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General Electric ha messo in vendita il nuovo Pignone. Un’altra sconfitta per Firenze

admin
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Si dice, ma non è una voce nuova. che la ‘General Electric’ stia per lasciare Firenze. Più o meno  entro un paio di anni. Se fosse vero – e niente fa pensare che non lo sia – sarebbe un altro ‘pezzo’ importante che la città perde. Perdendo di conseguenza anche la sua debole presenza imprenditoriale sul territorio.

Vorrei ricordare, che al di là del fatto che ‘Fondiaria’ è rimasta fisicamente a Firenze: spostare l’azienda con tutti i suoi annessi e connessi, come migliaia di abitazioni, vasti terreni e interessi notevole non è infatti facile, ma è invece facile spostarne l’anima. Mi direte, che vuol dire? Molte altre aziende italiane del genere e di generi vari, hanno avuto la medesima storia. Anzi: sono state acquistate da strutture produttive estere. Ecco: il fatto è che negli ultimi anni, in italia, abbiamo dato via molte cose, e stiamo trattando di darne via altre creando di conseguenza una dipendenza – anzi tante dipendenze – altrove. Il timore è, e non è fantasia, che stiamo liquidando anche l’acciaio che ci vedeva protagonisti in Europa. Le scelte le ha fatte la burocrazia e la magistratura, con una resa totale della politica.

Direte che la cosa non ha significato, oggi esiste l’Unione Europea e  noi ne siamo pienamente dentro. Vero fino a prova contraria. Ne siamo dentro fin che dura, altrimenti accade come la faccenda dei migranti: per ricordare ai notri amici che esistiamo e non possiamo far da soli è stato necessario mostrare i muscoli, con buona pace di chi fino a ieri si è genuflesso ai voleri di Francia e Germania. E non solo. Basti pensare che abbiamo fatto governi su indicazione di questo paesi, senza osare spedirli a fare un girata a casa loro.

Ammettiamolo: siamo stati pavidi, e abbiamo pagato caro questo atteggiamento sottomissorio fino a pagare il cambio lira euro sulla linea dello strozzinaggio. Nessuno vuol mollare l’Europa, non certo noi italiani: vorremmo solo restarne a far parte come soci fondatori con uguali diritti e doveri.

Ora ovviamente la storia di ‘Fondiaria’, o quella della General Electric, non rientra in questi casi,  sono fatti di pura politica economca, ma certo hanno uno stretto legame con il futuro della città. Parlando ancora di Fondiaria, una volta sui terreni della Piana, avevano voce in capitolo i fiorentini, oggi ce l’anno i nostri vicini d’oltr’Appenino, che hanno visioni e necessità diverse da Firenze. Debbo ricordare ancora una volta che il progetto Fiat-Fondiaria fu fermato dal Pci romano di Occhetto, all’ultimo momento, ritardando così di trent’anni lo sviluppo della città e l’assestamento della zona in una realtà ha de sempre gravi problemi abitativi e strutturali?

Certo ‘Fondiaria’ è sempre a Firenze in piazza della Libertà, ma passata ormai un paio di volte di mano, le scelte si fanno naturalmente altrove, anche se l’ultima parola dovrebbe averla Palazzo Vecchio e la Regione che trent’anni fa obbedirono ciecamente.

Difficile dire cosa accadrà con eventuale dipartita della General Electric, forse nulla, ma non sarebbe male se i nostri amministratori, sia  Palazzo Vecchio che  via Alamanni,  cominciassero a riflettere, non solo su come sostituire chi se ne va, ma anche a fermare l’emorragia che sembra non si arresti qui, come mi sembra di cogliere da amici negli Stati Uniti.

Certo viviamo tempi soggetti a grosse novità nella gestione internazionale delle aziende. Il globalismo ha creato un Monopoli nuovo, certamente peggiore del vecchio: nessuno sa davvero chi comandi e muova  l’economia di un mondo che sta  delineandosi in tre ‘Imperi’: il cinese, il russo e l’americano, lasciando in un canto, se non serve, l’America Latina e l’Europa che in questo sparigliamento di carte avrà solo le briciole, non sarà male che i governi comincino a riflettere in modo nuovo. E le economie locali, anche.

Firenze è un esempio, sta perdendo tutto: gli resta il turismo fino a che un qualche mago sconosciuto con poteri di comunicazione e convinzione non lo devii dove ad altri fa più comodo. A Singapore per esempio, indipendentemente da Giotto, Michelangelo e Brunelleschi. In fondo è proprio Singapore che ha fatto di recente una gande mostra della Monna Lisa. Non quella vera, un’altra. Identica. Di proprietà privata. E ha avuto un gran successo. Sciocchezze? Affatto basta giocare bene sui tabloid e quant’altro e i giovani, che abbiamo rati su passabilmente ignoranti, abboccheranno, come su tutto il resto.

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