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Strage Erba, esperti: “Scienza smentisce Frigerio, falsa memoria su Olindo”

Adnkronos
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(Adnkronos) – Mario Frigerio, il cui racconto prima e la testimonianza in aula poi hanno avuto un ruolo importante nella condanna in via definita all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, non sarebbe stato idoneo a rendere testimonianza. “Dai nuovi dati clinici oggi disponibili sappiamo che ha reso le sue dichiarazioni dopo l’insorgenza di importanti cerebrolesioni” in particolare “causate dall’intossicazione da monossido di carbonio”. Lo sostengono i 12 professori universitari – esperti di rilievo a livello internazionale nei settori della psicologia, psichiatria e neurologia – a cui si è rivolta la difesa della coppia e le cui conclusioni, raccolte in due corpose consulenze di quasi mille pagine e visionate dall’Adnkronos, sono condivise dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser che ha avanzato richiesta di revisione, ora al vaglio dei vertici della procura meneghina. 

Frigerio fu ferito in modo grave alla gola e si salvò solo per caso, per una malformazione alla carotide, riportando un danno permanente. Le lesioni e in particolar modo l’intossicazione da monossido di carbonio “hanno determinato il decadimento di funzioni cognitive importanti, come alterazioni della memoria, della capacità di ricordare e della capacità di orientamento”. Le intercettazioni ambientali nella stanza d’ospedale “dimostrano che l’assetto cognitivo di Frigerio non era compromesso nell’immediatezza della strage, ma peggiorò con il passare del tempo”. Fu ascoltato con “tecniche di intervista che oggi sappiamo essere censurate per l’esame di un testimone vulnerabile, in quanto idonee ad alterare il ricordo e in conflitto con le best practices internazionalmente riconosciute. Le domande suggestive producono infatti falsi ricordi, e questi falsi ricordi aumentano molto nel testimone vulnerabile”, come Frigerio. “Abbiamo contato complessivamente oltre trecento domande sconsigliate dalle linee guida perché fuorvianti”, in quanto ritenute suggestive o ripetute.  

La progressione del ricordo, che passa da un volto sconosciuto a quello del vicino di casa, “è un fenomeno scientificamente impossibile. Oggi sappiamo che non esiste, scientificamente parlando, il fenomeno del disvelamento progressivo chiamato in causa nelle sentenze per spiegare il viraggio dall’originario volto sconosciuto al volto altamente familiare di Olindo Romano. Non esiste la possibilità di sopprimere volontariamente il riconoscimento automatico di un volto familiare”. In tal senso, per gli esperti, l'”unica dichiarazione che dal punto di vista scientifico è da considerarsi accurata (perché priva di domande suggestive) è la prima del 15 dicembre 2006″, quando afferma di essere stato aggredito da uno sconosciuto con pelle olivastra. 

Delle intercettazioni presenti nel fascicolo processuale relative alle audizioni degli inquirenti durante la degenza sono state riscontrate, a dire degli esperti incaricati dalla difesa, “difformità” rispetto alle trascrizioni ufficiali, le altre intercettazioni (sempre in ospedale ma prive della presenza di inquirenti) hanno portato alla luce “molti elementi nuovi. In particolare, si evidenzia il mancato riconoscimento di Olindo Romano fino al 2 gennaio 2007, ossia per quasi 20 giorni. Si evidenzia altresì la mancanza di circa il 60% delle audio registrazioni”. La “falsa memoria” si rileva “pienamente” durante l’udienza dibattimentale del 26 febbraio 2008, nel corso della quale “è evidente la mancanza di ricordi nel testimone in riferimento alle audizioni del 15 e del 20 dicembre. Evidente è anche la produzione di confabulazioni, conseguenza delle domande suggestive attuate su un teste cognitivamente compromesso. In questa data è evidente anche l’avvenuto consolidamento della falsa memoria”. 

In sintesi, “la cerebrolesione ha reso Frigerio testimone inidoneo a rendere testimonianza. I sintomi neurologici conseguenti all’aggressione, e in particolare all’intossicazione da monossido di carbonio non hanno impattato sul riconoscimento dei volti familiari e non familiari nel contesto appropriato. La sera dell’11 dicembre, se il suo aggressore fosse stato Olindo Romano, Mario Frigerio lo avrebbe dunque riconosciuto immediatamente, avrebbe fatto il suo nome o avrebbe spontaneamente fornito una descrizione con caratteristiche non focalizzate sui dettagli esterni del volto, tipica del riconoscimento di soggetti sconosciuti”. Le dichiarazioni testimoniali successive al 15 dicembre “sono da considerarsi non idonee in quanto esito di centinaia di domande suggestive che oggi sappiamo essere in grado di provocare alterazioni del ricordo, e che hanno attecchito facilmente nel testimone in una condizione di vulnerabilità psichica” che ha determinato la creazione di una “falsa memoria in merito a Olindo Romano quale aggressore”.  

In tal senso, i consulenti ritengono che gli elementi nuovi “oggi disponibili sulla base delle conoscenze condivise dalla comunità scientifica, rendano impossibile valutare la testimonianza di Mario Frigerio come accurata e idonea, a meno che non si sia disposti ad accettare la violazione delle leggi scientifiche in tema di funzionamento della memoria umana”.