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Economia italiana, buone notizie da Ue ma pesa l’incognita Moody’s

Adnkronos
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(Adnkronos) – Si è aperta una settimana importante per l’economia italiana. Dalle previsioni della Ue arriva una buona notizia per la crescita, rivista al rialzo e migliore rispetto alle altre maggiori economie europee, ma è attesa per venerdì la decisione di Moody’s sul rating, un passaggio chiave per orientare la percezione dei mercati rispetto alla capacità di gestire il debito pubblico e, quindi, far pendere l’ago della bilancia verso la fiducia o le mire speculative. 

I numeri, i fondamentali dell’economia, dicono che le cose stanno andando meglio del previsto e del prevedibile. La Commissione Ue vede la nostra economia crescere quest’anno dell’1,2%, con un miglioramento di 0,4 punti sul +0,8% stimato in inverno e di +1,1% nel 2024 (+0,1 punti sulla precedente valutazione). E anche sul fronte dei conti pubblici, nel 2023, l’Ue stima un calo di 4 punti nel rapporto debito Pil del nostro Paese, che dal 144,4% del 2022 (comunque di oltre 10 punti inferiore al record del 2020 ‘pandemico’) quest’anno scenderebbe. Minimo miglioramento invece nel 2024, con un debito al 140,3%. 

Qual è allora il problema? E perché l’attesa del giudizio del verdetto di Moody’s è piuttosto nervosa? Per due ragioni, una più tecnica e l’altra più politica. Un eventuale declassamento da parte dell’agenzia di rating americano porterebbe il giudizio all’interno della categoria speculativa (non investment grade), perché al momento quello italiano è l’unico rating sul debito sovrano Baa3, e con prospettive negative. Vorrebbe dire, evidentemente, allontanare tutti quegli investitori che non vogliono accettare una scommessa che diventerebbe formalmente rischiosa.  

Ma quali sono i fattori che incidono sulla decisione? L’andamento della crescita, e viste gli ultimi aggiornamenti arrivati da Bruxelles non dovrebbero alimentare particolari dubbi, e la credibilità della politica economica del governo, soprattutto in riferimento alla capacità di evitare shock negativi e di assicurare un percorso ordinato di riduzione del debito. E’ qui che si entra nel terreno più politico. Visto che anche sui conti pubblici le ultime previsioni sono tutto sommato positive, un giudizio negativo di Moody’s potrebbe poggiare solo sulla valutazione negativa rispetto alla capacità del governo di tenere fede agli impegni presi. In questa fase, vuol dire mettere nero su bianco che si ritengono irraggiungibili gli obiettivi del Pnrr e anche che la mancata ratifica del Mes costituisce un fattore che mette a rischio la stabilità, non solo dell’Italia ma dell’intera Europa.  

Il giudizio delle agenzie di rating è stato messo in discussione spesso in passato, e anche con qualche fondamento se si pensa agli errori commessi in alcuni passaggi cruciali delle precedenti crisi finanziarie. Resta però un dato di fatto. Per come funzionano i mercati, un declassamento di Moody’s sarebbe un colpo difficile da ammortizzare. Basti pensare a tutti gli investitori istituzionali che devono necessariamente rispettare rigidi criteri di investimento e alla prevedibile ondata di vendite che farebbero calare il prezzo e salire il rendimento dei titoli di Stato italiani. Anche per questo, e anche andando oltre l’appuntamento con il rating di Moody’s, la gestione del Pnrr e ratifica del Mes restano due dossier fondamentali per il futuro, a brevissimo o a medio termine, dell’economia italiana. (Di Fabio Insenga)