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Ipossia d’azoto, come è morto il condannato Kenneth Smith

Adnkronos
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(Adnkronos) – Inalazione di gas azoto fino alla totale scomparsa di ossigeno, con compromissione letale degli organi vitali e, quindi, il decesso. E’ morto così Kenneth Eugene Smith, rinchiuso dal 1996 nel braccio della morte di un carcere in Alabama e giustiziato oggi con un’esecuzione per ipossia da azoto. Primo condannato negli Usa e al mondo a subire questo tipo di punizione letale. 

L’ipossia da azoto è una forma di esecuzione in cui un detenuto viene privato dell’ossigeno e messo in condizione di respirare solo azoto, causandone la morte. L’azoto, gas incolore, inodore, ininfiammabile, chimicamente stabile, non tossico, diventa asfissiante in caso di eccessiva concentrazione nell’aria e quindi di mancanza dell’ossigeno. E’ presente per il 78,1 per cento nell’aria che respiriamo. 

Il protocollo dell’esecuzione, descritto in un documento depositato in tribunale dalle autorità dello stato e citato da AbcNews, prevede che dopo essere stato legato alla barella, al detenuto venga applicato sul viso un “respiratore ad aria compressa, un tipo di maschera tipicamente utilizzata in ambienti industriali per fornire ossigeno salvavita”. Letta la motivazione della sentenza e chiesto se ha qualcosa da dire prima che venga attivato “il sistema di ipossia da azoto” da un’altra stanza, l’azoto gassoso viene somministrato per almeno 15 minuti o “cinque minuti dopo la comparsa del tracciato piatto sull’Ecg”. 

Secondo quanto riporta la Cnn, Smith è apparso cosciente per “diversi minuti dall’inizio dell’esecuzione”. Nei 2 minuti successivi all’inalazione dell’azoto “tremava e si contorceva su una barella”. Quindi, ha respirato profondamente per alcuni minuti prima che il movimento iniziasse a rallentare “fino a quando il respiro è diventato non più percepibile”. 

John Hamm, responsabile del Dipartimento carcerario dell’Alabama, riferisce che il detenuto ha eseguito “alcuni movimenti involontari” e il suo respiro è diventato “affannoso”: “Era tutto previsto secondo gli effetti collaterali che abbiamo visto e studiato sull’ipossia da azoto. Quindi nulla fuori dall’ordinario rispetto a ciò che ci aspettavamo”. 

Si tratta di un metodo assolutamente sperimentale di esecuzione, approvato dalla Corte suprema dell’Alabama, che – per paradosso – è vietato sugli animali, denunciava Amnesty. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha parlato di pratica potenzialmente equivalente a tortura o altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, chiesdendo invano di fermare l’esecuzione.