di Elisabetta Failla
Questa mattina è stata presentata nella Sala d’Elci della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze la riproduzione digitale ad alta risoluzione della più antica copia delle Pandette di Giustiniano, conservata presso questa biblioteca.
La digitalizzazione è il risultato del service promosso dal Rotary Club Firenze Amerigo Vespucci, presieduto quest’anno dall’avv. Alessandro Failla, in occasione della celebrazione del decennale dalla nascita del Club che verrà festeggiato domani.
La copia custodita risale al VI secolo ed è nota anche come Codex Florentinus o Littera Florentina. Il service del Rotary Firenze Amerigo Vespucci, che ha ottenuto il plauso anche del mondo accademico, è di altissimo valore culturale perché consente in tal modo di mettere il manoscritto a disposizione degli studiosi di tutto il mondo.
Francesca Gallori, Direttrice della Biblioteca Medicea Laurenziana, ha sottolineato la “lungimiranza del Rotary Firenze Amerigo Vespucci, che ha deciso di dedicare un service alla digitalizzazione di questo importante manufatto, al fine di consentire agli studiosi di vedere l’aspetto reale delle carte del manoscritto ed apprezzare le sfumature dell’inchiostro, i cambi di mano (vi si sono riconosciute 13 mani alla copia), le rasure operate sulla pergamena: tutti aspetti che contribuiscono a scendere in profondità nella comprensione della realizzazione del manoscritto. Il risultato – ha precisato – è un esempio concreto di collaborazione virtuosa tra un ente pubblico come la Biblioteca Medicea Laurenziana, che ha il compito di preservare e tramandare il suo patrimonio e i privati, come il Rotary Firenze Amerigo Vespucci, che sostengono la biblioteca in questo difficile compito”.
Eugenia Antonucci, referente settore manoscritti, papiri rari, stampati antichi, riproduzioni della Biblioteca ha sottolineato che “finalmente, anche le Pandette, la cui digitalizzazione è stata eseguita dalla ditta Pineider, possono far parte di questo grande patrimonio manoscritto digitalizzato con 1855 immagini”.
Le Pandette sono tra le ultime digitalizzazioni aggiunte in ordine di tempo nella Teca digitale della Biblioteca Medicea Laurenziana. La costituzione di una Teca digitale è un progetto, iniziato nel giugno del 2008 ed è stato uno dei primi in Italia. La prima digitalizzazione è stata quella del nucleo di manoscritti che aveva segnato la nascita della Laurenziana nel sec. XVI, ovvero il fondo Plutei. Da allora la Teca si è evoluta e oggi è gestita dal software ContentDM che è una piattaforma all’avanguardia per la gestione di collezioni digitali e che permette a biblioteche, archivi e musei di archiviare, organizzare e condividere oggetti digitali, supportando gli standard IIIF, per una migliore visualizzazione ad alta definizione delle immagini o l’Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting, per l’esposizione e lo scambio dei metadati.
Attualmente la Teca contiene 4122 manoscritti digitalizzati, oltre a tredici cataloghi storici a stampa, per un totale di circa 1.500.000 immagini, potendo contare sia sulle dotazioni ministeriali di supporto ai progetti di digitalizzazione, sia sfruttando le collaborazioni con altri Istituti come, ad esempio il Dipartimento di scienze storiche del mondo antico della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Pisa che, nell’ambito di un progetto di ricerca di interesse nazionale ha portato alla catalogazione e digitalizzazione dei manoscritti siriaci laurenziani, ora presenti in Teca), oppure la Library of Congress e il Getty Research Institute di Los Angeles che hanno finanziato la digitalizzazione dei tre volumi della Historia General de las cosas de Nueva España, opera enciclopedica sulla civiltà atzeca composta dal frate missionario Bernandino de Sahagun, scritta in spagnolo e nahuatl, la lingua degli aztechi appunto, corredata di quasi 2500 illustrazioni, inseriti nel 2015 nel Memory of the World Register”.
Alessandro Failla, Presidente del Rotary Firenze Amerigo Vespucci, ha tenuto a sottolineare come il Club si sia sempre distinto per le azioni di sostegno a favore del sociale e della conservazione del patrimonio artistico. “È grazie al nostro Past President Fabio Bargellini, poi prematuramente scomparso lo scorso mese di novembre ed a cui abbiamo dedicato questa iniziativa, che la copia delle Pandectae è stata digitalizzata. – ha spiegato – Infatti, a causa della fragilità della pergamena, non era più accessibile agli studiosi e veniva utilizzata in sua vece ai fini di studio una copia impropria che riproduce immagini in bianco e nero. Siamo consapevoli infatti – ha concluso – che la tutela del patrimonio culturale sia un valore da difendere a tutti i costi anche perché, come insegnava Tucidide, conoscere il passato serve per capire il presente e orientare il futuro”.
Alla presentazione ha partecipato anche la Prof.ssa Patrizia Giunti, ordinaria di Diritto romano all’Università di Firenze, e titolare della cattedra universitaria che fu di Giorgio La Pira, che ha evidenziato l’altissimo spessore culturale ed emotivo, illustrando la storia del manoscritto.
Le Pandectae di Giustiniano (titolo greco dell’opera conosciuta anche con il suo titolo latino, Digesto di Giustiniano) è il racconto di un’avventura meravigliosa, affascinante e in parte ancora avvolta nel mistero, del Digesto. La sua stesura è avvenuta a Bisanzio, durante del VI secolo d.C. quando l’impero d’Occidente è ormai in mano ai barbari mentre l’Impero d’Oriente sopravvive con Giustiniano. Ed è proprio l’imperatore che vuole raccogliere l’eredità culturale giuridica di Roma con la compilazione del Digesto.
La sua redazione è stata veloce, tre anni, grazie al sistema adottato. La commissione di professori proveniente da due delle più importanti università del tempo, Bisanzio e Beirut, è suddivisa in sottocommissioni che si occupano ciascuna di un argomento. Una volta riunite le parti nasce il Digesto composto da 50 libri.
“Questo è lo stesso sistema adottato per redigere la nostra Costituzione nel dopoguerra – ha spiegato la Professoressa Giunti – realizzata in solo un anno e mezzo grazie anche a Giorgio La Pira a cui dobbiamo molto.”
Promulgato il 16 dicembre 533 ed entrò in vigore il 30 dicembre dello stesso anno. Giustiniano ne ordinò 70 copie e quella conservata presso la Biblioteca Medicea Laurenziana è una di queste.
Il Digesto ha segnato la storia della cultura giuridica europea e, da lì, il patrimonio di scientia iuris che ha attraversato i millenni e i continenti. La copia originale, bizantina che, per “strana sorte e strano destino”, arriva a Firenze nel 1406 passando prima per Amalfi e poi Pisa. A Firenze viene custodito nel Palazzo dei Priori (oggi Palazzo Vecchio ndr) dove i Medici lo mettono a disposizione degli studiosi come Marsilio Ficino e Cristoforo Landino. Alla loro caduta, la Repubblica fiorentina ne fa il simbolo della libertà e di ideali politici e il Digesto viene esposto nel Salone dei Cinquecento nei moneti politici importanti.
Quest’opera è anche un simbolo di un’Europa unita e dell’universalità del diritto. La Professoressa Giunti ha raccontato, infatti, come un’altra sua copia, giunta a Montecassino, arriva fino all’università di Bologna, dove Irnerio, giudice, maestro di Arti Liberali e di Diritto romano, lo insegna ai suoi studenti provenienti da ogni parte d’Europa. “Saranno proprio gli studenti, una volta tornati nei loro Paesi d’origine, a insegnarlo presso le università, come Oxford o Parigi, o ad applicarlo come giudici e avvocati – ha evidenziato la Professoressa Giunti – Per questo il Diritto romano è alla base della cultura giuridica europea.” Non solo, i tempi del colonialismo, i codici vengono portati nelle colonie in Asia e nell’America Latina contribuendo a rendere universale la cultura giuridica.