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La vera sconfitta di Renzi non è a Roma, Torino o Napoli ma Sesto Fiorentino

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Di Umberto Cecchi

Non è Roma o Torino l’indice della fragilità del renzismo: è Sesto, appena fuori le mura di Firenze, fino a ieri polo della strana sinistra renziana a base di Verdini e company, e da oggi segno evidente e vincente del malessere della sinistra italiana, che nella storia ha accettato solo rare volte  imposizioni dall’alto, che escludessero il popolo.  Specialmente a Sesto, dove nacquero le prime associazioni dei lavoratori. Sesto ha detto no al renzismo, che imponeva senza ammettere discussioni popolari o repliche, l’apertura di un inceneritore e l’aggressione di una nuova pista aeroportuale.

Giuste o ingiuste che siano queste due decisioni, avevano bisogno anche del parere della gente. Ma il renzismo questo parere lo ignora. Così a  il cosidetto partito Nazionale si è sfasciato, a Torino travolgendo Fassino, vecchio politico saggio e ricco di esperienza, eliminato dal popolo nel nome di una sinistra che sinistra non è più. Così a Roma.

Io sono convinto che Verdini, il solo che avrebbe potuto essere il successore di Berlusconi al posto dei vari Romani e Brunetta nel bailamme della destra, rappresenti invece un grosso guaio per la sinistra. Non porta voti, li erode. Li volatilizza. La destra pur di non votare  là dove c’è lui, ha votato 5 Stelle. Se esistessero ancora le trame politiche di eri che il Cavaliere ha fatto con Verdini una operazione di biologia: lo ha iniettato nel coriaceo tessuto ex comunista, per necrotizzarlo. E così sta accadendo.

Il bilancio è davanti agli occhi di tutti: hanno vinto i poveri. I poveri  che Renzi ha immiserito ancor più dimenticando sfacciatamente la loro indigenza. Ieri in una farmacia, un anziano davanti a me mi ha spiegato di aver rinunciato a parte della sue medicine perché non aveva i soldi per pagare tagliandi, balzelli e altro. Ogni mese mi ha detto debbo spendere 100 euro che non ho.  Per me e  mia moglie. Con la mia pensione minima, ci stiamo adattando a morire. Equitalia, dal canto suo mi chiede ancora soldi di anni fa, quando ebbero inizio le mie difficoltà finanziarie.

Questa è l’Italia del Duemila. E Renzi non ci racconti le solite storie: sarebbe bastata una riforma intelligente, in aiuto dei poveri, al posto di alcune false riforme. Annullare davvero Senato, senatori, funzionari e strutture, invece di far finta di farlo, sarebbe stato già un buon avvio.

Sono stati i poveri, sono stati quelli che hanno creduto nel comunismo, sono stati i cittadini senza voce, a sconfiggere una politica fatta da dilettanti . E badate, il dilettante non è solo Renzi, sono tutti i suoi: un trionfo di sfrontati incapaci al governo, tirati fuori dal cilindro.

 

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