o meno bene il partito, obbedire al capo, e tanti saluti per la comunità. Il fatto è che – come accade a Prato, ad esempio – occuparsi dei rispettivi partiti che in parte si stanno sciogliendo come in ghiacci del polo,  spesso significa creare guai alla città: c’è chi si agita da sempre a voler fare il sindaco, chi dalla parte opposta sogna un posto di ministro, vagando da uno schieramento all’altro. E la città si spegne come un tisico non curato.

Pessimo panorama: Renzi ha rafforzato, ringiovanendoli, i mali della prima Repubblica. E lo ha fatto vendendo in piazza illusioni. Abbindolando creduli e increduli. Basta guardare Lotti, da uomo di fiducia a palazzo Chigi è  passato da uomo di governo a collegamento fra la Fiorentina e il Governo. Ho l’impressione meritasse di più, qualcosa di più  che non cedere il suo posto allo tsunami Boschi che ha sì lunghi capelli biondi, ma costa al Pd e allo stesso Renzi un serio ridimensionamento.   

 

 

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