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Sequestrate 2.384 tonnellate di tessuto illegale senza certificazione

admin
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tessuti irregolariSono circa 2.384 le tonnellate di tessuto, pari a 78 container a pieno carico, sequestrate nei giorni scorsi dai militari della Compagnia di Prato, nel corso di un’operazione di servizio a contrasto della criminalità economica.
L’intervento, che ha tratto spunto da un’attività di controllo del territorio integrata con elementi informativi desunti dalle banche dati in uso al Corpo, si è sviluppato nei confronti di 3 aziende di commercializzazione di prodotti tessili, gestite da cittadini di origine cinese, due delle quali situate nel “Macrolotto 2” pratese ed una a Seano. Durante l’ispezione emergeva subito evidente come i circa 86.000 rotoli, depositati all’interno delle strutture industriali, aventi un valore complessivo di circa 13 milioni di Euro e destinati al successivo confezionamento di capi d’abbigliamento, non fossero accompagnati da alcuna certificazione o etichettatura in grado di attestarne origine e composizione, in violazione perciò della normativa contenuta nel Reg. (CE) nr.1007/2011 che indica nella “composizione merceologica ben visibile” il requisito necessario per immettere i prodotti nella libera pratica in ambito UE.
Ciò al duplice fine, da una parte di garantire il consumatore finale che, per motivi sanitari, deve essere certo della qualità del tessuto da indossare, dall’altra di reprimere fenomeni di concorrenza sleale tra aziende, generati da una riduzione di costi industriali a favore del produttore scorretto il quale può così vendere generi a basso prezzo perché non penalizzati dalle spese relative al controllo di qualità.
L’infrazione di questa norma comporterà l’irrogazione di una sanzione pecuniaria da parte della Camera di Commercio e l’eventuale confisca delle merci. Si tratta dei uno dei più ingenti sequestri operati nel settore. Le aziende saranno sottoposte a successiva ispezione fiscale che sarà finalizzata soprattutto ad interrompere la filiera di ingresso dei tessuti illegali che, certamente prodotti in Cina, facevano ingresso nel territorio italiano provenienti dalla Francia.

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