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Palazzo Strozzi celebra ancora la storia dell’arte al femminile con Natalia Goncharova

Redazione
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di Elisabetta Failla

Ad un anno di distanza dalla mostra su Marina Abramovic, Palazzo Strozzi torna a raccontare la storia dell’arte al femminile con una straordinaria artista russa pioniera dell’arte del ‘900: Natalia Goncharova. Una pittrice in Italia poco conosciuta come ha sottolineato Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo strozzi e una dei curatori della mostra, ma molto apprezzata all’estero.

Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie tra Gaugain, Matisse e Picasso, che si inaugura domani 28 settembre e rimarrà aperta fino al 12 gennaio prossimo, è una dlle due più grande retrospettive mi realizzate su questa artista, ripercorrendone la vita controcorrente e la produzione artistica a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni.

Natalia Goncharova – Modella (su sfondo blu), 1909-1910

Una pittrice assolutamente rivoluzionaria che nel 1910 in Russia fu la prima donna a esporre dipinti raffiguranti nudi femminili mostrando il suo spirito anticonformista. Fu per questo accusata e processata per offesa alla pubblica morale e pornografia ma venne sempre assolta. Ancora oggi i suoi nudi fanno scalpore. Nei giorni precedenti, infatti, Instagram ha censurato il video promozionale della mostra impedendone la pubblicazione in quanto all’interno erano presenti “immagini raffiguranti nudità e porzioni di pelle eccessive”. Il riferimento è all’opera Modella (su sfondo blu) che sarà esposta a Palazzo Strozzi.

L’esposizione – a cura di Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale, Head of Displays e Natalia Sidlina, Curator, International Art, Tate Modern – esalta la poliedricità di Natalia Goncharova (nata nel Governatorato di Tula 1881 e morta a Parigi 1962), tra i principali artisti dell’avanguardia russa, attiva come pittrice, costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista, ma anche come attrice cinematografica, ballerina e performing artist ante litteram.

Mikhail Larionov- Ritratto di Natalia Goncharova, 1907

Prima figura femminile a imporsi nel panorama internazionale, Natalia Goncharova ha vissuto per l’arte in maniera totale e anticonformista. Ha esposto nelle più importanti mostre dell’avanguardia europea, tra Monaco, Berlino, Parigi e Londra, mentre a Mosca ha partecipato a performance in cui ha sfilato nella zona più elegante della città con il volto e il corpo dipinti con immagini e frasi destinate a scandalizzare i benpensanti. Sfidando la pubblica morale è stata la prima donna ad aver esposto dipinti raffiguranti nudi femminili, e per questo accusata e processata. Per oltre cinquant’anni ha vissuto e lavorato insieme all’artista Mikhail Larionov in modo libero e aperto, arrivando al matrimonio solo negli ultimi anni di vita e solo per tutelare il comune lavoro. Eroina dell’avanguardia russa, ha vissuto come esule a Parigi per continuare a lavorare senza costrizioni.

Natalia Goncharova – Ciclista, 1913

Attraverso la sua arte ha creato una fusione originale e potente di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici. Natalia ha infatti unito in maniera fortemente personale elementi iconici della tradizione popolare e religiosa russa alle istanze dell’arte moderna occidentale, passando attraverso il periodo eroico del primo Novecento, quello della Grande guerra e della Parigi degli anni Venti: dal primitivismo di Gauguin e dal cromatismo di Matisse alla forza costruttrice di Picasso, fino al dinamismo di Boccioni e Balla. Uscita dalla Russia per lavoro nel 1915 con il compagno artista Mickhail Larionov, Natalia Goncharova non vi tornerà mai più. Visse da esule a Parigi, come tanti altri grandi russi scappati dalla Rivoluzione. E a Parigi continua a lavorare piena di idee e di energie fino alla sua scomparsa, nel 1962.

Paul Cézanne – Il Gardiniere Vallier, 1906

“La mostra è stara realizzata grazie alla partnership con la Tate Modern di Londra e l’Ateneum Art Museum di Helsinki, museo dove la retrospettiva si trasferirà nel 2020 – ha spiegato Arturo Galansino, Direttore Generale di Palazzo Strozzi – mentre quadri esposti provengono da numerosi musei internazionali. Vorrei sottolineare l’importanza di queste relazioni che ci consentono di trasferire le nostre mostre all’estero. Le opere di MAarina Abramovic stanno finendo il tour europeo mentre la mostra sul Verrocchio si sposterà alla National Gallery of Art di Washington DC dal 29 settembre 2019 al 2 febbraio 2020. Ancora una volta celebriamo un’altra artista donna ha proseguito Galansino – una delle principali figure femminili delle avanguardie di primo Novecento, capace di imporsi a livello internazionale con una produzione poliedrica e originale che ha saputo unire il linguaggio della tradizione russa e le istanze del modernismo occidentale. L’esposizione propone una immersione nel mondo di un’artista in grado di unire culture diverse in modo fortemente anticonformista e spesso provocatorio”

“Questa mostra è la seconda in ordine importanza a lei dedicata se si escludono quelle russe – ha sottolineato Natalia Sidlina, Curator, International Art, Tate Modern – La scorsa estate, infatti, è stata realizzata un’importante retrospettiva alla Tate Modern c he ha avuto molto successo”.

Natalia Goncharova – scenografia per la scena finale del balletto ‘L’Oiseau de Feu’, 1954

“Dedicare una mostra a Natalia Goncharova assume un significato particolare – ha spiegato Ludovica Sebregondi, curatrice della versione italiana della mostra – non solo perché sottolinea il ruolo trainante che l’artista ha avuto nell’ambito delle avanguardie, ma anche per dar conto della sua capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo. Uno spirito anticonformista, il suo, ma discreto, tenace, tanto da essere stata, in Russia, la prima donna a dipingere nudi, a essere colpita dalla censura per opere a tema religioso, a esibirsi nei cabaret, a mostrarsi nei luoghi più eleganti di Mosca con il volto decorato. Il suo nome in ambito teatrale è leggendario, suoi dipinti hanno raggiunto quotazioni da primato alle aste, adesso è il momento che la sua opera, in toto, venga conosciuta anche dal grande pubblico. L’esposizione è stata pensata per il pubblico italiano – ha concluso – Ḕ anche un racconto in immagini della sua vita, che parte dalla campagna russa, per trasferirsi a Mosca e poi a Parigi, ma anche dei suoi contatti con artisti come Matisse, Gauguin e Picasso e con il mondo dell’avanguardia sia artistica che letteraria da cui si è fatta contaminare per poi distaccarsene per rivolgersi alla Russia e in particolare alla ‘sua’ campagna”.

Natalia Goncharove – Autoritratto con Gigli Bianchi, 1907-1908

Il percorso ospita 130 opere, in prestito da importanti collezioni e istituti internazionali: da musei russi quali la Galleria Tretyakov di Mosca e il Museo StataleRusso di San Pietroburgo, e dalle collezioni della Tate, della National Gallery, della Estorick Collection e del Victoria and Albert Museum di Londra. Fondamentali anche i prestiti da istituzioni italiane come i milanesi Museo del Novecento e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, oltre che dal Mart di Rovereto.

Tra le principali opere presenti in mostra lavori giovanili quali l’Autoritratto con gigli gialli (1907-1908), la tela Contadini che raccolgono le mele (1911) già proprietà di Ivan Morozov, uno dei maggiori collezionisti del primo Novecento, il polittico della Mietitura (1911) e i suoi dipinti di nudi, che la portarono a processo per oscenità.

Una sezione dedicata alle opere religiose accoglie tra l’altro il monumentale polittico degli Evangelisti (1911), che nel 1914 a San Pietroburgo sconvolse il pubblico e fu ritirato dalle autorità. In occasione della mostra è stato restaurato il grande paravento commissionato a Natalia nel 1927 per l’Arts Club di Chicago dalla raffinata collezionista americana Rue Winterbotham Carpenter. La mostra presenta inoltre un confronto con importanti opere di futuristi italiani, come lo studio per La città che sale di Boccioni e Velocità astratta – l’auto è passata di Balla. Il confronto tra gli studi per Dinamismo di un ciclista di Boccioni e il Ciclista di Goncharova permette di apprezzare analogie e differenze tra Futurismo italiano e russo e di ripercorrere il rapporto con Marinetti e con gli artisti frequentati a Roma tra 1916 e ’17.

Natalia Goncharova – Primavera, paravento 1927-28

Nella sezione dedicata a questo soggiorno italiano di Natalia e Mikhail, sono inclusi due lavori riemersi recentemente: Quattro Evangelisti, esposto all’epoca, da allora mai più esibito, e Icona del Salvatore, totalmente inedito. Donati all’amica artista boema Rougena Zátková, rappresentano una significativa testimonianza dell’uso di Natalia di donare proprie opere alle persone care. Fotografie d’epoca illustrano la biografia di Natalia, mentre alcuni video introducono al suo mondo e alla sua epoca: la vita rurale e urbana russa prima della Rivoluzione, la religiosità ortodossa e l’affascinante ambiente dei Ballets Russes di Serge Diaghilev. Il teatro le ha infatti assicurato rapidamente fama internazionale, grazie a scene e costumi di un esplosivo colorismo, che interpretano con grande vivacità l’animo russo, come quelli per il Coq d’or e l’Oiseau de feu.

Anche l’allestimento della mostra rievoca le tinte forti, decise, che sono prerogativa di Natalia, utilizzando una rielaborazione grafica di motivi decorativi desunti dalle sue illustrazioni di libri, per un’immersione totale nella molteplice e spettacolare realtà dell’artista.

 

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