di Umberto Cecchi
“ArteinWorld’, un international art magazine mi ha chiesto tempo fà di scrivere una lettera aperta al sindaco di Firenze sulla ripresa e il futuro della città. Non avevo ancora ascoltato le dichiarazioni programmatiche di Nardella altrimenti avrei scritto una lettera aperta diversa. Io chiedevo al sindaco di pensare a una città nuova, a una città futura, più moderna nelle idee e nei fatti. Più attenta ai problemi sociali, agli assalti perniciosi di un turismo mordi e e fuggi, più ligia al rispetto per i grandi appuntamenti di cultura, da non prendere un tanto al mazzo da società precostituite che fanno la ‘loro’ programmazione, non quella di Firenze. E’ Firenze che deve pensare ed elaborare la sua cultura passata e futura, è la sua gente che deve pensare la città, non le pluri neonate ditte pensatrici per gli altri e che pensano allo stesso modo per Firenze e per Canicattì che hanno indubbiamente entrambe culture diverse.
Si esce dal coronavirus, se davvero ci siamo davvero usciti, e da tutti i dilettantismi messi in atto in Italia su cure e controcure; si sono messi al rogo i nostri vecchi, facendoli sparire in quattro e quattro otto – tanto erano vecchi; – si sono istituiti gli arresti domiciliari, lasciando liberi solo quelli che invece dovevano essere in galera davvero; si è distrutta l’economia del paese e si è fatto campare la gente – e si continua a farlo – su vaghe promesse economiche non mantenute, un po’ perché non abbiamo soldi, un po’ perché abbiamo una burocrazia arruffona, gestisce, assieme alla magistratura, la politica italiana. Politica che non è riuscita negli anni a riformare né questa nel quella. Abbiamo sfidato quel povero pezzo di carta che è la costituzione, interpretandola ad ‘usumdelphini’ cioè secondo il voleri del governo.
Da mesi le Camere non legiferano, si va avanti a decreti, e ci si chiede cosa ci facciano a Roma eletti che non hanno la più pallida idea di cosa sia il Parlamento, primo fra tutti Fico che protegge il governo e non la struttura che presiede. Dilettanti che Einaudi avrebbe preso a calci nel sedere. Ed è con questo panorama che si riparte. E allora che deve fare il sindaco di Firenze che ha già il suo daffare a convivere con Renzi che parte in un modo e regolarmente arriva in un altro, in cambio di posti? Che deve fare? Nient’altro che ripartire dalla tranvia, dal campo di calcio, seguitare a discutere con Comisso come se Comisso fosse il conte di Cavour, ci porta il verbo americano dimenticandosi che siamo in Italia. Da Nardella ho ascoltato proposte per il passato, nemmeno una per il futuro. Da una voce di sinistra non ho sentito un accenno alla disoccupazione, ai negozi che chiudono alle fabbriche – già poche – che non sanno come ripartire, alle scuole che mancano di insegnati, a una città che lui promette – ma è una promessa o una minaccia? – di andare in Cina a salvarla, senza rendersi conto che la Cina deve salvare se stessa e sta rastrellando ditte europee per farle sue. E’ in espansione da anni, punta con urgenza a entrare nei posti decisionali del pianeta, e il coronavirus, che si è inventata in casa, l‘aiuterà non poco. Il sindaco non si è reso conto che non siamo nel dopo alluvione, dove la città era per il mondo intero la ‘città martire’ da salvare. Questa volta il mappamondo è pieno di città martiri e quel che deve accadere è già scritto dai veri padroni della politica come ha dimostrato la storia di questo ultimi mesi: comandano i quattro grandi proprietari di internet, tutti americani, contro i quali la Cina ha già preparato, in concorrenza, un superIinternet con regole molto precise: cacciare il vecchio alleandosi con gli Stati.
E’ il superamento della politica che ci sta portando al dominio della cibernetica. E sarà davvero interessante vedere questo passaggio.I partiti avranno la sorte dei vecchi. Saranno bruciati in massa. Il sindaco non se n’è accorto, ma nei prossimi anni tutto quello che è stato sarà sepolto dalle nuove regole. Si adegui ai tempi che cambiano, smetta di pensare a colori con prevalenza del rosso, e cerchi invece di rifondare una città di capaci. E’ così che salverà Firenze.