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10 anni di Ftse Mib, chi sono i manager che valorizzano le aziende

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MILANO (ITALPRESS) – “Senza guida non possiamo guardare nella direzione giusta”. La massima di Platone fornisce una risposta alla domanda che spesso echeggia in ambito finanziario, ossia: quanto incide un manager sul successo di un’azienda?
Lasciando la filosofia, il metro più preciso per rispondere a questo quesito è fare riferimento ai mercati finanziari, che al di là delle parabole del breve periodo, complessivamente sono un termometro preciso affidabile perchè tengono in considerazione tanti parametri.
Per questo bisogna allargare la prospettiva e andare oltre il momento contingente. Se, complice il Covid-19, i listini globali hanno da poco chiuso un primo semestre 2020 da montagne russe, dare un’occhiata più ampia permette di avere un quadro chiaro. Prendiamo concretamente quanto successo a piazza Affari negli ultimi 10 anni. Grazie ai dati Bloomberg, considerando un total return che comprenda i movimenti dei titoli e i dividendi distribuiti, abbiamo una top ten che vede alcuni titoli testimoniare quanto un manager capace possa portare valore ad una società.
Si va dalla storia familiare di Recordati che vede al timone Andrea, esponente della terza generazione della famiglia sino alla leadership di Gian Maria Mossa che ha condotto Banca Generali al primo posto tra i titoli finanziari, passando per altri casi di successo come Amplifon e Campari.

Il primato di Recordati
A guidare la top ten delle migliori performance dei titoli a Piazza Affari c’è Recordati. Per l’azienda italiana, multinazionale farmaceutica la guida è quella solida della famiglia omonima, con il capostipite Giovanni che fondò il Gruppo nel lontano 1926.
Dal 2016 il Ceo è Andrea Recordati, ultimo figlio di Arrigo e quindi rappresentante della terza generazione. Andrea, che conosce bene l’azienda per aver avuto una serie di ruoli direttivi già a partire dal 1998, ha guidato anche la transizione e il passaggio di proprietà avvenuto nel 2018 da quando il gruppo è controllato da CVC Capital Partners, fondi di private equity, attraverso Rossini Investimenti.
Questo passaggio di proprietà non ha cambiato il vertice: il Ceo è rimasto Andrea Recordati, una decisione che ha garantito una continua crescita a piazza Affari. Dall’agosto del 2010 a oggi, il titolo ha fatto registrare in termini di Total Return un +972,12%.
Merito anche di un manager, in grado di guidare l’azienda in una profonda fase di cambiamento, garantendo quella continuità tracciata nel solco di una tradizione di successo.

Le conferme: Amplifon e Campari
Le due società, campioni del Made in Italy sono accomunate anche dall’anno di quotazione a piazza Affari, il 2001. Ma anche dal 2010 in poi i due titoli hanno brillato in Borsa grazie alle scelte dei ceo che le hanno guidate.
Nel caso di Amplifon prima il lungo corso di Franco Moscetti, quindi il successore Enrico Vita si sono contraddistinti per aver portato avanti un’espansione internazionale che si traduce nell’ultimo decennio di borsa in un notevole +678,74%, secondo posto di questa classifica.
Classifica che vede due posizioni più in là Campari, dove in sella da oltre 15 anni troviamo il Ceo Robert Kunze-Concewitz che ha portato l’azienda di bevande italiana ad un solido +355,36% grazie ad una strategia basata soprattutto su un’offerta di prodotti sempre più ricca e in grado di conquistare il mercato globale.

Il boom del Tech, il caso Stm Microelectronics
Recentemente abbiamo assistito a come il Covid-19 abbia rappresentato un’occasione di crescita per i titoli del comparto farmaceutico e tecnologico. In tal senso, però, la pandemia non ha condizionato Stm Microelectronics che ricopre il quinto posto dei titoli migliori anche a dieci anni.
Figura chiave dell’azienda italo-francese che produce semiconduttori, ossia chip, è il Ceo Jean-Marc Chery, 59 anni, transalpino, al vertice della società dal 2017 ma che fa parte del gruppo sin dal lontano 1986. Da dieci anni a questa parte il titolo di Stm segna a piazza Affari un +459,35% e uno dei registi di questa scalata è senza dubbio Chery che recentemente ha dichiarato che, Covid o meno, la sua azienda continuerà a cavalcare alcuni megatrend come l’elettrificazione e la digitalizzazione dei trasporti, la domanda di strumenti per lavorare da casa, il passaggio all’energia rinnovabile e all’automazione e persino la sanità grazie agli investimenti per i nuovi vaccini.
Insomma pandemia o no, Stm grazie alla guida di Chery ha le idee chiare e stando al Ftse Mib è così da almeno 10 anni.

Titoli finanziari: Banca Generali e la guida di Mossa
Il primo posto tra i titoli finanziari, settimo complessivo e primo tra i bancari conquistato da Banca Generali rappresenta il frutto dell’impegno e delle intuizioni di Gian Maria Mossa.
Mossa, 45 anni, è una delle figure più innovative del panorama dei dirigenti di alto livello in Italia. Entrato nella private bank del gruppo Generali nel 2013 in veste di direttore generale, ne assume la guida completa come Ceo nel 2016.
Se il titolo di Banca Generali registra negli ultimi dieci anni in termini di total return un +353,59%, il merito lo si deve ascrivere al nuovo modo di pensare la banca intorno all’importanza della figura del consulente, così come trasmesso prima dall’AD Motta e poi dalle redini prese in mano da Gian Maria Mossa che ne ha rafforzato i servizi, l’orientamento al digitale in un modello di open banking, il posizionamento nel private banking con le soluzioni di wealth management e la carica innovativa nella personalizzazione degli strumenti di investimento. Una strategia che ha portato la banca ad essere premiata negli ultimi quattro anni consecutivi dai magazine specializzati del Financial Times come Best Private Bank in Italia. E sempre per l’ambito private va sottolineato come nell’ultima classifica stilata da Magstat, che misura le variazioni nel settore, indicava come terzo operatore nel private banking in nel nostro Paese proprio la società triestina con oltre 40 miliardi di masse gestite (su un totale prossimo ai 70 miliardi), alle spalle solo dei colossi Intesa e Unicredit.
Riconoscimenti ottenuti anche per aver puntato nel tempo sempre di più sulla sostenibilità. Mossa, infatti, si è fatto promotore di una proposta che vede la rete dei suoi consulenti mettere al centro dell’offerta ai clienti portafogli di investimento che rispettino la responsabilità sociale e ambientale. L’obiettivo resta esporre i risparmiatori a rischi sempre più contenuti. Rischi definiti, appunto, anche in base a criteri di sostenibilità finanziaria e sociale.
Tutti elementi che gli investitori a Piazza Affari apprezzano. Come da dieci anni a questa parte del resto.
(ITALPRESS).