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“Il futuro sta nelle liste civiche” L’annuncio di Renzi e Nardella per cercare di rimanere a galla

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UMBE

di Umberto Cecchi

E’ arrivata una vecchia novità. Vecchia sì, ma anche novità, perché a un tratto, alla vigilia elettorale è esplosa come una moda per la primavera prossima: sono le liste civiche, che stanno diventando l’ultima bandiera politica del nostro paese. Civiche solo di nome, perché rappresentano una mascheratura programmata di quello che resta dei partiti più o meno tradizionali che non fidando più nell’antico e nel nome, che in genere i politici odierni hanno svilito, si camuffano per ingannare non tanto gli oppositore quanto gli ultimi amici.

L’ultimo annuncio in ordine di tempo lo ha dato alla  ‘Leopolda’, il poco affiatato ‘due’ Renzi-Nardella, che per sopravvivere nella città di Dante devono necessariamente offrire l’idea di una coesione che pur se coatta è sempre meno coesa. ‘Faremo liste civiche. Tante’, è stato lo slogan politico, un po’ come quello del Balilla a Portoria che gridò ‘che l’inse’, lo rompo prendendo a sassate un cannone  degli invasori.

Ci si aspettava qualcosa di più e di meglio dalla Leopolda gremita d’amici e nemici: ci si sarebbe aspettati dell’ennesima rodomontata Renziana, e sviolinata Nardelliana a beneficio dei fiorentini che non sanno più a che santo votarsi per tornare ad avere una città civile, non svenduta ai turisti avari e sudici, vociani e caciaroni, che usano Firenze come una pattumiera, incoraggiati dal fatto che non c’è un solo vigile urbano, uno solo, che li prenda per le orecchie costringendoli a raccogliere cartacce e bottiglie lasciate a terra. Tutta gente che a casa sua si guarda bene dallo sporcare persino i viottoli, o di vagare seminudi giorno e notte gridando a squarciagola, pena ammende salate. Ma che qui da noi nessuno richiama all’ordine. Per negligenza, per appecoronamento  verso gli ospiti stranieri ai quali abbiamo svenduto il centro storico  con le scuse più speciose che vanno dal fatto che ‘sono turisti’ fino a quello che ‘sono immigrati’, e quindi che l’uno e gli altri hanno tutti i diritti: i primi dritto di portafoglio, i secondi diritto di condizione umana, in nome della quale hanno assunto l’atteggiamento fra il prepotente e il menefreghista, annullando le regole, ‘perché tanto a me non mi tocca nessuno e se mi arrestano i magistrati mi rimandano fuori’. Parole testuali di Habib, in Italia da ormai ven’anni che dunque ormai conosce bene il Paese.

Bene, le liste civiche sono come le reti a strascico, razzolano tutto ciò che possono di qualsiasi genere  sia: il PD stanco di un partito che fa accordi con la destra e dimentica i poveri, vota la lista dello zio, che era comunista ma ora non più. L’antirenziano vota quella del cugino  che Renzi non lo poteva vedere, e gli antinardelliani, che non sanno più come fare a vivere a Firenze, si rifugiano ugualmente in una lista ombra, senza rendersi conto che alla fine, tutte quante confluiranno in quelle che non avrebbero voluto votare mai più.

E’ uno dei tanti sintomi della democrazia trionfante a parole che invece è solo la fine della demorcazia vera: Mai sentito parlare di ‘dittatura parlamentare’? Storia vecchia ne abbiamo tentate più d’una in Europa. Ebbene, noi ci stiamo confusamente dirigendo su quella strada: Renzi l’aveva inaugurata riducendo il Parlamento a votare sulla fiducia e a non prendere parte alle decisioni governative. Lo stesso accade oggi, con una Camera e Senato  che sono lì come alibi e partecipano ben poco alle diatribe sconclusionate dei governanti. E se un ministro dissente, rischia d’essere cacciato, o di doversi dimettere.  E l’opposizione? Qualcuno si ricorda di fare opposizione se non rispondendo con slogan elettorali ad altri slogan elettorali?

Le liste civiche non ci salveranno da tutto questo: non ci salveranno dalle parole in libertà di Di Maio o Salvini, che cambiano di continuo in nome di una politica di fantasia della quale il parlamento sa poco o nulla, l’importante, ancora una volta, è restare seduti nei palazzi di un potere sempre più effimero per loro e più pericoloso per i cittadini.

Viva l’era delle liste civiche, che ha come suo affascinante slogan: più voti più conti. E invece la verità è diversa: più voti alla cieca più confondi carte e democrazia. 

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