Le malattie croniche potrebbero essere contenute grazie a semplici accorgimenti. La base è educare i cittadini a condurre una vita salutare: qui entrano in gioco i professionisti della salute e le comunità. È questo il tema a cui è stato dedicato l’intervento di Lorenzo Roti (Direttore Sanitario AUSL Toscana Nord Ovest), dal titolo “Infermieri educatori: corretti stili di vita”, durante il convegno di Opi Firenze Pistoia nell’ambito del Festival della Salute che si è tenuto a Montecatini Terme. «Il “nuovo infermiere” – ha detto Roti – è colui che aiuta gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio della persona assistita e della sua famiglia. L’obbiettivo è quello di mantenere e migliorare nel tempo l’equilibrio e lo stato di salute della famiglia, nella comunità, aiutandola a evitare o gestire le minacce alla salute».
«Le attuali criticità dei sistemi sanitari non sono risolvibili solo con una maggiore disponibilità di risorse – ha spiegato il direttore della Ausl Toscana Nord Ovest -. Non sono le risorse a poter migliorare le inaccettabili variabilità dei processi e degli esiti, l’aumento dei rischi per i pazienti, gli sprechi e l’incapacità di massimizzare il value, le diseguaglianze e le iniquità legate al sottoutilizzo di servizi e prestazioni ad high value. E in particolare, la limitata capacità di prevenire le malattie, con distribuzione diseguale dei fattori e dei comportamenti a rischio».
La prevenzione delle malattie croniche rappresenta un investimento vitale ed è necessario intervenire subito. «Le malattie croniche si possono prevenire e controllare attraverso un’adeguata educazione agli stili di vita – ha spiegato Roti -. Questo include educare i cittadini alla necessità di attività fisica, al controllo del peso, a un adeguato consumo di frutta e ovviamente al non fumare, all’effettuare screening periodici e al fare le vaccinazioni necessarie. Dovremmo seguire l’esempio di Paesi come Australia, Canada o Regno Unito dove, attraverso un approccio che ha incluso interventi sia sulla popolazione che sui singoli, è stato possibile far emergere i fattori di rischio comuni, al di là delle malattie specifiche».
In questo quadro si inserisce la figura degli infermieri educatori. «La figura dell’infermiere in questo processo di sensibilizzazione è cruciale – ha proseguito Roti -. Il suo ruolo si ritrova nelle cure primarie orientate alla comunità,nell’iniziativa per i gruppi a rischio, nei programmi di supporto al self management, nell’adesione ai programmi di prevenzione, con un ruolo “dinamico” che vada dalla prevenzione primaria al case management. E ancora con le proprie competenze tecnico professionali e le abilità relazionali ed educative e la propria specifica capacità valutativa e progettuale, gli infermieri possono attivarsi per la personalizzazione dell’adesione ai percorsi o per la costruzione e attivazione delle risorse di comunità e sono cruciali nell’orientamento e nell’accesso ai servizi e nei differenti setting assistenziali. Infine, il loro ruolo risulta insostituibile nella prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza, educando e informando i pazienti e i loro caregiver su ciò che possono fare per prevenirle e sull’uso prudente degli antibiotici».
Il tutto inserito in una visione di sistema per la cronicità che tocca vari aspetti quali la sanità d’iniziativa e il “Population Health Management” (Phm), che vede al centro la responsabilizzazione degli assistiti. Ma anche attraverso progetti sul territorio come la Casa della Salute o quelli dedicati all’invecchiamento attivo e implementando la continuità H-T (tramite le agenzie di continuità ospedale-territorio) e le cure intermedie. E attraverso il coordinamento delle azioni di prevenzione e promozione salute e lo sviluppo dell’infermieristica di famiglia e del processo di empowerment di e nella comunità.
Un obbiettivo possibile e necessario per il servizio sanitario valutato dal Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria che sarà attivo dal 2020. «In tema di prevenzione – ha spiegato Roti – l’Nsg prevede un indicatore composito sugli stili di vita, volto a monitorare i cambiamenti, nel tempo, della frequenza di fattori di rischio comportamentali o stili di vita associati all’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili. Presente anche l’indicatore che consente di monitore la proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon retto. Per riportare la prevenzione in primo piano».