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Morto Oliviero Beha, nato a Firenze, aveva 68 anni

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Nato a Firenze il 14 gennaio 1949, tifoso della Fiorentina, laureato in Lettere e in Filosofia, Beha aveva iniziato l’attività di cronista nel 1973, collaborando con «Tuttosport» e «Paese Sera». Nel 1976 aveva partecipato alla fondazione della «Repubblica», dove aveva provato a sperimentare un modo diverso di fare giornalismo sportivo, più vicino alla dimensione sociale del fatto agonistico.

Non era un personaggio facile Oliviero Beha, scomparso a Roma all’età di 68 anni, dopo una breve malattia. Giornalista, saggista, conduttore televisivo e radiofonico, era allergico a tutte le appartenenze ideologiche e corporative. Ed era stato spesso al centro di polemiche per le sue prese di posizione e le sue inchieste. Da giornalista sportivo, era stato tra i primi e più acuti nel denunciare i mali del calcio e del tifo, con il libro Anni di cuoio (Newton Compton, 1987). Più tardi era divenuto una sorta di Robin Hood radiofonico con la sua trasmissione «Radio Zorro».

Nel 1984 Beha, assieme a Roberto Chiodi, aveva denunciato un illecito sportivo che avrebbe avuto del clamoroso: una presunta combine nella partita Italia-Camerun dei mondiali spagnoli disputati nel 1982, che poi gli azzurri vinsero trionfalmente. Un’inchiesta che guastava una sorta di favola e anche per questo non aveva convinto la grande maggioranza degli osservatori, ma di cui Beha aveva sempre continuato a difendere la validità con grande convinzione.

Nel 1985, anche in conseguenza di quella vicenda, si era interrotto il rapporto di Beha con «la Repubblica» e nel 1987 era cominciata la sua attività televisiva con Andrea Barbato su Rai 3. Aveva condotto «Va’ pensiero» e partecipato ad altre trasmissioni. Ma i successi più importanti li aveva colti alla radio con «Radio Zorro», programma nato nel 1992 nel quale raccoglieva con grande successo le denunce degli ascoltatori, sollevando casi di vario genere sulle disfunzioni dei servizi pubblici e altri problemi che affliggevano e affliggono il nostro Paese.

Nel 1995 «Radio Zorro», che il suo autore proponeva come un esempio di autentico giornalismo al servizio dei cittadini, si era fusa con la storica trasmissione «3131», generando il successo dell’anno grazie alla vasta partecipazione televisiva del pubblico. Per qualche tempo Beha aveva condotto anche una versione televisiva del suo programma, «Video Zorro», che però era stata presto soppressa. Fra il 2005 e il 2008 aveva collaborato con «l’Unità», dal 2009 era editorialista del «Fatto Quotidiano»,.

Autore anche di libri e di testi teatrali, Beha era di idee progressiste, ma sottolineava di aver subito interventi volti a imbavagliarlo tanto da sinistra quanto da destra. Era il senso del libro Trilogia della censura (Avagliano, 2004), nel quale aveva raccolto suoi lavori precedenti. Ma riflettono lo stesso spirito diversi altri saggi di Beha spesso intrisi di amarezza, con una punta di rabbia per un’Italia che gli appariva allergica alla serietà e all’onestà: Crescete & prostituitevi (Bur, 2005), Italiopoli (Chiarelettere, 2007) fino al più recenteMio nipote nella giungla, uscito da Chiarelettere l’anno scorso.

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