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Monteverro, vini nati nella costa d’Argento dalla passione per la terra di Georg Weber

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Mario-GiagnoniDi Mario Giagnoni

“Passione per la terra e per le storie ricche di fascino”. Questa è la sintesi per definire Monteverro, azienda vinicola di 50 ettari sulla Costa d’Argento, a metà strada tra il delizioso paese di Capalbio e il mar Tirreno. Il proprietario, Georg Weber, nasce come appassionato collezionista di bottiglie pregiate per poi decidere di trasformare la sua passione in produttore di vini d’eccellenza. Un grande amore lo lega alla Toscana, terra sanguigna e verace, specchio di una storia che si dipana nei millenni e raccoglie una ricca eredità naturale e culturale. La preferenza cade su una zona di confine, a metà strada tra Capalbio e il mare, in un’area collinare particolarmente favorevole, circondata da oliveti secolari e dalla macchia mediterranea dell’ispida e selvaggia Maremma. Dei 50 ettari di tenuta, 30 sono vitati e 26 oggi in produzione, 7.600 circa le piante per ettaro per favorire un giusto sviluppo radicale e quindi un buon equilibrio della pianta con il suolo. La potatura viene effettuata metà in cordone speronato e metà in Guyot per adattarsi il più possibile alle esigenze delle piante. Maestosa è la barricaia, un luogo quasi sacro nel cuore della collina. Al suo interno circa 600 botti di tostatura media in rovere francese, acquistati da 10 diversi produttori, perché oltre alla qualità è fondamentale la varietà, affinché le diverse caratteristiche si completino ed apportino una giusta complessità ai vini. Una gamma di etichette davvero completa. Ne abbiamo degustate quattro.

Vermentino 2017. Nasce dalla riconosciuta vocazione del sud della Maremma ad accogliere ed interpretare questo vitigno. Un bianco dal naso dolce, che mostra personalità e freschezza spiccate. La sua espressività un po’ introversa può spiazzare al primo impatto, ma godendosi il legame sempre più stretto tra naso e bocca si scoprono pulsioni territoriali di grande valore. Al palato i suoi ritorni dolci non ne impediscono l’esplosività e la pienezza nel confronto tra zucchero ed acidità.

Terra di Monteverro 2013. Ottenuto da uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot, ma orgoglioso di mostrare un carattere toscano intenso. Naso denso con sentori marini, note floreali molto interessanti anche se ancora alla ricerca di una fase di completa espressione. Lo sviluppo è legnoso e balsamico, non limpido ma che si pulisce progressivamente lasciando spazio ad una frutta molto viva. In bocca è corposo, fa uscire una nota di carne molto forte, quasi balsamica. Il sapore reagisce con tutta la materia che possiede e la dinamica mostra una originalità foriera di ottime prospettive.

 

Tinata 2013. Questo blend di Syrah e Grenache prende il nome dalla madre di Georg Weber, Cristina, detta Tina, grande appassionata di Syrah: un vino che vuole giocare sul tema della dolcezza unita alla potenza. Il naso è segnato sin da subito da un rovere invadente e da un tono piuttosto meridionale.  Il sentore di terra è accompagnato da note di fiori appassiti che rendono il complesso abbastanza semplice e stanco. Lo abbiamo aspettato nel test a bottiglia aperta, ma il legno per adesso lo tiene incatenato. In bocca è ovviamente molto amaro, il rovere per ora domina lo sviluppo ed il sapore rimane asciugato anche nel suo sviluppo, pur rilasciando in eredità un finale di foglie tutt’altro che spiacevole.

Dulcis in fundo il Monteverro 2014, stesso taglio bordolese del Terre di Monteverro, ma declinato su toni di grandissima eleganza e potenza. Prodotto in quantità limitate con le uve migliori a disposizione, mostra un naso magnetico e solenne, i toni empireumatici si fondono per finire in un vortice di note di visciola e sentori marini. I suoi riververi metallici incrociano la parte balsamica, mantenendo un livello di suggestione di pregnante originalità. In bocca è vivo, sa essere fascinoso senza doversi impegnare in slanci particolari ed il suo sviluppo sembra direzionato su un binario da super tuscan. Si percepisce infatti quella profonda solidità della quale fanno parte tannini maturi ma non cedevoli, e poi l’acidità che richiama nella corrispondenza la parte più fresca e marina.

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