L’esposto di Cantone, la protesta di Anzaldi e Fico sul contratto
Non finisce mai la guerra di Fazio in Rai. Nel mirino c’è sempre lo stipendio del conduttore e produttore di Che tempo che fa. In dettaglio e come lui stesso confermò alla fine del 2017, difendendosi dall’ennesima ondata di polemiche dopo aver minacciato di andarsene e mettersi in proprio: “In quattro anni percepirò 8 milioni e 960.000 euro”. Poi la difesa: “Il programma è interamente ripagato dalla pubblicità. Tante falsità su di me, ora arrivano le querele”. Ma a tornare sul compenso di Fabio Fazio è Raffaele Cantone, capo dell’Anticorruzione a cui non piace la modalità con cui la Rai ha appaltato a Fazio la realizzazione del suo programma.
Programma Rai realizzato da società esterna, sempre di Fazio
Il rinnovo del contratto Rai di Fazio è stato un caso molto particolare, per il deputato Pd Michele Anzaldi un caso in controtendenza con quanto avvenuto nel corso del 2017 sul fronte Rai. La nuova Legge sull’editoria stabiliva un tetto di 240 mila euro lordi annui per dirigenti e conduttori, specie quelli di programmi di approfondimento giornalistico. C’è chi si è salvato proclamandosi “artista, non giornalista” come Bruno Vespa (contro cui si scagliò Lucia Annunziata dopo essersi ridotta lo stipendio) e c’è come Fabio Fazio ha raggiunto un accordo sostanzioso per cui la Rai affida la realizzazione di Che tempo che fa a una società di produzione esterna, sempre di Fazio, insieme ad altri soci. Un vincolo che, su indicazione di Anzaldi, da tempo attivo sul fronte del controllo della spesa nella tv pubblica, è ora al vaglio dell’Anac di Cantone.