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Nardella: “La mia giunta è fatta di gente onesta” La città lo aspetta, ma perché metterlo in risalto?

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di Umberto Cecchi

Mi meraviglio che seguitiamo a meravigliarci, eppure è così. Forse perché conserviamo in noi, almeno i più maturi per età, un senso di rispetto, sia verso gli altri sia verso noi stessi. La politica, anche la politica, una volta era così: si sosteneva il nostro pensiero, promettevamo guardando al futuro, cercando più o meno di farcela a mantenere le promesse. Dicevamo, spesso, di essere stati bravi a fare una cosa o a risolverne un’altra. Erano i nostri biglietti da visita: impegno, operatività, anche bravura, in certi casi. Ma non sentivamo mai il bisogno di dire che eravamo onesti. Perché era naturale che lo fossimo, perché avevamo piacere che fossero gli altri ad affermare, assieme a bravura e capacità di fare, che eravamo onesti. Non sentivamo il bisogno di ricordarlo a ogni piè sospinto, come se temessimo che la gente la ‘nostra’ gente, la pensasse diversamente.

Certo: capisco che oggi, con presidenti di Regione eletti nonostante che il capogruppo dell’antimafia li avesse considerati ‘impresentabili’, e che invece vengono presentati e votati e restano al loro posto con sotterfugi e manfrine; capisco che oggi con mezzo governo della Città Eterna prigioniero di galere e irretito in inchieste e un sindaco che come l’eroico Salvatore Sciesa, dice con sfacciata insolenza ‘tirem innanz’, andiamo avanti, un politico, voglia mettere le mani avanti e fra gli altri meriti elenchi, sottolinei, ripeta, insista dicendo ‘noi siamo onesti’.
Bene, abbiamo capito, ne siamo lieti. Ma è davvero importante ripeterlo ancora a villa Demidof, in un incontro festante di popolo organizzato per festeggiare il primo anno di governo della città?

Siamo onesti, noi siamo una amministrazione onesta, dice il sindaco e vorrebbe aggiungere non confondeteci con altre amministrazioni che invece hanno dimostrato di non essere tali, perché le altre sono del suo stesso partito, e la cosa sarebbe sconveniente. Già ci sono troppe liti nel Pd.
Esiste uno strano modo di comportarsi nel nostro Paese. Una dicotomia. Tacere e sopire i danni degli amici di vita o di politica, e chiedere giustizia sommaria e dimissioni immediate per i nemici. E difendersi comunque, da buoni innocenti, senza che nessuno ci sospetti di disonestà.

Dario Nardella sindaco di Firenze ormai da un anno, dice: noi siamo amministratoti onesti. E noi ci crediamo. Ma è proprio così necessario mettere le mani avanti? Ho fatto parte del consiglio comunale di Palazzo Vecchio, la maggioranza di sinistra, dal sindaco al capogruppo era una maggioranza onesta. Così era la minoranza. Ma mai ci venne in mente di ricordare alla città di essere onesti. Lo eravamo e basta. Lo dimostravamo coi fatti. E oggi la storia lo avvalora. E nessuno di noi si appunta medaglie sul petto. Era nostro assoluto imperativo categorico essere onesti nell’amministrare Firenze.
Anche perché, sindaco, noi conoscevamo bene la città e soprattutto i fiorentini: guai a ripetere tre volte un concetto. Sarebbe nato subito il sospetto.
Mi dia retta, le lodi non se le faccia da solo, se le faccia fare dalla città. Che è una città onesta nei suoi giudizi. Amante del questionare, forse. Ma onesta.

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