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Modelli assistenziali unici in tutta l’Europa, Opi Firenze-Pistoia: «le istituzioni italiane valorizzino il lavoro dell’UE»

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«L’Unione Europea gioca un ruolo importante per la globalizzazione dei modelli assistenziali ma le istituzioni italiane devo preparare il terreno per attivare le direttive, tenendosi al passo con gli atri Paesi». La riflessione dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia, arriva in occasione della Festa dell’Europa che si è celebrata lo scorso 9 maggio in tutti gli Stati membri. Una ricorrenza che ricorda la “dichiarazione Schuman” considerata l’atto di nascita dell’Unione Europea: con essa, nel 1950, il Ministro degli Esteri francese propose di creare per l’Europa una nuova forma di cooperazione politica, che avrebbe promosso la pace tra le nazioni.

E oggi, a 68 anni di distanza, l’Unione Europea si trova a rivestire un ruolo cruciale anche nel progetto di globalizzazione dei modelli assistenziali. «Il problema è che questi sono ancora lontani dall’essere omogenei – spiegano dall’Opi Firenze Pistoia -. La direttiva europea 55/2013 recepita nel 2015 dall’Italia definisce le macro competenze degli infermieri e introduce la tessera del professionista: due innovazioni che non trovano tuttavia nella realtà una reale applicazione. Lo stato, le Regioni, le Università, le Aziende, gli ordini e i sindacati devono quindi occuparsi di tracciare adeguati percorsi (giuridici, di studio, di regolamentazione, di attuazione e di contratti) in modo tale da poter attuare la direttiva in modo compiuto».

Le basi quindi ci sono. Ne è un esempio la tessera professionale europea (EPC), una procedura elettronica che è possibile utilizzare per ottenere il riconoscimento delle qualifiche professionali in un altro paese dell’UE. È più facile e più rapida da gestire rispetto alle tradizionali procedure di riconoscimento, ed è anche più trasparente: è possibile seguire l’andamento della domanda online e riutilizzare i documenti già caricati per presentare nuove domande in altri Paesi.

La procedura è frutto dell’articolo 4 della direttiva UE 55/2013, emanato con l’obbiettivo di facilitare la migrazione e l’interscambio di professionisti che sempre più cercano uno sbocco professionale nei paesi UE. 

Il documento è stato introdotto per cinque professioni pilota (infermieri, farmacisti, fisioterapisti, guide alpine, agenti immobiliari) con l’intento di facilitare il passaggio a scopo professionale (temporaneo o definitivo) da un paese all’altro. In pratica la EPC prova che sono stati superati i controlli amministrativi e le qualifiche professionali sono state riconosciute nel Paese in cui si intende lavorare, o che queste rispondono alle condizioni necessarie per prestare servizio nel Paese in questione, consentendo di vedersi riconosciuto il proprio bagaglio di credenziali e competenze.

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