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Serata dedicata alle Langhe con Prosciutto Dop, formaggi Bra e Raschera bagnati dai vini della Cantina Le Strette

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Mario-Giagnoni-ok di Mario Giagnoni

 

Serata piena di gusto e simpatia quella trascorsa a Milano presso il ristorante di Gianfranco Morgante. Tappa importante del progetto “Langhe in tavola”, organizzato da Erika Mantovan con l’ausilio di Antonio Paolini, vero e proprio mattatore dell’incontro, la degustazione di prelibatezze piemontesi quali prosciutto Crudo DOP di Cuneo ed i formaggi di Bra e Raschera è stata anche l’occasione per conoscere la Cantina Le Strette, dei fratelli Mauro e Savio Daniele. Il carattere intenso ed originale dei loro vini, accostati ai piatti di Langa, ha regalato ai commensali un abbinamento memorabile, ma soprattutto ci ha introdotto all’affascinante storia del raro vitigno autoctono la Nas-cëtta. Appartenente al territorio del comune di Novello, il Nas-cëtta esprime un’assolutà rarità perché a vinificarlo sono soltanto due cantine, accomunate dal desiderio di valorizzare l’enorme patrimonio vinicolo di questa terra.

Il Nas-cetta 2016 Le Strette ha un naso dall’impatto fresco e floreale, con un’attraente componente balsamica: escono mimosa, tè, felce e pietra. L’impianto aromatico è vasto ma ancora troppo giovane per esprimere il suo reale potenziale, e con il trascorrere dei minuti emerge l’aspetto fermentativo meno nobile. In bocca è invece intenso, progressivo ed armonico, mostrando grassezza e tensione. Lo sviluppo si svolge senza strapazzi esprimendo una coralità salina, ed un allungo amaro coinvolge un finale di stampo medicinale. Passando ai rossi siamo rimasti davvero sorpresi dalla potenza della Barbera 2015, con un olfatto scuro, aperto e compatto: sentori autunnali di foglie, nocciola e succulenta frutta rossa, ben sostenuti da una florealità macerata.

Il dinamismo del sapore è quello delle annate meno calde e ben si sposa con l’acidità che consolida la percezione della frutta nella corrispondenza tra gusto e profumi. Il rovere c’è ma la lunghezza è messa in salvo dalla qualità dei tannini. Infine sua maestà il Barolo, due etichette che ci hanno coinvolto nell’eterno conflitto della due filosofie madri: quella di chi parla di maggiore carattere ed originalità di un Barolo ottenuto da una sola parcella e di chi invece è convinto che la vera complessità derivi dall’assemblaggio di più vigneti. La degustazione ha mostrato il blend più semplice, a dimostrazione che forse solamente un cru può esprimere in totale purezza le sfumature di ciascun terroir.

Il Barolo Le Strette 2013 ha un naso dall’impatto cupo e concentrato fatto di terra e carne che fa fatica ad aprirsi. Appena lo fa sfodera una nota di gelsomino davvero toccante, tutto questo senza concedersi mai sopra le righe. In bocca non si fa attendere e la sua corposità si allunga senza fretta dopo un bell’attacco. Seguono la forza degli estratti e la tradizionalissima espressione dei tannini. Il finale gustativo non cede ed è una bellissima stoccata.

Il Barolo Bergera – Pezzole 2013 ha un naso già pronto, amabile, pulito e leggero: all’inizio freschissimo e floreale, delineato dai classici sentori di violetta ed una balsamicità ancora cruda. Note di mare e prugna dolce completano un’espressione odorosa di grande valore. In bocca è coerente nel suo sviluppo, tiene dall’inizio alla fine, l’alcolità è bruciante ma il finale è lungo e pieno nella corrispondenza. Difficile trovare Baroli cosi giovani ed al contempo già così espressivi.

 

 

 

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