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G7 al via, Meloni a Hiroshima tra Ucraina e ‘l’ombra’ della Cina

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(Adnkronos) – Mai location poteva essere più azzeccata, in anni in cui sono tornati a spirare i venti di guerra nel cuore dell’Europa e la minaccia nucleare. Hiroshima ospita il summit del G7, lì dove ogni angolo -anche quelli ricostruiti e ora tirati a lucido per ospitare i ‘Grandi’ del mondo- ricorda il folle ricorso all’atomica che, il 6 agosto del ’45, polverizzò tutto. Giorgia Meloni è arrivata nella notte, dopo un lungo viaggio che dall’Islanda, a Reykjavik dove si è tenuto il Consiglio d’Europa, ha visto la delegazione italiana costretta a fare scalo tecnico in Alaska per poi proseguire dritta verso il Giappone. “Felice” di essere a Hiroshima, ripete Meloni nel bilaterale con il primo ministro giapponese Fumio Khishida -l’unico faccia a faccia ‘ufficialmente’ presente in agenda, anche se non si esclude ne arrivino altri e di ‘peso’ nelle prossime ore (riflettori accesi su Joe Biden)- costretta a fare i conti col jet lag, scherza sorridente con il ‘padrone di casa’. Che, subito dopo di lei, vedrà al VII piano del Rihga Royal Hotel anche il presidente statunitense, in una Hiroshima blindata come mai prima. 

Il premier italiano è l’unica donna tra i ‘Grandi’ del mondo, che poi, in realtà, il titolo di ‘Grandi’ lo hanno perso da un pezzo, visto che il G7 oggi copre ‘solo’ il 31% del Pil mondiale, di cui circa il 50% riconducibile agli States. Prima di lei -donna e madre, in Giappone anche con la figlia Ginevra per ‘accorciare’ le distanze in un’agenda ricca di impegni internazionali – solo quattro donne hanno seduto al tavolo dei sette Grandi del pianeta: la cancelliera tedesca Angela Merkel, la canadese Kim Campbell e le inglesi Margaret Thatcher e Theresa May. Meloni unica donna leader al summit sulla piccola isola di Mojinamachi, dunque, con l’aspirazione di ritagliarsi un ruolo, per quanto complicato, da protagonista. 

Nel bilaterale con Kushida -mentre il Regno Unito di Rushi Sunak annuncia un piano di investimenti con il Giappone di 18 miliardi di sterline, complice una partnership strategica sui semiconduttori- anche Meloni cerca di giocarsi la sua partita, mettendo in chiaro che l’Italia è pronta a collaborare su ogni iniziativa che abbia nei ‘chip’ il proprio core business, settore chiave e dossier molto caro anche al suo predecessore, Mario Draghi. Non una semplice dichiarazioni di intenti la sua: il 25 e 26 maggio una delegazione governativa volerà a Tokyo proprio per affrontare la questione dei semiconduttori, riferiscono fonti italiane. Le stesse che, sul complicato capitolo della Via della Seta -con l’Italia costretta a sciogliere la riserva entro fine anno, decidendo se rinnovare o uscire dal Memorandum of Understanding- assicurano che non c’è un timing d’urgenza, né pressioni o imbarazzo del governo per la posizione che vede Roma unica tra i 7 ‘big’ ad aver apposto la firma al Belt and Road Initiative. La decisione di restare o strappare, viene fatto notare, spetta all’Italia, al governo sì, ma anche il Parlamento e il Copasir avranno voce in capitolo. 

Del resto, quando quella sigla veniva messa nero su bianco in una Villa Madama bagnata dalla pioggia, correva la primavera 2019, a Palazzo Chigi sedeva Giuseppe Conte e quell’accordo fu voluto fortissimamente, tra polemiche e frizioni interne, dall’allora vicepremier M5S Luigi Di Maio. E a dispetto dell’antico adagio per cui ‘ambasciator non porta pena’, a Meloni oggi spetta l’arduo compito di sciogliere la matassa, sbrogliare il nodo mantenendo saldi i rapporti con gli Usa, senza ‘incattivire’ tuttavia la Cina di Xi Jinping. 

Anche perché Meloni sogna un’Italia protagonista da qui agli anni a venire, grazie al ruolo strategico che vede il Mediterraneo ‘ponte’ tra gli oceani, mare di mezzo tra Atlantico e indo-pacifico da un punto di vista geopolitico ed economico. In un G7 che muove i passi da qui, con un Giappone con cui l’intesa è piena (prova ne è la ‘promozione’ dei rapporti a partenariato strategico deciso lo scorso gennaio), Roma può ambire a puntellare le sue posizioni. Con gli Usa, dove Meloni volerà a stretto giro, ma anche con gli altri leader al tavolo, compreso il Presidente francese Emmanuel Macron dopo nuove giornate di gelo a dividere Roma da Parigi. 

Tra i temi in agenda del summit c’è poi il delicato dossier di Taiwan, con il monito pronto a levarsi da G7 affinché non diventi la prossima Ucraina: la reazione stizzita di Pechino non si è fatta attendere. Protagonista del vertice, tuttavia, sarà Kiev e la guerra che a quasi un anno e mezzo da quel tragico 24 febbraio non accenna ad arrestarsi: ai lavori del G7 prenderà parte anche il presidente Volodymyr Zelensky, probabilmente da remoto. La posizione dei 7 Grandi della terra è granitica, saldamente a fianco dell’Ucraina, lì dove l’Italia non è mai mancata. E ancora: sicurezza e coercizione economica, salute e ambiente, gli atri temi sul tavolo. E disarmo nucleare, un dossier che al summit di Hiroshima non sarebbe mai potuto mancare. (dall’inviata a Hiroshima Ileana Sciarra)