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di UMBERTO CECCHI Il "Caos calmo" che sotto sotto governa la città. Nardella ai ferri corti con Rossi, Giorgetti sindacheggia

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Sandro Veronesi aveva definito ‘caos calmo’ uno stato di eccitazione sopita. Esattamente come la Firenze dei nostri giorni. Badate: non è il caos rumoroso delle strade, ingovernato. Non il sottosopra dei lavori in corso apparentemente – ma forse anche concretamente – sconclusionati. E neppure l’incontrollato volgare e irrispettoso bailamme dei turisti, che vengono, razziano e ripartono. No: è il caos calmo, sopito, sotterraneo che governa la città che fa pensare. Esempi? A sfare, signori miei a sfare. Ne porgo solo un paio, significativi.
Il sindaco torna dal suo giro latinoamericano con sottobraccio l’’Aleph’ di Borges e una più vasta cultura sui ollegamenti viari urbani. E azzarda che forse da Piazza della Libertà a Bagno a Ripoli si potrebbero fare collegamenti con bus elettrici per non continuare a storpiare il centro con gli sbreghi delle tramvie.
E’ un’idea: una proposta anche intelligente. Senonché, e questo può accadere solo a Firenze, dove ognuno diventa, o si autonomina ‘genius loci’ e rompe gli schemi amministrativi come certi brocchi  in pista, ecco che l’assessore Giorgetti balza fuori con un, metteremo tranvie anche sui viali’, che suona più come una minaccia che non una proposta da discutere.
Al di là dell’assurdità d’una idea che ucciderebbe le sole possibilità d scorrimento cittadino, c’è. In questo concetto in libertà, la contraddizione amministrativa: non solo tecnica, ma soprattutto politica. Chi è il sindaco a Firenze e chi il suo delegato? Nardella o Giorgetti? Una scelta così traumatica dovrebbe infatti annunciarla il sindaco, che ha invece appena annunciato la saggia possibilità di far ricorso al bus elettrico.
Non basta. Il caos calmo amministrativo è molto più vasto. Appena approvato l’aeroporto più ampio, il presidente Rossi, che da un po’ di tempo saltabecca da una parte all’altra porgrendo il suo verbo spesso non proprio chiaro, esce fuori e rimette in discussione l’inceneritore.
Mi chiedo: come mai in una società – si fa per dire –  politicamente organizzata, a Firenze ognuno si sovrammette  ad altri assumendo ruoli non pertinenti? Parla con stampa e Tv prima di farlo nelle istituzioni? Così Giorgetti sindacheggia. Rossi sindacheggia anche lui e così via. ‘Parole in libert’ dadaiste e futuriste, atte all’arte mon non alla politica. Non resta a Nardella, che cominciare a rossizzare, parlando, che so? Dell’ospedale di Pontedera, ma non potrebbe giorgettare, visto che Giorgetti è solo una replica amministrativa del sindaco e che quindi dovrebbe tacere se non autorizzato dalla giunta o tacere. Mica perché non ci piaccia la sua voce. Affatto: solo perché mette confusione nel già confuso mondo ammistrativo, sociale, storico e culturale della Città del Fiore che è già abbstabza confusa. Che se si continua così finirà per diventare la città della gramigna. Erba come si sa, stenta, dannosa e polverosa.
Se Palazzo Vecchio fosse un’azienda quotata in borsa sarebbe davvero poco affidabile. Troppi rumors e pochi silenzi creativi. A Parte va detto l’ultima geniale proposta fatta da un assessora di creare una scuola che insegni come si deve ricevere il turismo gay. Si può essere più partigiani, perdigiorno, assurdi? Non credo che i gay vogliano una accoglienza particolare, non in pubblico almeno. E allora perché non un corso di aggiornamento per come ricevere le turiste vergini? Gli accompagnati da animali domestici, i filatelici. Gli assessori che invece di assessorare sparano sciocchezze?    

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