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‘Tracey Emin. Sex and Solitude’, la nuova mostra di arte contemporanea a Palazzo Strozzi

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di Elisabetta Failla

Continua a Palazzo Strozzi la presentazione delle opere di artisti femminili. La nuova mostra aperta oggi e visitabile fino al prossimo 20 luglio, dal titolo Tracey Emin. Sex and Solitude, è la più grande mostra mai realizzata in Italia dedicata a una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo.

Grazie al lavoro di Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, insieme a tutto lo staff, Firenze è diventata un punto di riferimento importante per l’arte contemporanea attirando visitatori che amano questa città non solo per il suo storico passato ma anche per il suo presente. Tra l’altro, come annunciato dalla sindaca Sara Funaro durante la presentazione, un accordo con il demanio dello Stato Palazzo Strozzi è adesso di proprietà del Comune di Firenze. Questo consentirà una maggiore collaborazione e impulso da parte dell’amministrazione comunale.

L’esposizione ha avuto una lunga gestazione, quasi quattro anni, ed è curata proprio da Arturo Galansino. Grazie ad essa il visitatore può apprezzare la poliedrica attività di Emin che spazia tra pittura, disegno, video, fotografia e scultura, sperimentando tecniche e materiali come il ricamo, il bronzo e il neon. Il titolo fa riferimento a due parole chiave, sesso e solitudine, che permeano le oltre 60 opere di un percorso che attraversa diversi momenti della carriera dell’artista, dagli anni Novanta a oggi, in un intenso viaggio sui temi del corpo e del desiderio, dell’amore e del sacrificio.

“L’arte contemporanea è parte integrante dell’identità di Palazzo Strozzi e siamo orgogliosi di presentare l’opera di Tracey Emin in una grande mostra senza precedenti in Italia, permettendo al pubblico di scoprire una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo”, ha affermato Arturo Galansino. “L’esposizione a Palazzo Strozzi segue un percorso tematico, offrendo al pubblico un’immersione nei sentimenti che animano l’arte di Tracey Emin. Sesso e solitudine, poli opposti evocati dal titolo, rappresentano il fulcro della sua pratica artistica, un dialogo intimo tra il desiderio di connessione e l’inevitabile isolamento dell’esistenza”.

Molte delle opere esposte sono presentate in Italia per la prima volta, come la monumentale scultura in bronzo I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), esposta in dialogo con lo spazio rinascimentale del cortile di Palazzo Strozzi, o la storica installazione Exorcism of the last painting I ever made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che abbia mai fatto, 1996), ricostruita in una delle sale del Piano Nobile. Parte fondamentale del percorso sono anche nuove produzioni, in diversi media, realizzate in occasione della mostra.

Tracey Emin, che nel 2024 è stata insignita del titolo di “Dame” per il suo contributo all’arte,  è celebre per l’approccio diretto e crudo con cui traduce esperienze personali in opere profondamente intime, intense e potenti. Non rappresenta mai eventi specifici, ma cattura emozioni come la passione sessuale e la malinconia, che si esplicitano in un universo artistico fatto di dimensioni, forme e media diversi, in cui desiderio e amore si intrecciano con dolore e sacrificio.

In mostra, dipinti come It – didnt stop – I didnt stop (Non si è fermato – Non mi sono fermata, 2019) o There was blood (C’era sangue, 2022) incarnano tali forze espressive, in cui figurazione e astrazione si fondono sulla tela attraverso intensi gesti pittorici e cromie audaci che delineano frammenti di corpi e immagini di forte carica sessuale. Sculture come All I want is you (Tutto quello che voglio sei tu, 2016), invece, traducono l’energia emotiva in volumi tridimensionali, dando forma alla vulnerabilità e alla forza del corpo umano attraverso una marcata materialità e posture dinamiche che comunicano profonda intimità e introspezione. Anche le opere testuali di Emin agiscono in modo simile, utilizzando un linguaggio diretto ed esplicito per coinvolgere visceralmente il pubblico, e una gestualità totalmente personale basata sulla traduzione visuale della propria scrittura a mano, come nell’installazione al neon Those who Suffer LOVE (Chi soffre AMA, 2009) oppure in ricami o coperte decorate con applicazioni quale I do not expect (Non mi aspetto, 2002).

Nella pratica di Tracey Emin vita e arte si intrecciano, con opere in cui momenti intimi e privati si trasformano in metafore esistenziali, riflettendo su grandi temi dell’essere umano, dalla sessualità alla malattia, dalla solitudine al rapporto con gli altri. Attraverso una ricerca onesta e fortemente autobiografica, Emin si concentra in particolare sull’idea della figurazione, ponendosi in particolare rapporto con maestri come Edvard Munch ed Egon Schiele, due degli artisti da lei più amati. La sua esplorazione del corpo la inserisce infatti in una tradizione artistica centrata sulla figura umana, creando un dialogo che allo stesso tempo contrasta e converge con l’eredità rinascimentale di Firenze, incarnata dall’architettura di Palazzo Strozzi stesso.

La mostra è composta da oltre sessanta opere, provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo ed esposte tra il Piano Nobile e gli spazi pubblici del cortile e della facciata di Palazzo Strozzi. Il percorso non è cronologico ma tematico e riprende temi e momenti diversi della carriera dell’artista attraverso diversi media come pittura, scultura, installazione e video e l’utilizzo di tecniche e materiali eterogenei come il ricamo, il bronzo o il neon.

L’esposizione parte proprio dalla facciata di Palazzo Strozzi dove sopra il portone è situato un grande neon che accoglie i visitatori con l’intensa dichiarazione visiva che dà titolo alla mostra: Sex and Solitude (Sesso e solitudine, 2025), opera site-specific creata per questa occasione, che illumina l’architettura rinascimentale in un azzurro vivido.

Questo intervento introduce immediatamente due poli della ricerca di Tracey Emin: il corpo e la sessualità da un lato, la solitudine e la vulnerabilità dall’altro. Il corpo, fragile e carnale, è sempre al centro della sua indagine, sospeso tra desiderio e sofferenza, amore e perdita, come testimonia l’opera esposta nel cortile di Palazzo Strozzi, I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024), monumentale scultura in bronzo di una figura femminile che domina lo spazio, in una forte tensione tra monumentalità e intimità (foto in alto).

La riappropriazione del corpo femminile emerge in numerose opere della mostra, tra cui Exorcism of the last painting I ever made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che abbia mai fatto, 1996), installazione presentata per la prima volta in Italia, che documenta la storica performance che segnò il ritorno di Emin alla pittura dopo anni di interruzione. In una sala di Palazzo Strozzi è ricostruito lo studio temporaneo in cui l’artista visse e lavorò nuda per tre settimane e mezzo di fronte agli occhi del pubblico, creando disegni e dipinti ispirati ad artisti uomini come Egon Schiele, Yves Klein e Pablo Picasso. Diventando soggetto e oggetto della sua arte, Emin attua una sorta di esorcismo artistico, sovvertendo il ruolo della donna: non più semplice modella ma attiva protagonista.

La pittura è mezzo espressivo centrale per Emin, che in ogni tela crea un campo di tensioni emotive, segnato da una forte materialità, come in Hurt Heart (Cuore ferito, 2015), It was all too Much (Era tutto troppo, 2018), It – didnt stop – I didnt stop (Non si è fermato – Non mi sono fermata, 2019), There was blood (C’era sangue, 2022) Not Fuckable (Non scopabile, 2024), o I waited so Long (Ho aspettato così a lungo, 2022) in cui l’artista lavora istintivamente, lasciando emergere forme in bilico tra figurazione e astrazione. Le sovrapposizioni di colore e i segni lasciati dal gesto pittorico mantengono la traccia del processo creativo, con cancellazioni e ripensamenti visibili. Pennellate rapide e colature di pittura imprimono alla tela un’intensità vibrante e instabile, amplificando allo stesso tempo il forte carattere passionale delle opere e le sensazioni di fragilità e memoria sospesa che sembrano caratterizzarle.

L’amore è tema centrale nell’opera di Tracey Emin, esplorato nelle sue sfaccettature, tra desiderio, romanticismo e dolore, come nei ricami I don’t need to see you I can feel you! (Non ho bisogno di vederti, posso sentirti! , 2016) e No Distance (Nessuna distanza, 2016). Un’analoga intensità permea le sue sculture, in bronzo con patina di nitrato d’argento, come Coming Down From Love (Scendendo dall’amore, 2024) e In my defence – I thought of only you (In mia difesa: ho pensato solo a te, 2017). Fondamentale nella pratica dell’artista è l’uso del linguaggio, nei titoli e all’interno delle opere stesse. Le parole che Emin utilizza sono sempre dirette ed esplicite per coinvolgere visceralmente il pubblico, fondendo confessione e affermazione. Celebre è l’uso del neon, con cui crea frasi che riproducono la sua scrittura manuale, trasformandola da espressione intima in esperienza visiva ed emotiva. Ne sono esempio la grande scritta al neon per la facciata di Palazzo Strozzi, ma anche opere come Love Poem for CF (Poesia d’amore per CF, 2007), basata su versi scritti negli anni Novanta per l’ex fidanzato Carl Freedman, che si trasforma in una dichiarazione universale di dolore e desiderio, o Those who Suffer LOVE (Chi soffre AMA, 2009), in dialogo nello spazio espositivo con un video dallo stesso titolo.

Main Sponsor della mostra, Gucci rafforza la collaborazione con Palazzo Strozzi attraverso uno speciale screening dedicato all’arte video di Tracey Emin, nell’ambito del progetto Controluce. Stories of Beauty. Nella sala Cinema di Palazzo Gucci in Piazza della Signoria a Firenze sarà presentata una selezione di storici video dell’artista (Burning Up, 1997; Riding For a Fall, 1998; Reincarnation, 2005), offrendo un ulteriore spazio di approfondimento sulla ricerca di un’artista che fa del legame tra parola e immagine lo strumento di un racconto intimo e viscerale tra arte e vita.