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The State of the Union, Gentiloni: “Ḕ stato un anno difficile ma adesso maggiore fiducia nel futuro dell’Europa”

Redazione
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di Elisabetta Failla

Il primo ministro Paolo Gentiloni ha chiuso il lavori di The State of the Union che si sono svolti ieri in Palazzo Vecchio a Firenze. Nonostante le difficoltà vissute negli ultimi tempi dall’Unione Europea il premier ritiene che si possa guarda al futuro dell’Europa con maggiore fiducia. “Credo che l’anno che abbiamo alle spalle sia stato uno dei più difficili per l’Ue – ha spiegato – la percezione della crisi è stata più forte. Certamente questa crisi non si è esaurita ma altrettanto certamente, dobbiamo essere ragionevoli nel riconoscere, ci sono stati segnali di reazione. Non sottovaluto la persistenza di spinte e posizioni nell’opinione pubblica che continuano ad additare l’Ue come radice di tutti i mali, e per qualcuno l’uscita dall’UE resta la via maestra. Ma so anche che queste si sono rivelate in questi mesi come posizioni di minoranza. E confido che ciò avverrà anche nei prossimi giorni in Francia”.

Proprio pensando al futuro che Gentiloni ritiene che il modo di lavorare debba cambiare prospettiva. “Il soprassalto europeista non si tradurrà in un vero rilancio dell’Europa se non in virtù della capacità di cambiare alcune cose fondamentali del modo in cui lavoriamo insieme nell’Unione – ha proseguito – La strada che dobbiamo percorrere è innanzitutto riconoscersi e rivendicare con più forza i valori costituenti dell’Unione europea”.

Quei valori che devono essere difesi ma che sono anche la base per proseguire il percorso europeo soprattutto per combattere le forze populiste e anti-europee. “L’Europa è quella dei cittadini, l’Europa del popolo – ha ribadito – la dimensione sociale della sfida dell’UE deve tenere conto di un contesto che non è più quello del secolo scorso. Noi difendiamo i diritti, le tutele ma non affrontiamo il tema con la nostalgia del welfare del secolo scorso. Dobbiamo farlo evolvere alla luce della straordinaria evoluzione che la globalizzazione e l’accesso ai mercati di centinaia di milioni di esseri umani ha provocato”. Ringraziando Junker per quanto ha ribadito in mattinata il primo ministro ha evidenziato come serva una “politica comune seria sul tema migratorio. Ho ascoltato da Roma le parole usate stamattina dal presidente della Commissione Europea Juncker e lo ringrazio. ‘Merci Jean Claude’ per quello che hai detto sul fatto che l’Italia ha difeso l’onore dell’Unione. Ma se è una questione d’onore, l’onore va difeso insieme  – ha concluso – non possiamo immaginare che sia difeso solo da un paese”.

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