Di Umberto Cecchi
Fa sempre un certo effetto di repulsa, quando in politica si eccede nello scontro, radicalizzandolo. Ma il problema diventa più acuto, inaccettabile perché pericoloso, quando, irritati per venir contraddetti, si ricorre alla frase che per la sinistra dovrebbe chiudere la bocca a tutti: fascista. Una sorta di imprimatur che ripesca nella storia a man bassa.
Così per Tiziana Taiti, ex assessore del comune di Sesto, strenua difensora [che brutto, difensora] dell’inceneritore, pretende di chiudere la bocca alle mamme che si oppongono alla sua realizzazione, non argomentando una risposta sostenibile [non ce l’ha? Non sa come?] , ma dicendo che il loro è un atteggiamento fascista.
Mi chiedo: e se le mamme, rispolverando vecchi idoli infranti e anch’essi condannati dalla storia, chiamassero stalinista il comportamento della Taiti? Forse lei ne sarebbe felice, non so, il vecchio orco baffuto con qualche milione di morti sull’anima, in fondo non è mai stato esecrato quanto merita, ma certo questa botta e risposta ci riporterebbe a un dibattito un tantino vecchio: Il problema non è né può essere discusso sulla base del vilipendio o del rispolvero degli ‘ismi’ d’antan, ma deve rimanere sul filo della libertà di pensiero. Della libertà in genere.
La Taiti, è convinta d’aver ragione e di averla lei sola. E nega per questo la possibilità di contrastare le sue idee: e tale atteggiamento stando al suo metro, mi sembra il fascismo che lei evoca accusando gli altri. Ma lei forse non se ne rende conto. In una democrazia, sia pure renzianamente spavalda come la nostra, ognuno ha diritto di pensarla a suo modo. E di votare a suo piacere. Non come vuole la Taiti. Altrimenti vanifichiamo il senso di libertà di ognuno. E facciamo davvero rinascere il fascismo e lo stalinismo che è il potere assoluto e indiscusso di chi comanda.
Questo è il punto chiave di ogni dibattito politico. Di ogni chiamata alle urne: votare in libertà, dire non o sì in libertà, non aver paura d’essere scioccamente accusato di fascismo o stalinismo.
Già stiamo rispolverando la voce ‘populismo’ rivestendola di significato negativo assoluto, inteso come pessimo, il vizio di voler pensare da parte delle masse che chiedono – e mi par giusto – di essere ascoltate. Il populismo fa paura: questa massa amorfa che osa esprimere un pensiero suo spaventa chi pensa che il potere sia intoccabile. Non è così: è il popolo che alla fine di tutto reagisce e manda a casa chi a casa non ci vorrebbe andare. E allora come la mettiamo? Uccidiamo la democrazia, perché demos, significa popolo. Da quasi quattromila anni.
Stando al modo di pensare un po’ sbrigativo della Tatiana Taiti, il popolo che pensa in liberta, soprattutto in modo diverso dal suo è simbolo di comportamento fascista. Non è affatto una bella premessa per il nostro futuro.