Rapporto Irpet sull’illegalità in Toscana
Un giro d’affari da 11,3 miliardi di euro che pesa per l’11,7% sul prodotto interno lordo (Pil) della Toscana: è l’economia cosiddetta non osservata, che aggrega attività illecite (il loro giro d’affari è stimato in 1,2 miliardi di euro annui) e altre sommerse perché ad esempio ignote al fisco (10,1 miliardi attribuibili ad esse): è quanto emerge dal rapporto Irpet “Illegalità e criminalità organizzata nell’economia della Toscana” presentato questa mattina a Firenze.
Nel documento gli esperti dell’Istituto regionale di programmazione economica della Toscana mettono a fuoco a livello regionale il dettaglio delle attività illegali o sommerse che generalmente sfuggono aII’osservazione statistica e alle rilevazioni ufficiali.
Tutto sommato, guardando al sistema produttivo, in Toscana è relativamente contenuta l’incidenza delle cosiddette imprese cartiere, ovvero quelle che nascono appositamente “con intentidi evasione, elusione e/o riciclaggio attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti”.
L’incidenza regionale di questo tipo di imprese sul totale è del 3,6% a fronte del 5% in Italia. I settori con valori più elevati in questo senso sono attività finanziarie ed assicurative (6,6%), costruzioni (5,8%) e commercio (5,4%).
E poi però ci sono le ditte ‘apri e chiudi’, quelle che presentano mortalità anomala con chiusura entro tre anni dalla nascita. Di norma la loro attività è tesa ad eludere gli accertamenti fiscali. Il fenomeno viene rilevato prevalentemente nei settori dell’abbigliamento e della pelletteria e calzature fra Prato ed Empoli).