Venti gelidi sul gruppo 5 Stelle. I risultati della Sardegna hanno raggelato gli uomini pentastellatia, lo hanno fatto in quasi tutto il paese ma in Toscana, terra di maledetti liberi pensatori, come diceva orgogliosamente Malaparte e roccaforte del vecchio comunismo, una sorta di crisi era già piuttosto avanti e le cause erano state identificate un po’ da tutti nella politica regionale del portavoce Giacomo Giannarelli coordinatore regionale del movimento, Giannarelli eletto con un pugno di voti al consiglio regionale, e quindi nel novero degli eletti, aveva spostato tutta l’attenzione politica sulla costa. O almeno questa è la critica che gli pesa addosso e che qualcuno sostiene che almeno in un primo momento fosse stata seguita anche dalla coordinatrice regionale della Lega Susanna Ceccardi che è anche sindaco di Cascina, ma le posizione della Ceccardi si sono poi mostrate decisamente almeno su certi argomenti così.
In ogni modo la Firenze politica e quella attenta ai movimenti sotterranei dei gruppi politici, trascinati nel vortice della bufera Renzi, aveva già presunto che forse la gestione Giannarelli non fosse la migliore possibile. Così nella città adottiva del ministro leghista della giustizia, e del Presidente del Consiglio, qualcosa aveva cominciato a cambiare. E qualcosa a sgretolarsi fra i 5 Stelle, cominciando proprio da Palazzo vecchio, dove fra i tre consiglieri eletti c’era stata una vera moria: la Amato se n’era andata quasi subito per divergenze profonde, seguita poco dopo da una seconda defezione, fino ad arrivare infine alle recenti dimissioni di Arianna Xekalos, che addirittura ha fondato una lista definita ‘Movimento’ in accordo con Fratelli d’Italia, facendo facendo accuse ben precise denunciando che le sole decisioni che contano in 5 Stelle sono quelle prese da l’alto, togliendo così ogni autonomia agli eletti. Ma non basta, seguono accuse ben più gravi: la Xekalos afferma che negli ultimi tempi si faceva sempre più strada l’ipotesi di contatti sempre più stretti fra rappresentanti 5 Stelle e Nardella per un possibile inciucio al quale, sostiene, non si può rispondere che con un no, a questa gestione politica scriteriata e non univoca che non tiene conto della gente.
Insomma alla prossime amministrative il movimento stellato rischia di presentarsi rarefatto o perlomeno profondamente frazionato. Va detto – ed è di nuovo in causa Giannarelli – che una crisi di questo tipo si è avuta anche a Siena, con relativo forte calo di simpatie. Per quel che riguarda Firenze, intanto, la scelta del candidato sindaco è caduta su Nicola Cecchi vecchio amico di Renzi che tuttavia proprio per protestare contro l’operato politico di Renzi aveva mollato la tessera del PD per avvicinarsi ai pentastellati. E anche in questo caso non mancano le polemiche che rischiano di frazionare ancor più una unità già precaria. Se a Siena, secondo alcuni sondaggi il calo del movimento è stato considerato dai sondaggi di un venti per cento, ci si chiede cosa potrà accadere a Firenze. E la domanda se la pone anche il centro destra, facendo notare che questa situazione giova solo al centro sinistra dove è possibile che molti voti passati alle politiche dal PD ai pentastellati, possano tornare a casa. Anche se le elezioni sarde, appena concluse non hanno dato affatto l’impressione di questo ritorno dell’elettorato di sinistra all’ovile del PD..
Il bilancio attuale, tutto sommato, dimostra come la Toscana, Firenze per prima, non si lasci entusiasmare così facilmente da un partito nuovo che mostra le debolezze classiche dei principianti, che una volta benedetti dalla sorte, pensano sia facile gestire il potere imponendolo dall’alto. Molti della sinistra erano già molto critici con il centralismo democratico del Pci e poi di una sorta di accentramento del potere evidente nel PD Renziano, e che oggi sono ancora più perplessi dal vagolare di certe scelte quotidiane, che il giorno dopo vengono cancellate.
Gli avvenimenti nell’ambito dei pentastellati vanno letti con molta cautela, molte cose sono in divenire in una stagione politica dove l’improvvisazione è la regola, e dove la regola è l’improvvisazione. Un modo all’italiana forse, ma anche gli italiani stanno cambiando, in cerca di certezze. E non va dimenticato che Firenze è da sempre un laboratorio politica capitale dei grandi esperimenti: da Palazzo Vecchio sono nati mutamenti politici profondi.