Grazie ad una complessa, meticolosa ed articolata attività di indagine condotta dagli agenti del Commissariato San Giovanni, coordinati dalla Procura della Repubblica di Firenze, sono finiti in manette cinque magrebini con l’accusa di spaccio e detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Secondo gli inquirenti il gruppo era formato da quattro cittadini tunisini, un marocchino. Tutti sono finiti in carcere con l’accusa di spaccio e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante la conferenza stampa è stato evidenziato lo spessore che ha messo in pratica la cittadinanza del luogo con continue denunce alle autorità.
Operazione della Polizia di Stato di Firenze che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Firenze, Dolores Limongi su richiesta della locale Procura della Repubblica, Giovanni Solinas, nei confronti di cinque soggetti – quattro cittadini tunisini e un cittadino marocchino di età compresa tra ventiquattro e trenta anni – accusati, in concorso, di spaccio e detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente all’interno dell’area ASL di San Salvi.
L’indagine ha preso le mosse nel gennaio di quest’anno, quando gli agenti del Commissariato hanno effettuato un controllo nell’immobile situato nell’area abbandonata. In quella occasione furono identificati numerosi soggetti – tra i quali i destinatari della misura – e sequestrati diversi oggetti elettronici e altro materiale di verosimile provenienza furtiva.
La minuziosa analisi dei tabulati telefonici compiuta dagli agenti e un’attenta analisi obiettiva della situazione, hanno portato alla luce una “fiorente” e sistematica attività di spaccio di droga (cocaina e hashish) che durava da mesi, condotta ad un livelli “quasi professionali”.
Proprio in occasione di uno di tali servizi, i poliziotti del commissariato hanno arrestato, il 31 marzo 2016, due dei destinatari. In prossimità del luogo dove poco prima erano stati visti chinarsi, furono infatti trovati quasi 30 gr. di hashish, una scacciacani priva di tappo rosso e un sacchetto con banconote contraffatte.
Dalle numerose testimonianze raccolte dagli investigatori, è emerso come l’area di San Salvi fosse considerata dagli acquirenti un vero e proprio “supermarket” della droga, dove potersi recare per approvvigionarsi a qualsiasi ora del giorno e della notte ad un prezzo di 40 euro per una dose.
Le ulteriori attività di indagine hanno consentito di accertare che il luogo di riferimento della “fitta rete di acquirenti” era, fino all’agosto del 2015, un casolare abbandonato in via del Guarlone. A causa di una tromba d’aria avvenuta nell’estate di quell’anno, il gruppo di nordafricani si è poi spostato nello stabile di San Salvi.