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Case Passerini, sequestrato l'impianto per il trattamento biologico con l'accusa di traffico di rifiuti, frode in commercio, maleodoranze

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Presso l’impianto T.M.B. viene effettuata la selezione ed il compostaggio dei rifiuti solidi urbani, rifiuti organici da raccolta differenziata e rifiuti vegetali provenienti dal territorio di competenza della società ALIA SpA. Tra le linee di produzione presenti all’interno del citato impianto vi è una dedicata alla produzione di compost.
Il Giudice ha disposto tale provvedimento, su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze, ravvisando a carico dell’amministratore delegato-Direttore Generale, del responsabile della Direzione Gestione Impianti nonché di altri tre dirigenti/funzionari della società ALIA SpA, le ipotesi di concorso nei reati di traffico di rifiuti, frode in commercio ed emissione di maleodoranze atte a molestare le persone. Tra gli indagati anche l’ad e direttore generale di Alia Livio Giannotti e il responsabile dell’impianto di Case Passerini Franco Cristo. L’impianto, ha disposto il Gip, resterà in attività ma dovrà essere monitorato da Arpat e ispettori ministeriali. 
Tale decreto è stato emesso sulla base di accertamenti condotti dal personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Firenze Aliquota Carabinieri, Nucleo Polizia Provinciale, Stazione Carabinieri Forestale di Borgo San Lorenzo e Dipartimento ARPAT di Firenze nell’ambito di un’indagine che nel maggio scorso aveva già comportato la perquisizione della sede della società ALIA SpA nonché l’ispezione di vari suoi impianti di gestione dei rifiuti .
Le indagini hanno consentito di accertare l’illecito conferimento a 9 aziende agricole, poste in varie località della provincia di Firenze, complessivamente di kg. 1.241.740, di rifiuti speciali.In particolare la società ALIA Spa, anziché conferire in discariche autorizzate aveva consegnato detti rifiuti alle aziende agricole attestando falsamente, attraverso la produzione di documentazione accompagnatoria DdT, che il materiale conferito fosse ammendante compostato misto (compost) anziché rifiuto speciale non pericoloso come viceversa accertato grazie alle indagini esperite. 
In particolare grazie anche alla collaborazione con il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è stato possibile accertare che nel materiale consegnato alle aziende agricole vi era la presenza di una quantità di materiali plastici, vetro e metalli (frazione di diametro ≥2 mm) superiore a quella consentita dalla normativa vigente determinando pertanto la classificazione dello stesso materiale come rifiuto speciale non pericoloso “compost fuori specifica” identificabile con il CER 190503 anziché ammendante compostato misto (compost).
Alle citate aziende agricole quindi, anziché consegnare, come pattuito, dell’ammendante che, come recita la normativa vigente, avrebbe consentito in quanto fertilizzante di conservare o migliorare le caratteristiche fisiche, chimiche o l’attività biologica dei terreni, venivano recapitati dei rifiuti; da qui l’accusa di frode in commercio ai danni delle suddette aziende agricole.
Il mancato conferimento in discarica dei citati rifiuti ha consentito alla società ALIA SpA di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di spesa al momento quantificato in oltre 66.000 
Le indagini hanno infine consentito di accertare come l’impianto T.M.B., diversamente da quanto stabilito dall’autorizzazione all’esercizio posseduta dalla società ALIA SpA, non fosse mantenuto “in depressione” in quanto varie parti strutturali dello stesso non erano idonee a contenere le maleodoranze generate al suo interno dalla fermentazione dei rifiuti organici impiegati per la produzione del compost. Tale situazione ha consentito di diffondere in atmosfera degli odori molesti prodotti all’interno dell’impianto con ricaduta degli stessi sui recettori presenti nelle aree circostanti procurando nocumento alla popolazione residente in prossimità. Fatto quest’ultimo confermato dai numerosi esposti presentati da cittadini nel corso della scorsa estate.
Il GIP, avendo considerato che l’intera chiusura dell’impianto avrebbe potuto compromettere l’intera gestione dei rifiuti urbani per l’area geografica di competenza della società ALIA SpA , ha consentito di mantenere l’attività nell’impianto demandando al Dipartimento ARPAT di Firenze ed all’I.C.Q.R.F. il controllo sulla gestione dei rifiuti in entrata ed uscita e sulla conseguente produzione e commercializzazione di compost. 
L’azienda afferma che il compost non era pericoloso nè per la salute nè per l’ambiente.
Fonte Comando provinciale Carabinieri

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