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Firenze, patrimonio dell’umanità minacciato da trivelle, gru e tunnel Tav

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Di Umberto Cecchi

Nessuno glielo ha detto al Papa in transito, e mi sembra giusto così, che una trivella dal peso esosamente abnorme è precipitata su una strada di Firenze in mezzo al traffico.

A Firenze, la bella delicata, succulenta ostrica perlifera fiorentina, da salvaguardare sempre e comunque, non la Dead Valley tutta sabbia e roccia. Una trivella ribelle ha interrotto il suo lavoro alla costrizione della tranvia occupando la strada e creando il caos nel traffico urbano. Ingenerando paura.

Lasciatemi fare un digressione sulla paura.

La parola paura, oggi, sembra abbia un significato malevolo. Sia per qualcuno qualcosa di impronunciabile. Ad esempio, quando si parla di immigrazione, e c’è chi dice che in certi momenti ha paura a girare per la città, c’è sempre qualcuno che di immigrazione non sa nulla, ma accusa i giornali di sfruttare questa parola con lo scopo di ingenerare nei lettori repulsa nei confronti dell’”alieno”. Paura, dice questo acuto critico che non trovo mai con me a mangiare alla mensa dei poveri, degli immigrati, che non esiste. E invece esiste perché una immigrazione incontrollata porta a una sopravvivenza conflittuale. Non è l’immigrato che fa paura, è il metodo con il quale le istituzioni si trattano un individuo dopo averlo accolto “obtorto collo”. Costringendolo a sopravvivere di espedienti o morire di fame. Paura perché nessuno aiuta nessuno a capire che non c’è diversità ma solo ignoranza.

Il concetto di paura è stato sollevato anche nel caso della trivella caduta  fra la gente, che in realtà ha avuto e ha paura: Dei lavori per il tram, delle trivelle e delle gru innalzate come torri per le strade. Mi pare che proprio una gru sia caduta poco dopo la trivella. Paura del fatto che la città intera sia stata compressa in modo assurdo.

Eppure io spero e voglio credere che nonostante gli incidenti, di paura ancora non si possa parlare. I critici dei lavori dicono che il sottosuolo di Firenze, a causa della sua conformazione, terra di riporto, intriso d’acqua d’Arno che da secoli la fa da padrone in città e un sottosuolo friabile, mal si addice a sopportare certi massicci e invasivi lavori. Sui quali l’Unesco stesso sembra riflettere.

Ma riflettiamo anche noi: siamo figli di un secolo ricco di futuro e soprattutto assestato su un passato di esperienze, scoperte, progressi scientifici. Quindi siamo convinti – io almeno lo sono – che prima di metter mano all’opera omnia di Firenze in tram, sia stato commissionato un consistente lavoro di ricerca ambientale  in grado di rassicurare i cittadini dal crollo di trivelle e di gru, di smottamenti, di interruzioni o perdite disastrose di falde acquifere. Cosa, quest’ultima, che si registrò anni fa nel corso di una costruzione ancora oggi interrotta, e che mise a secco un’ampia zona residenziale.

Ecco: paura. Una parola che non va abusata. Ma che nemmeno deve essere deprecata o censurata. Al di là di tutti quelli che parlano a vanvera o perché si sentono maestri di vita, io, nella mia di vita, ho sempre considerato la paura una buona consigliera: più d’una volta ho conservato la mia vita grazie a un sottile senso di paura che mi ha aiutato. Non sono mai scappato via, ma andando avanti ho sempre accortamente calcolato i pericoli. La paura, se non è patologica, è una reazione istintiva, come un anticorpo, che esiste in ognuno di noi. Guai a esserne schiavi, ma guai a ignorarla.

E allora torniamo al tema. I cittadini chiedono di potere traversare Firenze senza dover temere, e l’Unesco, nel suo indicare alcune città patrimonio dell’umanità, sostiene che in queste ultime – che sono particolarmente delicate – il titolo può essere ritirato se particolari lavori rischiano di comprometterne la stabilità e il patrimonio artistico. Tav, tram  e il suggerimento fatto – mi pare da Renzi – di far passare un tunnel sotto il Duomo, solo un suggerimento niente di più, rischiano di compromettere davvero la stabilità ambientale.

Ecco perché non sarebbe male rassicurare i cittadini – è loro diritto – mostrando i risultati della ricerca dell’assetto ambientale in rapporto ai numerosi, e forse troppi e tutti insieme, cantieri aperti.

 

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