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Rinasce Firenze, il piano per la ripartenza illustrato dal sindaco Nardella nel Salone dei Cinquecento

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Il testo che il sindaco ha letto in palazzo Vecchio per illustrare il progetto Firenze dopo Covid. Noi vi lasciamo integrale il testo del primo cittadino ma in sintesi vi offriamo quelli che sono i progetti da sempre dell’amministrazione Nardella. Corona virus non ha insegnato niente: Quelli erano i punti saliente dell’inizio 2019, questi sono gli stessi argomenti cambiando qualche verbo. Vogliamo solo mettere l’accento copiando pedissequamente il testo di Nardella dove si contraddice apertamente. Ci aspettavamo un programma su come sarà Firenze fra qualche anno. No! Invece sarà la Firenze che  da 20 anni la sinistra progetta con tanto nuovo cemento senza contare che i cittadini si sono già adeguati allo stile post Covid. 

Il  programma presentato da Nardella senza alcuna aggiunta. Cambiato qualcosa? Niente

“Questa semplificazione di regole, che non può che partire dalle norme dello Stato – in questo senso sarà decisivo il varo imminente del DL semplificazione – è il presupposto irrinunciabile per accelerare la realizzazione e il completamento di opere pubbliche strategiche per il nostro territorio metropolitano, come la definitiva messa in sicurezza dell’aeroporto e la contestuale valorizzazione dell’area di Castello, la stazione dell’alta velocità, la rete delle tramvie, la realizzazione del nuovo polo del mercato della Mercafir, la ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi nell’ambito di una riqualificazione complessiva di tutta l’area di Campo di Marte. Tutto questo vale a maggior ragione per una città antica e fragile come la nostra, dove il regime vincolistico di tutela paesaggistica, storica e architettonica, non può e non deve mai costituire una barriera invalicabile al destino sacrosanto di una città di trasformarsi ed adattarsi al cambiamento, a meno di non ridursi ad essere un museo di se stessa, feticcio storico.

 

Domanda se il dopo Covid porterà a nuovi stili di vita con benefici per traffico e inquinamento non era logico programmare nuove infrastrutture meno inquinanti?

Testo originale del sindaco In questo senso è importante considerare che i cambiamenti delle abitudini e stili di vita, sia personale che lavorativa, imposti dalla pandemia hanno fatto emergere alcune diverse modalità di interazione sociale da preservare e valorizzare nel post-pandemia quali ad esempio lo smart working, con gli aggiuntivi conseguenti benefici in termini di riduzione del traffico e inquinamento, la riscoperta dell’economia e dei servizi di prossimità che riporta al centro della quotidianità la relazione umana presente nei rioni e nei quartieri.

 

ADESSO IL TESTO INTEGRALE

Premessa

Firenze sembra risvegliata dal sonno della pandemia come un bellissimo animale dopo un evento che ha visto il mondo cambiare intorno alla città e ai suoi abitanti. In verità non si è trattato di un tempo sospeso, bensì di un tempo di fermento, un tempo di maturazione, sofferta, impegnativa, che prelude ad una profonda trasformazione.

Le nostre vite stanno cercando di riprendere il loro corso, e lo fanno animate da tensioni opposte: ritornare a prima del virus, ma anche cambiare tutte le realtà delle quali questa crisi ci ha mostrato i limiti. La pandemia mondiale da Covid-19 ha causato infatti una crisi socio-economica molto profonda che continua a produrre i suoi effetti nel Paese, in Toscana e nella nostra città, imponendo profondi mutamenti nelle dinamiche globali con conseguenze dirette sulla vita dei cittadini.

Anzitutto desidero esprimere, ancora una volta, il cordoglio a tutte le famiglie che hanno per propri cari in queste terribili settimane, spesso senza avere neanche il conforto di stare loro accanto negli ultimi momenti e nel contempo ringraziare tutti voi, e i nostri cittadini e lavoratori, per il comportamento avuto in questi difficili mesi di isolamento, che ha contribuito a contenere in modo efficace il rischio del contagio e senza interruzione di attività e servizi fondamentali. In particolare il mio ringraziamento, a nome della città, va a tutto il personale medico, infermieristico e ospedaliero che ha lavorato senza sosta e con esemplare impegno per salvare centinaia di vite umane, così come al mondo dell’informazione, che ha aggiornato costantemente la popolazione sforzandosi di non eccedere in allarmismo e sensazionalismo, alla straordinaria rete del volontariato, senza la quale non avremmo potuto assistere migliaia di persone nel bisogno più acuto, alle forze dell’ordine, che hanno sempre cercato di controllare i comportamenti sociali e il rispetto delle regole con buon senso ed impegno, e, non ultimi, a tutti i rappresentanti delle confessioni religiose, a partire dal nostro vescovo, che hanno trovato, nelle mille difficoltà, il modo di stare accanto ai loro fedeli e collaborando con le istituzioni. La città ha affrontato la più grande emergenza sanitaria dal dopoguerra ad oggi con compostezza, orgoglio e responsabilità.

Ora però siamo entrati in un secondo scenario, semmai più complesso e difficile, che definire semplicemente “fase 2” può essere riduttivo e fuorviante.

Per questo ho deciso, con l’aiuto della mia giunta, dei rappresentanti delle principali istituzioni cittadine e di un gruppo di esperti, di affrontare questo tempo costruendo per la città una strategia del post-pandemia aperta all’elaborazione collettiva, che, a partire dal disegno di alcune direttrici, raccolga idee e proposte di più ampia portata, per tracciare insieme nuovi scenari di sviluppo per la nostra comunità.

La barca del nostro progetto di governo navigherà seguendo nuove rotte, ma la destinazione del viaggio non è cambiata: una città vivibile, che si prende cura dei suoi cittadini, sostenibile dal punto di vista ambientale, capitale di un’economia della conoscenza e dello sviluppo tecnologico che controbilanci un’inevitabile natura di destinazione turistica. Come all’avvio del mandato, esattamente un anno fa, lavoriamo perché Firenze possa vivere nella contemporaneità con tutta la sua storia, consapevole che la sua prosperità affonda nel talento di essere sempre stata una città contemporanea e resiliente, capace di nascere di nuovo dalle macerie delle sue difficoltà, mettendo a frutto il suo essere destinataria di un amore universale e sconfinato. E’ avvenuto dopo la peste del trecento, tutti ci hanno pensato, ma anche dopo la seconda guerra mondiale e dopo gli attacchi di mafia che la sfregiarono quel 27 maggio del 1993, di cui proprio oggi cade la ricorrenza.

Le settimane alle nostre spalle e quelle che abbiamo davanti sono le più dure e inedite che abbiamo mai vissuto. I numeri sotto i nostri occhi sono implacabili: più di 6 miliardi di euro di danni all’export, un miliardo di euro nel solo settore del turismo, 200 milioni di euro di disavanzo stimato nelle casse del Comune. La Camera di commercio di Firenze ha calcolato che nello scenario più ottimistico, partendo da una prospettiva di Pil in flessione del 9,4% e un calo dei consumi del 6%, si raggiungerà quest’anno una perdita in valore di oltre 1,2 miliardi per le quasi 18mila imprese del settore commerciale nella Città metropolitana.

Ma non dobbiamo solo guardare ai numeri dell’economia, bensì anche quelli sociali. Che l’emergenza sociale si stesse aggiungendo a quella sanitaria lo abbiamo visto dai primi giorni, quando il comune e la rete del volontariato si sono trovarti a distribuire 7000 buoni spesa a persone e famiglie in crisi. Lo stesso è avvenuto con il bando comunale per l’emergenza affitti: sono arrivate ben 3500 domande da famiglie e persone in difficoltà. (più del triplo del normale, di cui 611 solo nel primo giorno. Ai poveri di sempre si sono sommati i poveri della pandemia. Sono fatti e numeri che trovano conferma nell’ultimo sondaggio condotto dal Comune di Firenze, dal quale è emerso che il 77% dei fiorentini si dichiara preoccupato per la situazione economica, il 68% crede che si tornerà alla situazione pre-covid19, ma solo dopo molto tempo, mentre un fiorentino su 4 non ha intenzione di tornare in futuro a mangiare in un ristorante e uno su due pensa di andarci meno di prima.

A tutto questo si aggiunge il crescente rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, pronta a sfruttare le difficoltà e talvolta la disperazione delle imprese sull’orlo del fallimento, accrescendo il volume già rilevante di affari nel campo soprattutto del riciclaggio e dell’usura. Per questo ringrazio fin d’ora il Prefetto e la magistratura che, insieme alla gdf, stanno già approntando strategie di prevenzione e di controllo capillare.

In buona sostanza, l’epidemia sanitaria si sta trasformando in un’epidemia sociale, economica e lavorativa.

Se guardiamo a tutti questi avvenimenti non ci risulterà difficile immaginare che oggi Firenze stia vivendo in un certo senso una seconda alluvione, come nel 1966. Oggi, come allora si contano le aziende chiuse, le fabbriche in crisi, i negozi con i bandoni abbassati, i disoccupati, i morti. Oggi, come allora, i riflettori delle tv e dei giornali di tutto il mondo si sono accesi sulla nostra città per raccontare l’angoscia, la rabbia, la disperazione di una città, patrimonio dell’umanità. Allora il nemico era visibile: l’acqua fangosa e la furia del fiume. Oggi il nemico è più subdolo e pericoloso: è un virus di cui non abbiamo ancora il vaccino e la cui evoluzione non è ancora certa.

Oggi, come allora, qualcuno parla di una città caduta in una decadenza, che l’epidemia ha fatto emergere con tutta la sua forza. Il Sindaco dell’alluvione, Piero Bargellini, disse qualche tempo dopo il terribile evento “la decadenza di Firenze stava diventando il tema caro specialmente ai decadenti, a coloro cioè che rimpiangono sempre le cose passate e, simili a presbiti, non scorgono le cose presenti. Perciò quando il 4 novembre 1966 l’Arno la invase formando un lago lungo 15 kilometri, largo 5 e profondo quasi 9 metri, si credette che i suoi 500 mila metri cubi di fango dovessero formare la coltre funebre della città morta. Firenze, invece – continuò Bargellini – non era morta ma soltanto tramortita. Risorse, per virtù dei suoi cittadini […] e per generosità di tutto il mondo che accorse in suo aiuto”. “Firenze ha bisogno del mondo perché il mondo ha ancora bisogno di Firenze”.

Fu questa la più grande affermazione che dobbiamo raccogliere con lo stesso orgoglio e la dignità, senza peccare di troppo ottimismo e con la consapevolezza che una città come la nostra, già desiderosa di ricominciare, sia appena all’inizio del recupero di quella sicurezza nella quale si possa lavorare con piena di fiducia. Per questo abbiamo bisogno nuovamente di rivolgerci al mondo intero, perché Firenze è patrimonio dell’umanità.

I nostri musei sono rimasti chiusi fino ad ora perché la situazione economica del Comune è talmente pesante da indurci a fare sacrifici impensabili pur di salvare almeno i servizi essenziali, come l’assistenza ad anziani e disabili, la manutenzione e pulizia della città, i servizi all’infanzia, il supporto economico alle famiglie sull’orlo della povertà.

Anche grazie a questa posizione forte, dolorosa e simbolica, come quella di minacciare lo spegnimento dell’illuminazione pubblica, abbiamo potuto ottenere dal Governo un ristoro – seppur parziale – delle risorse necessarie al nostro Comune per attivare i servizi (incluso quello culturale).

Abbiamo deciso, per questo, proprio oggi di riaprire il Museo di Palazzo Vecchio nella giornata del 2 giugno, festa della Repubblica italiana, con un programma di aperture graduali e parziali e nel rispetto delle norme necessarie per il contenimento del rischio sanitario. Lo stesso avverrà per il Museo Bardini e il Museo Novecento.

Un’azione dettata dalla speranza e dal forte desiderio di riprendere insieme un cammino che possa contare sui luoghi custodi del nostro immenso patrimonio storico-artistico.

Ma ciò che conta davvero è che, a partire da domani, l’impegno di tutti noi, amministrazioni pubbliche, imprese private, istituzioni in generale, dovrà essere rivolto a questo recupero vitale, attraverso l’attivazione di tutte le risorse possibili, pubbliche e private, provenienti da tutto il mondo.

L’amministrazione comunale, a questo proposito, avvierà nei prossimi giorni una campagna internazionale, aperta alla collaborazione di tutti, di ricerca di fondi a livello internazionale, coinvolgendo tutti coloro che amano Firenze e desiderano che torni presto al suo splendore. Un “Fondo per la Rinascita” che aiuterà la nostra città a sostenere i settori culturali, economici, educativi e turistici ispirato alla chiamata alle arti di Carlo Ludovico Ragghianti, lanciata all’indomani dell’alluvione del ’66, quando il noto storico dell’arte invitò tutto il mondo ad aiutare Firenze a risollevarsi dichiarando “Abbiamo bisogno di tutti”. Un grido che fece il giro del mondo e fu di impulso ad una generosità diffusa verso la nostra città, aiutando Firenze, capitale globale delle arti, a rivedere la luce dopo il fango.

Per questo il titolo al nostro piano, Rinasce Firenze. Perché è sempre lei, all’appuntamento con la sua storia, capace di rinnovarsi profondamente a partire da un passato glorioso, di fiutare il tempo, di guardare avanti. Questo rimettersi in moto dopo la quarantena ha la potenza di una nascita, del trovare la vita in una dimensione nuova. Ma si tratta di una ri-nascita perché i passati, quello remoto e glorioso come quello recentissimo, non si possono tagliare via: il passato può essere superato in uno slancio animato dalla tensione a fare meglio, rimediare agli errori, prendere atto dei cambiamenti di scenario.

Coerentemente con questa ispirazione, il presente documento apre una riflessione sulla trasformazione della città per definirne insieme obiettivi e azioni finalizzati ad avviare la migliore ripartenza possibile per Firenze e la sua comunità, integrando la nostra programmazione con nuove idee, nuove ispirazioni per i nostri comportamenti, sollecitando abitudini diverse. Dalla città policentrica al centro storico, dalla mobilità ai trasporti, dal welfare alla scuola, dal commercio al turismo, dalle aree verdi, alla cultura e allo sport, allo scopo di rendere la città più sostenibile per l’ambiente e le persone che ci circondano.

L’obiettivo più immediato è sostenere la ripresa socio-economica della città garantendo al contempo la sicurezza sanitaria dei cittadini nella fruizione degli spazi e dei servizi.

Condizioni
Tenuto conto della suddivisione delle competenze tra i vari livelli di Governo, occorre evidenziare che una cornice normativa adeguata nelle materie spettanti a Stato e Regione è condizione indispensabile affinché i Comuni possano avviare la migliore pianificazione della ripartenza delle Città.

E’ pertanto necessario disporre quanto prima di un quadro chiaro e coerente di regole nazionali e regionali, con riferimento alle procedure per implementare l’effettuazione di tamponi e test sierologici, i sistemi di monitoraggio e tracciamento della diffusione dell’epidemia, l’organizzazione dei presidi medici diffusi sul territorio e delle strutture dedicate ai pazienti positivi al Covid19, nell’ambito delle quali organizzare la pianificazione strategica della città a partire dalla redazione dei protocolli sanitari e dalle procedure di sanificazione degli ambienti pubblici e privati.

E’ necessario inoltre che Governo e Parlamento procedano ad attuare definitivamente una forte e spinta semplificazione amministrativa volta a ridurre i tempi di risposta ai bisogni dei cittadini. Non abbiamo più tempo! Non possiamo più aspettare l’ennesimo annuncio di una forte semplificazione legislativa e burocratica, senza che alla fine avvenga niente!

Questa semplificazione di regole, che non può che partire dalle norme dello Stato – in questo senso sarà decisivo il varo imminente del DL semplificazione – è il presupposto irrinunciabile per accelerare la realizzazione e il completamento di opere pubbliche strategiche per il nostro territorio metropolitano, come la definitiva messa in sicurezza dell’aeroporto e la contestuale valorizzazione dell’area di Castello, la stazione dell’alta velocità, la rete delle tramvie, la realizzazione del nuovo polo del mercato della Mercafir, la ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi nell’ambito di una riqualificazione complessiva di tutta l’area di Campo di Marte. Tutto questo vale a maggior ragione per una città antica e fragile come la nostra, dove il regime vincolistico di tutela paesaggistica, storica e architettonica, non può e non deve mai costituire una barriera invalicabile al destino sacrosanto di una città di trasformarsi ed adattarsi al cambiamento, a meno di non ridursi ad essere un museo di se stessa, feticcio storico.

Allo stesso modo, oggi più che mai appare urgente mettere al centro di ogni politica la valorizzazione del capitale umano, attraverso azioni decise che garantiscano l’accesso ad una formazione di qualità – a partire dalla scuola – ed accrescano l’importanza della competenza e del merito. E’ necessario che la classe dirigente, sia privata che pubblica, si faccia carico di questa sfida sulla quale si baserà lo sviluppo futuro del Paese.

Vi sono però precise condizioni economiche per consentire tutto questo, a partire da un meccanismo rapido ed efficace di assegnazione e distribuzione delle risorse sia dal livello europeo che da quello nazionale. Ad oggi invece, si registra un tempo interminabile tra l’annuncio di misure economiche e l’attribuzione concreta di queste, il che vale sia per le imprese che per i lavoratori, che per le stesse amministrazioni comunali. In Comuni italiani, dall’inizio dell’emergenza ad oggi, hanno rinunciato a massicce entrate nei bilanci sospendendo o annullando il pagamento di praticamente tutte le tasse e imposte locali, hanno continuato a sostenere economicamente i servizi fondamentali per il funzionamento delle città, ma non hanno ancora ricevuto nelle casse un solo euro. Questa situazione è diventata davvero insostenibile. Allo stesso tempo ci attendiamo risposte dal governo e dall’UE sia sull’attivazione di fondi diretti alle città ed in particolare alle città d’arte, sia sulla possibilità di partecipare ad una quota dell’indebitamento nazionale per finanziare la spesa corrente, cosa oggi impossibile.

Il progetto RinasceFirenze potrà avere respiro ampio se il risultato finale non sarà una mera somma di singole azioni. Appare infatti evidente che solo la contaminazione e il concorso di tutte le forze del Sistema-Firenze potranno garantire il valore aggiunto necessario allo sviluppo di una nuova fase che ci conduca a una città sempre più intelligente e accogliente. Tutti noi, qui riuniti, rappresentiamo la classe dirigente di questa città e saremo volente o nolente i protagonisti della trasformazione dei prossimi mesi.

Aree Tematiche

Alla luce dell’emergenza che stiamo vivendo si avverte ancora di più la necessità di pensare e progettare il futuro della città sfruttando pienamente gli strumenti di pianificazione strategica attivati circa un anno fa con la redazione del Programma di Mandato e dei successivi documenti di programmazione per adattarli ai mutamenti in atto e accompagnare la trasformazione della città.

In questo senso è importante considerare che i cambiamenti delle abitudini e stili di vita, sia personale che lavorativa, imposti dalla pandemia hanno fatto emergere alcune diverse modalità di interazione sociale da preservare e valorizzare nel post-pandemia quali ad esempio lo smart working, con gli aggiuntivi conseguenti benefici in termini di riduzione del traffico e inquinamento, la riscoperta dell’economia e dei servizi di prossimità che riporta al centro della quotidianità la relazione umana presente nei rioni e nei quartieri.

Le ferite inferte dal lockdown all’economia delle città impongono di concentrare il lavoro e le risorse sulla tenuta del tessuto socio-economico della città, sostenendo l’economia cittadina, e sul mantenimento dei servizi pubblici, con una particolare attenzione a quelli rivolti alla persona la cui domanda crescerà nell’immediato.

Nella consapevolezza delle criticità che questa crisi porta con sé, la sfida è quella di riuscire a vivere il momento attuale come l’opportunità – sottolineo questo termine – di pensare e realizzare un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico della città che tenga insieme le vocazioni più tipicamente culturali, artistiche, turistiche, industriali e manifatturiere con nuove o rinnovate funzioni verso un profilo marcato di smart city, all’interno del quale botteghe artigiane, filiere biotecnologiche, moderna capacità imprenditoriale, infrastrutture di collegamento e di sostegno alle imprese, spazi per formazione professionale e per la ricerca, universitaria e post universitaria, turismo selezionato e ad alta tecnologia possano convivere ad alimentarsi gli uni con gli altri.

Per fare questo sarà possibile agire sugli strumenti di programmazione ed in particolare sul nuovo Piano Operativo – per il quale ieri il Consiglio regionale ha stabilito nel giugno 2021 il nuovo termine di approvazione – attraverso il quale, a partire dai processi di rigenerazione ambientale verso una città sostenibile e a emissioni zero, capace di creare nuove centralità e spazi pubblici, sarà rappresentata la visione della città dei prossimi anni.

La Firenze del futuro dovrà infatti essere sempre più intelligente, inclusiva, verde. Il connubio tra sostenibilità e innovazione in tempi di pandemia ha reso ancora più evidente la necessità di indirizzare la nostra azione di rigenerazione urbana verso una Città 4.0 nella quale infrastrutture digitali e fisiche si alimentano reciprocamente traendo conoscenza una dall’altra, grazie all’utilizzo di dati e sensori.

A livello globale, tra le principali sfide che la pandemia ha reso ancora più urgenti troviamo il rapporto uomo-ambiente. Sono bastate infatti poche settimane di blocco perchè la natura si riappropriasse di spazi lasciati all’avanzata industriale ed economica, invertendo paradigmi da tempo consolidati.

E’ dunque oggi il tempo di accelerare con ancora più energia il percorso verso un modello di crescita che ci aiuti ad interpretare la complessità cittadina e ne esalti la caratteristica di Città Resiliente perseguendo con decisione ancora maggiore gli obiettivi di sviluppo sostenibile dettati dall’Agenda 2030 dell’ONU. Resilienza intesa non tanto come adattamento passivo o mitigazione del danno, quanto piuttosto come capacità di sopportare fasi anticicliche attraverso una reazione positiva ai cambiamenti pianificando azioni multidisciplinari, multi-scalari e multi-dimensionali.

Quella di fronte a noi sarà la più grande occasione di trasformazione ambientale del nostro spazio urbano, con un’accelerazione senza precedenti della transizione energetica, dell’introduzione di modelli di lavoro e produttivi sostenibili e della creazione di nuove professioni legate all’ecologia. Firenze può assolutamente diventare uno dei migliori esempi a livello europeo di unione tra biodiversità e sviluppo.

La fase attuale ha permesso di assumere piena consapevolezza della fragilità del modello di sviluppo turistico portato avanti nel corso degli anni e dell’economia cittadina che su di esso si è creata. Per questo diventa indispensabile individuare nuovi modelli di gestione dei flussi turistici favorendo un turismo meno fugace, più consapevole, responsabile e sostenibile basato su un rinnovato patto di convivenza tra il mondo turistico e la città.

Il nostro comune obbiettivo, cari amici, dovrà essere ora più che mai, quello di contrastare la cultura della rendita passiva e improduttiva, che è entrata lentamente e inesorabilmente nelle pieghe della nostra comunità cittadina, soppiantando quella diversa cultura del lavoro e della produzione su cui si è sempre fondata la nostra città. Lavoro, produzione e innovazione, dovranno essere le tre parole d’ordine della rinascita di questa grande città, non solo dal punto di vista operativo e organizzativo, ma anche dal punto divista etico e culturale.

Si sottolinea l’importanza di gettare oggi le basi per un laboratorio di innovazione sociale che, partendo dalla partecipazione e condivisione con i cittadini, offra la possibilità di contribuire con idee e proposte alla rinascita di Firenze, favorendo la maturazione di uno spirito di cittadinanza attiva, creando un team che abbia come obiettivo la raccolta dei finanziamenti europei e la riforma dei processi della PA.

In prospettiva sarà inoltre decisivo attrarre nella Città i grandi eventi sportivi internazionali, come nuove ed ambiziose sfide di sviluppo e di rilancio, ad esempio a partire dalla collaborazione già avviata con l’Emilia Romagna per le Olimpiadi 2032 e con la candidatura congiunta per ospitare la tappa iniziale del Tour de France.

Il documento RinasceFirenze individua 9 aree tematiche, aggregando, in un’ottica di razionalizzazione, più settori di competenza dell’Amministrazione i cui specifici Piani sono in corso di redazione.

Ciascun’area evidenzia una specifica missione con proposte e azioni che intenderemmo mettere in campo per la graduale riattivazione delle relazioni sociali, la ripartenza delle attività economiche e produttive, l’ottimale gestione dei servizi e la fruizione degli spazi pubblici e privati nel breve, medio e lungo periodo con la condizione fondamentale della sicurezza sanitaria per i cittadini. Per questo la lezione e l’esperienza attraversate dal nostro dipartimento locale di Protezione Civile saranno fondamentali per il contributo che potranno dare in termini di assistenza ai cittadini, e crescita della cultura della prevenzione e dell’autoprotezione.

Le Aree Tematiche sono:

Città policentrica
Un Centro storico nuovo
Vivere gli spazi urbani
Mobilità green
Sviluppo dell’economia cittadina
Cultura diffusa
Bambini e famiglie al centro
Cura della persona: Welfare, Casa, Lavoro
Una città sempre più intelligente

Il risultato di questo lavoro, cari amici e cari ospiti, è un documento aperto al contributo di tutti, che da oggi si offre alla discussione. Potete regalare un’idea alla città inserendo le vostre proposte in un apposito format che trovare su www.comune.fi.it/rinascefirenze.

Cari amici, mi avvio a concludere questo discorso rivolto a tutti voi e alla città, che non avrei mai immaginato di dover fare.

E’ anche vero che Firenze non è nuova ai ricorsi storici, con tutte le opportune distinzioni. E, seppure non possiamo definire quella che stiamo vivendo come una vera e propria guerra, certamente gli effetti economici e sociali sono simili a quelli di una guerra. Nel discorso di insediamento nel salone dei ‘200 alla fine del 1946, nella prima seduta storica, dopo elezioni libere e democratiche, Mario Fabiani, definito “il sindaco della ricostruzione” disse con parole forti e appassionate: “L’eredità che prendiamo né sicuramente tremenda […] La cassa è in condizioni disperate; e se noi non troveremo subito almeno 200 milioni per chiudere il bilancio del 1946 saremo costretti ad iniziare la nostra attività in una situazione fallimentare. […] Sappiamo che per superare le immense difficoltà alle quali andiamo incontro non basta l’opera di un partito, ma è necessario il concorso di tutto il popolo e l’entusiasmo di tutti gli uomini onesti”. Non saprei trovare parole migliori per salutare tutti voi e la nostra città. Dopo pochi anni, la città di Firenze non solo si riprese dal disastro del dopoguerra e risorse dalle macerie, ma fu tra le realtà più attive del miracolo italiano e della ricostruzione del nostro Paese.

Oggi più che mai, non possiamo e non dobbiamo alimentare confusione ed incertezza. Oggi più che mai, occorrerà a tutti noi indicare e adottare strategie chiare; parlare con lo stesso linguaggio, offrire l’immagine e la sostanza di una classe dirigente coesa, concreta e determinata.

Con questo spirito auguro a tutti noi e a tutta la nostra gente di poter rinascere più uniti che mai per avviare una stagione di vera rinascita e per lasciare, senza rimorsi e rimpianti, consapevoli di poter anche sbagliare, ma orgogliosi di non rifuggire mai dal rischio e dal coraggio per il bene comune e soprattutto per il futuro delle generazioni alle quali lasceremo Firenze, patrimonio dell’umanità.

Grazie a tutti. Viva Fiorenza.

Infine ringrazio gli Assessori della mia Giunta: la vice Sindaca Cristina Giachi, Alessia Bettini, Cecilia Del Re, Sara Funaro, Stefano Giorgetti, Federico Gianassi, Cosimo Guccione, Alessandro Martini, Tommaso Sacchi e Andrea Vannucci e i componenti della task force Marco Carrai, Luigi Dei e Andrea Simoncini, Leonardo Bassilichi, Luigi Salvadori e Gabriele Gori, Lucia Aleotti, Paolo Barberis, Fabrizio Landi e Alessandro Petretto, Letizia Mencarini e Fabio Pammolli per i loro stimoli, suggerimenti e contributi nella elaborazione del presente documento.

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