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Ucraina/In corso i referendum nei territori occupati. Oltre 700 arresti per le proteste in Russia

Lorenzo Ottanelli
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Un quieto silenzio elettorale (non rispettato sui social), oggi in Italia. Non lo stesso possiamo dire per i cittadini ucraini che sono costretti al voto nelle zone occupate dalla Russia. I referendum, che non sono stati accolti favorevolmente da parte dei cittadini di quei territori, né tantomeno dalla comunità internazionale, sono in corso e si svolgeranno fino al 27 settembre. Mentre per il 29 settembre è previsto il voto al Consiglio della Federazione per la conferma dei risultati.

I soldati russi e i mercenari bussano alle porte degli ucraini e li costringono ad andare a votare. Non viene assicurata la segretezza del voto, tutto si svolge alla luce del sole e l’unica risposta al quesito è l’annessione al territorio russo. Tuttavia, Putin sempre più all’angolo e isolato. In Russia più di 700 sono i manifestanti arrestati che erano in piazza contro la guerra e contro il richiamo dei riservisti al fronte per la mobilitazione parziale.

Il 30 settembre lo stesso Putin parlerà al parlamento russo, l’Assemblea Nazionale. Intanto, i cittadini russi, soprattutto maschi e giovani, scappano dal paese per paura di essere chiamati al fronte. Raddoppiati i russi accolti in Finlandia e in Georgia nelle ultime ore.

Sul fronte internazionale, il 27 settembre l’Onu ha programmato una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza. Erdogan ha dichiarato di non aver intenzione di riconoscere i referendum in corso, mentre la Cina, in maniera più ambigua, ha solamente riportato di star cercando di sviluppare negoziati di pace tra i paesi. Tuttavia, quando Putin ha dichiarato plausibile l’utilizzo dell’atomica, tutti gli alleati si sono ritratti: da Xi Jinping a Modi, presidente indiano.

Tuttavia, niente sembra volgere ad una svolta nelle ostilità e, come diciamo da mesi, la sorte della guerra è tutta un’incognita. Se all’inizio sembrava palese che Mosca potesse ottenere molti dei territori occupati, oggi le probabilità diminuiscono. Putin ha anche in queste ore rigettato la richiesta di ritirata dei comandanti delle truppe a Kherson. Tuttavia, niente è dato per scontato. Soprattutto se a palesarsi, prima con più frequenza nei discorsi, e poi nella realtà, sarà l’atomica.