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Bella, allegra e combattiva: Gina Lollobrigida conquistò l’Italia e Hollywood

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(Adnkronos) – Gina Lollobrigida, morta oggi a 95 anni, è stata una delle dive italiane più popolari del periodo postbellico (dapprima in concorrenza con Silvana Pampanini, quindi con Sophia Loren), negli anni in cui il Paese si avviava a una forte ripresa dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, guadagnandosi l’appellattivo di ‘bersagliera’.  

Bella, allegra e combattiva, perfettamente a suo agio in ruoli di zingare o contadinelle al centro di trame avventurose o di piccole storie paesane – come in “Fanfan la Tulipe” (1952) di Christian-Jaque o in “Pane, amore e fantasia” (1953) di Luigi Comencini – la ‘Lollo’ ha dimostrato in molti film di poter affrontare con successo anche ruoli drammatici, come per esempio in “Mare matto” (1963) di Renato Castellani. Apprezzata all’estero per la sua tipica bellezza mediterranea, ha lavorato con registi come John Huston, René Clair e King Vidor. È stata più volte premiata per le sue interpretazioni e nel 1996 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera insieme a Vittorio Gassman. 

Nata a Subiaco (Roma) il 4 luglio 1927, Gina Lollobrigida frequentò il liceo artistico e studiò canto per diventare soprano, ma approdò presto al cinema. Battuta da Lucia Bosè al concorso per l’elezione di Miss Italia 1947, lavorò come comparsa a Cinecittà, finché Mario Costa le affidò il ruolo di Dora in “Follie per l’opera” (1948).  

Malgrado il suo temperamento vivace, le furono assegnate inizialmente parti di ragazza ritrosa e timida, come l’attricetta Margherita in “Vita da cani” (1950) di Steno e Mario Monicelli o la dolce Stella in “Enrico Caruso, leggenda di una voce” (1951) di Giacomo Gentilomo.  

Fu Pietro Germi a intuire le sue potenzialità e le affidò il ruolo della delatrice Daniela in “La città si difende” (1951). Chiamata in Francia, dove fu affettuosamente soprannominata ‘Lollo’, incontrò finalmente il suo personaggio ideale: la zingara Adeline La Franchise, innamorata e dispettosa protagonista di “Fanfan la Tulipe”, da lei interpretata con enorme successo al fianco di Gérard Philipe.  

Dopo aver preso parte nel 1952 a “Il processo di Frine”, ultimo episodio di “Altri tempi (Zibaldone n. 1)” di Alessandro Blasetti, dove è una popolana che viene assolta dall’accusa di omicidio grazie alla sua bellezza e all’astuzia del suo avvocato (Vittorio De Sica), Gina Lollobrigida recitò di nuovo con Gérard Philipe in “Le belle della notte” (1952) di Renè Clair, nelle succinte vesti di un’odalisca, e fu con Humphrey Bogart e Jennifer Jones nel cast di “Il tesoro dell’Africa” (1953) di John Huston.  

Sempre nel 1953, mentre rivelava insospettate doti drammatiche in “La provinciale” di Mario Soldati, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, la ‘Lollo’ dava prova di una recitazione immediata e spontanea nel ruolo in cui più spesso viene identificata: quello dell’impertinente Bersagliera in “Pane, amore e fantasia”, che ne decretò definitivamente il successo e le valse nel 1954 il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista.  

Successo e notorietà che si consolidarono grazie ai successivi lavori, “La romana” (1954) di Luigi Zampa, dal romanzo omonimo di Moravia, e “Pane, amore e gelosia” (1954) di Luigi Comencini, cosicché, ormai diva indiscussa di quegli anni, la Lollobrigida poté permettersi di rifiutare progetti come “Pane, amore e…” (1955) di Dino Risi (e se ne avvantaggiò la sua ‘rivale’ Sophia Loren).  

Nel 1956 vinse il David di Donatello, appena istituito, per l’interpretazione della cantante Lina Cavalieri in “La donna più bella del mondo” (1955) di Robert Z. Leonard, in cui canta un’aria della Tosca.  

Il suo impegno all’estero proseguì con film come “Trapezio” (1956) di Carol Reed, con Burt Lancaster e Tony Curtis, e il plumbeo “Notre-Dame de Paris” (1956) di Jean Delannoy, dal romanzo di Victor Hugo, in cui ha la parte di Esmeralda, ancora una volta una zingara, accanto ad Anthony Quinn (Quasimodo).  

Chiamata a Hollywood, Lollobrgida recitò al fianco di Frank Sinatra in “Sacro e profano” (1959) di John Sturges, nel kolossal biblico “Salomone e la regina di Saba” (1959) di King Vidor, con Tyrone Power (morto improvvisamente durante le riprese e sostituito da Yul Brynner), e in due commedie della Universal, “Torna a settembre” (1961) di Robert Mulligan e “Strani compagni di letto” (1965) di Melvin Frank, entrambe accanto a Rock Hudson. 

Dopo il personaggio di Paolina Borghese in “Venere imperiale” (1962) di Jean Delannoy, che le valse nel 1963 un secondo Nastro d’argento e un secondo David di Donatello, ebbe altre interpretazioni significative: la sfiorita e dolente Margherita, sfruttata dal Livornese (Jean-Paul Belmondo) in “Mare matto” (1963) di Renato Castellani; l’amante ricattata da un bieco e affascinante opportunista (Sean Connery) in “La donna di paglia” (1964) di Basil Dearden; la bella e scaltra italiana in “Buonasera, signora Campbell” (1968) di Melvin Frank, che le valse il terzo David di Donatello nel 1969). 

L’ultima grande apparizione di Gina Lollobrigida è stata in televisione, riscuotendo uno straordinario successo di popolarità vestendo i panni della Fata dai capelli turchini nello sceneggiato “Le avventure di Pinocchio” (1972) di Luigi Comencini. Abbandonata la carriera di attrice, dal 1975 la Lollobrigida si è dedicata alla fotografia e alla scultura. Ha pubblicato il libro fotografico “Italia mia” (1972) e ha diretto due documentari, “Le Filippine” (1972) e “Ritratto di Fidel” (1975).