di Elisabetta Failla
La Tenuta Poggio alla Monache si trova in uno dei luoghi più affascinanti della Toscana, quello delle Crete senesi, nei dintorni di Asciano e vicino all’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, fondata nel 1319 dal nobile senese Giovanni Tolomei. Una volta edificato il complesso, il Tolomei si cambiò il nome in Bernardo, in onore di San Bernardo di Chiaravalle, e si ritirò nell’abbazia per condurre una vita più spirituale con gli altri nobili Ambrogio Piccolomini e Patrizio Patrizi. In particolare, i tre decisero di aderire all’ordine dei Benedettini, seguendo la famosa regola “ora et labora”. Il monastero venne chiamato Monte oliveto Maggiore per distinguerlo dagli omonimi di Firenze, di San Gimignano e di Napoli, sorti dopo e soggetti a questo.
La storia di Poggio alle Monache si perde nei secoli con la costruzione dell’antica e più ampia tenuta risalente al 1200 circa ed era chiamata anche “Tenuta di Chiusure” che, assieme a quella detta “di Siena”, faceva parte delle proprietà appartenenti al Monastero di Santa Marta. Era cuore pulsante dell’economia agricola del tempo, vista la sua vastità terriera, con una produzione, tra gli altri, anche di vino. L’antica tenuta è stata vissuta tra la chiesa e alcune nobili e storiche famiglie di conosciuta virtù tra cui i Piccolomini D’Aragona.
Oggi la fattoria è gestita da Alessandra Giardi, dal marito Alessio Magi e dalla figlia Caterina che custodiscono e preservano con dedizione la sua storia secolare. Attualmente la tenuta è circondata da circa un centinaio di ettari di terreno dove si produce vino, olio, seminativi e tartufo pregiato. Il territorio, situato fra i colli senesi, la Val d’Orcia e Montalcino e particolarmente vocato alla viticoltura, Sono oltre 5 gli ettari coltivati a vigneti come Sangiovese, Syrah, Canaiolo, Vermentino, Malvasia, Trebbiano e San Colombano. Infine dalla vendemmia 2023 Poggio alle Monache è azienda certificata biologica.
I vini di Poggio alle Monache che abbiamo degustato sono due. Il primo è Poggio alle Monache Naviglio Toscana Igt 2023 prodotto con Vermentino in purezza. Questo è un vitigno simbolo delle regioni mediterranee, affonda le sue radici nel Medioevo e trova le sue origini in Liguria e in alcune zone della Francia, come la Provenza, ma anche in Toscana ha trovato la sua patria di elezione dove viene apprezzato per i suoi vini freschi e aromatici.
L’azienda ha scelto una zona del suo territorio per coltivare il Vermentino che è caratterizzata da terreni calcarei e silicei, ideali per esaltare le peculiarità del vitigno. Infatti conferiscono al vino una bella mineralità e preservano l’acidità e la freschezza, sue qualità distintive.
Il processo di vinificazione comprende una pressatura soffice delle uve, decantazione a freddo del mosto e fermentazione a temperatura controllata. Il vino viene poi affinato sulle fecce fini per 5 mesi, con batonnage settimanali, che contribuiscono a creare un bouquet aromatico intenso e complesso.
Di colore giallo paglierino dorato e intenso, al naso mostra sentori di pesca gialla, esotica come l’ananas, di erbe aromatiche come il rosmarino e minerali. Al palato Naviglio è avvolgente, rotondo, sapido, fresco, minerale con un retrogusto fruttato. Un vino persistente ed elegante, ottimo in estate, ma non solo, abbinato a piatti di pesce, insalate e piatti leggeri.
“Un vino che non tradisce ne all’olfatto né al palato, esprimendo tutte le caratteristiche del nostro territorio – commentano Alessandra Giardi e Alessio Magi – Con la vendemmia 2023 Naviglio ha ricevuto anche il certificato biologico, un risultato di cui siamo fieri.”
Il secondo vino degustato è Rosa Briosa vino rosato frizzante 2022, prodotto da Sangiovese e altre uve autoctone con metodo ancestrale che l’azienda ha voluto valorizzare anche da un accattivante tappo a corona. L’origine di questo metodo è molto antico, forse risale addirittura all’antica Roma, ma la sua “nascita ufficiale” risale al XV-XVI secolo in Francia, nella regione del Languedoc-Roussillon. In pratica in bottiglia avviene una rifermentazione spontanea e naturale che utilizza gli stessi lieviti indigeni senza l’aggiunta di altri lieviti p zuccheri. La spumantizzazione viene interrotta semplicemente abbassando la temperatura per poi rialzarla una volta imbottigliato. Un metodo antico che dona vita a vini unici e sfaccettati, capaci di esaltare le caratteristiche del vitigno e del territorio.
Dopo la raccolta manuale e la pressatura soffice delle uve, segue la fermentazione a temperatura controllata in acciaio, interrotta vicina alla sua conclusione con l’ausilio del freddo. La rifermentazione avviene in bottiglia, con un affinamento sulle fecce fini per almeno 3 mesi.
Rosa Briosa è di colore rosa cipria con riflessi lampone e con un perlage fine. Al naso mostra subito una certa mineralità che poi lascia i posto a note di gelsomino, frutti di bosco, in particolare le fragoline e lampone, e note di pompelmo e leggere note di erbe aromatiche. Al palato è secco, piacevolmente vivace, fresco, sapido, leggermente minerale e con un finale agrumato. Ottimo come aperitivo per accompagnare antipasti toscani e abbinato carni bianche saporite e primi leggeri.
“Abbiamo deciso di aggiungere alla nostra linea di produzione questo vino che nasce appunto grazie a questo metodo di spumantizzazione antico e nello stesso tempo bellissimo. – raccontano Alessandra Giardi e Alessio Magi – Rosa Briosa è un concentrato di profumi e sapori, un vino ideale per antipasti di pesce fritto, oppure con vol-au-vent al formaggio, un vino che nella sua semplicità, regala emozioni uniche”
Poggio alla Monache – Loc. Chiusure, 53031 Asciano (SI) www.poggioallemonache.com