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Arci e Acli: la metà dei circoli potrebbe non riaprire dopo la pandemia

Lorenzo Ottanelli
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Arci e Acli lanciano l’allarme: circa la metà dei 1500 circoli Acli e Arci della Toscana potrebbero non riaprire mai più. Con molta fatica hanno resistito al primo lockdown di marzo, ma il colpo di grazia potrebbe arrivare dal secondo.

È l’allarme lanciato dai presidente regionali Acli, Giacomo Martelli, e Arci, Gianluca Mengozzi: “La situazione è gravissima. Il Governo ci consenta di aprire ed elimini le discriminazioni permettendoci di poter svolgere l’attività sociale riservata ai soci almeno in zona gialla, con gli stessi limiti e modalità consentite agli esercizi commerciali”.

Tutte le attività sono chiuse da marzo, con l’eccezione di un paio di mesi in estate. A pagare il prezzo più alto sono i circoli dei lavoratori e le case del popolo, quelle che spesso rappresentato l’unico luogo di aggregazione oltre che presidio sociale.

“Queste realtà  – spiega Martelli – hanno un valore fondamentale per tante persone, soprattutto anziane, che qui non solo passano il tempo, ma spesso ricevono servizi di prossimità per loro indispensabili, soprattutto se non possono muoversi facilmente”.

“Le conseguenze sociali della pandemia saranno molto gravi – aggiunge Mengozzi – Aumenteranno povertà e disuguaglianze per i settori sociali più vulnerabili. L’esistenza dei circoli ricreativi e culturali sarà ancor più necessaria per la salvaguardia dei diritti delle fasce popolari e per la coesione sociale delle nostre comunità. Per questo le Istituzioni, in primis il Governo, devono sentire l’obbligo di assicurare con atti concreti la sopravvivenza di questi insostituibili presidi.”

Molti circoli non hanno entrate e spesso vivono per autofinanziamento, che con la pandemia è venuto a mancare. Le associazioni lamentano anche che non è stato possibile fare la campagna di tesseramento.

Poco o nulla al momento è arrivato dai ristori del Governo e aumentano anche le difficoltà per l’accesso al credito agevolato. In attesa dei ristori promessi dal Governo, al momento le associazioni possono contare solo sugli aiuti previsti dalla Regione Toscana. Facciamo appello anche ai parlamentari toscani che non ci hanno fatto mancare in questi mesi segnali di solidarietà perché intervengano presso il Governo” aggiungono i presidenti di Arci e Acli Toscana.

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