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Draghi: “Italia senza figli scompare, impegno per i giovani”

Lorenzo Ottanelli
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Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo agli Stati Generali della Natalità.

“I giovani fanno fatica a trovare lavoro – ha aggiunto il premier -. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato”.

“Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini – ha sottolineato Draghi -. E’ il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa“.

Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. E’ un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire – ha detto ancora il premier -. Il Governo si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti. Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie”.

Tutta la classe politica fa bene a imporre nuove misure a favore della natalità. Tuttavia, riusciranno queste ad aumentare il numero dei nuovi nati? Difficile poterlo affermare, se guardiamo alle tabelle della crescita demografica nell’Occidente (ma ormai anche l’Oriente e l’Africa stanno portando avanti una transizione demografica con una riduzione dei nuovi nati rispetto ai decenni passati, tanto che cercano di attirare giovani immigrati).

La questione non è solo economica, sicuramente è un tema spinoso e reale, ma esistono anche nuove sensibilità e una cultura diversa rispetto al passato: si preferisce fare meno figli non solo perché si ha meno soldi, ma per riuscire ad occuparsi maggiormente di loro e di sé stessi. Viviamo in una società dei servizi, prevalentemente nelle città e la necessità di fare molti figli per sostenere la famiglia non fa più parte della nostra cultura. E’ necessario esserne consapevoli.