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Campagna unica nel suo genere con Letta che pensa solo al “mostro destra”. E i programma? Ancora niente

admin
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La campagna elettorale si annuncia unica nel suo genere: accordi e disaccordi, tante parole vuote, anche sciocche, e nemmeno un programma serio. L’esempio più eclatante del nulla fatto in politica è il segretario del Pd Letta, che come certi fraticelli medievali va in giro predicando che la destra fa paura. Perché mi chiedo, la sinistra no, ad affidargli l’Italia? Un segretario che sembra muoversi in un’altra epoca, che non a un’idea al di là di avvertire l’elettorato che la destra è un mostro orrendo e che se vincesse le elezioni, commetterebbe chi sa quali terribili azioni contro gli immigrati, la povera gente che, a qualsiasi genia appartenga, dorme sotto i ponti o all’addiaccio sui marciapiedi o sotto i portici, in un governo pluripartiticoo come l’attuale, mentre Letta, al governo, grida via la destra, è un pericolo, un pericolo, un pericolo orribile.
L’ha imparato a mente, ma non sa spiegare perché, dal momento che destra o sinistra al potere, le cose sono identiche Un po’ di soldi e qualche pacca sulla testa, e la coscienza o la linea di partito è acquietata. Ci mostri Letta il suo programma, non fatto di parole. Come è accaduto fin’ora con destra e sinistra al governo. Letta è come me: non ha vissuto il fascismo, l’ha letto sui libri e molto superficialmente, dimenticando di confrontare autori di diversi credi politici. Né si pone di riflettere che in questo mezzo secolo e più, i tempi sono cambiati. Le società sono cambiate: Mussolini, Hitler e Stalin sono sepolti. Noi invece abbiamo ancora una costituzione che recita come l’Italia sia fondata sul lavoro. Non è vero, dovremmo cambiare questo inizio, renderlo attuale: l’Italia è fondata sulla disoccupazione, sull’elemosina ai disoccupati; sul giuoco delle tre carte, in economia e in politica.
Letta apre la campagna elettorale dicendo, faccio una lista aperta, chi vuole entrare è benvenuto. Poi come prima carta gioca Calenda, il quale sta cercando di spendere se stesso al meglio, ma dopo 24 ore di chiacchiere con Letta, lo molla prima ancora di cominciare una vera trattativa. Resta Renzi, che era stato ovviamente tenuto da parte, per vecchi rancori, che da un suo giudizio molto critico sull’intera operazione: lui un programma ce l’ha, lui non era emigrato a Parigi e l’italia la conosce, e conosce la politica. Può non piacere, per quella sua aria spavalda da fiorentino, un po’ Arlotto, un po’ Machiavelli, ma in questo momento in un Pd povero d’idee e di politici veri, può ben servire.
Bene e la terribile destra pronta, secondo Letta, alle nefandezze peggiori, come dare un aiuto ai pensionati minimi, che l’inflazione rende ancora più poveri e organizzare centri per anziani, per restare nel sociale , non ha ancora deciso sui temi più importanti, ma certo la Meloni, quella che ha le idee più chiare e un discreto numero di voti. Cercherà per l’ennesima volta di giocare la carta dell’unitarietà. Cosa non facile in una realtà politica dove tutti si sentono i ‘meglio’. Ma è ancora presto per pronosticare. Com’è ancora presto per stabilire quale sarà la condotta dei pentastellati, dove troppi cuochi hanno le mani in pasta, ognuno dei quali con il bastone da maresciallo nella borsa.