Eseguite da parte degli agenti della squadra mobile di Firenze e del Compartimento Polfer della Toscana, 27 misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei riguardi di imprenditori e funzionari di Trenitalia, ritenuti responsabili di aver inquinato e truccato il sistema degli appalti di Trenitalia Spa. Tra i reati contestati, corruzione, turbata liberta’ degli incanti, abuso di ufficio e accesso abusivo alle banche dati riservate di Trenitalia. Le misure vengono eseguite in tredici province, tra cui Firenze, Prato, Ascoli Piceno, Vicenza, Monza, Pavia, Milano, Torino, Bari, Pordenone, Verona, Genova e Napoli. Ci sono quattro funzionari di Trenitalia e 23 imprenditori, per un totale di 14 aziende coinvolte, tra le persone che questa mattina sono state raggiunte dalla misura di custodia cautelare ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla Procura di Firenze sugli appalti truccati di Trenitalia. Quattro delle aziende coinvolte hanno sede in Toscana, quattro in Lombardia e le restanti in Veneto, Marche, Campania, Liguria, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia. Secondo quanto emerso, alcuni tra gli imprenditori arrestati, tre dei quali non sono stati ancora raggiunti dalla notifica della misura restrittiva perche’ impegnati in viaggi di lavoro, sono stati identificati dagli inquirenti come membri della ”Fratellanza”, come veniva definito in gergo dai suoi aderenti il cartello di aziende diretto a inquinare gli appalti e scoperto nel corso della prima tranche delle indagini, che l’ottobre scorso portarono all’arresto di 15 persone tra dipendenti di Trenitalia e industriali. Tra le persone finite ai domiciliari questa mattina, anche imprenditori non legati da cartello che, secondo quanto accertato dagli inquirenti, dal 2003 avevano accesso diretto alle banche dati di Trenitalia grazie alle password segrete fornite dai dipendenti in cambio di favori. Complessivamente nel corso delle indagini, partite nel maggio del 2009, sono state emesse 56 misure restrittive. Ma come funzionava il giro d’affari? Si tenevano gare interne al ‘cartello’, precedenti a quelle indette da Trenitalia, per stabilire in anticipo chi avrebbe dovuto aggiudicarsi l’appalto. Venivano organizzate, secondo quanto accertato dagli inquirenti, dagli imprenditori aderenti alla ‘Fratellanza’. ”Habemus Papam – si legge in una mail tra due appartenenti al cartello -, the winner is…” segue nome e cognome dell’imprenditore che, secondo gli accordi, avrebbe dovuto presentare l’offerta migliore e dunque vincere l’appalto. Alla fine dell’anno, grazie alle informazioni fornite dai funzionari di Trenitalia in cambio di denaro o favori, ognuno degli imprenditori aderenti alla ‘Fratellanza’ doveva aver avuto accesso alla sua parte di appalti, in modo che tutti ne ricavassero eguale profitto. In base a quanto accertato nel corso delle indagini, coordinate dal pm Giuseppe Bianco, per distribuire i guadagni e stabilire chi di volta in volta avrebbe dovuto aggiudicarsi gli appalti il cartello disponeva di un tavolo di pilotaggio attraverso cui venivano organizzate le gare interne. Le informazioni sugli appalti venivano acquisite grazie alla collaborazione di funzionari corrotti. Una decina quelli arrestati dall’inizio delle indagini, di cui quattro questa mattina a Firenze, Verona, Milano e Napoli. Di questi, due risultano impiegati alla direzione Audit, l’organo di Trenitalia preposto alla vigilanza interna. Uno dei due era stato in precedenza dipendente di una delle ditte che favoriva, presso cui la moglie risulta attualmente impiegata. Complessivamente, e’ stato accertato che gli appalti truccati sono circa una ventina. Riguardano la fornitura di accessori per la manutenzione dei treni, tra cui schede elettriche per la riparazione dei convertitori, bobine per motori elettrici, batterie. Al momento, in base alle verifiche effettuate, nessun rischio e’ emerso per la sicurezza, ma non e’ escluso che pericoli per l’incolumita’ dei cittadini sarebbero potuti emergere se il cartello avesse continuato a operare: ”Le aziende che operano attraverso la turbativa d’asta – ha precisato il pm Giuseppe Bianco – non hanno alcun interesse per la qualita’ del servizio fornito”.