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Infermieristica toscana: modelli e prospettive future

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Si è parlato di “Storia e futuro dell’infermieristica in Toscana” durante un incontro organizzato da Opi Firenze Pistoia, che si è tenuto nei giorni scorsi al Forum Risk presso la Fortezza da Basso di Firenze. A moderare Luca Fialdini Opi Massa. Nell’occasione Giovanni Becattini infermiere dirigente Asl Sud Est Toscana ha parlato de “L’evoluzione del sistema sanitario in Toscana e della professione infermieristica”. «Viviamo una situazione di variabilità all’interno dei nostri servizi, tocca a noi infermieri cercare di portare omogeneità, soprattutto a livello regionale – ha detto Giovanni Becattini -. Per esempio, penso che l’infermiere che lavora al Meyer dovrebbe essere un punto di riferimento per tutti coloro che operano col bambino nella regione. Si può migliorare solo integrandosi e condividendo la stessa visione delle cose. In questo senso, va detto che la nostra regione è stata l’unica in Italia a mettere per iscritto quante dovrebbero essere le strutture organizzative».
Maria Teresa Mechi dell’assessorato alla salute Regione Toscana area ospedaliera, ha trattato il tema “Infermieristica nei nuovi modelli organizzativi in rete”. «Le reti organizzative si affiancano alle aziende per dare risposte migliori – ha detto – sono una scelta forte di politica sanitaria, per collegare flessibilmente le diverse organizzazioni sanitarie presenti sul territorio, rispondendo così all’esigenza di un continuum of care. In questo senso si può affermare che la rete che sta funzionando, che fa da goal standard, è quella dedicata all’ictus».
Monica Marini, dell’Asl Centro Toscana è intervenuta su “Implementazione infermiere di Famiglia e Comunità”. «Abbiamo bisogno di un’infermieristica che prenda in carico l’individuo nel suo contesto famigliare e abitativo – ha spiegato -. Occorre dare un management delle consulenze ai pazienti ma anche alla loro famiglia. L’infermiere di famiglia e di comunità risponde a queste esigenze ed è in grado di intercettare precocemente il bisogno del paziente con un approccio proattivo».
A seguire c’è stata una tavola rotonda per discutere de “I prossimi venti anni dell’infermieristica in Toscana”, a cui hanno partecipato Emiliano Carlotti presidente di Opi Pisa, Morena Fruzzetti vicepresidente di Opi Massa Carrara, Michele Aurigi di Opi Siena, alcuni esponenti delle associazioni e delle Società Scientifiche Infermieristiche della Toscana, di Cittadinanza Attiva-Toscana. Questi ultimi hanno evidenziato come l’infermiere di famiglia e comunità sia centrale per lavorare di più sulla prevenzione, per capire cosa il paziente vuole dal personale medico e cosa quest’ultimo potrebbe essere in grado di dargli.
«Il personale che lavora nei presidi e sul territorio non basta, dobbiamo passare a un modello per cui l’infermiere è un personale dei cittadini – ha detto Emiliano Carlotti presidente di Opi Pisa -. Siamo comunque nella giusta direzione, bisogna continuare a lavorare in questa prospettiva». «Se c’è benessere nei cittadini ci sono più salute e meno problemi economici e sociali – ha commentato Morena Fruzzetti, vicepresidente di Opi Massa Carrara -. Occorre un modello di infermiere con competenze specifiche, che deve crescere sul e per il territorio, per la funzione che deve svolgere. Una figura professionale dunque utile a far diminuire gli accessi al pronto soccorso».
«L’infermiere è la figura cardine nel percorso di emergenza urgenza – ha spiegato Michele Aurigi di Opi Siena -. Però in tutta la Toscana c’è una realtà spigolosa: continuano a esserci enormi differenze tra provincia e provincia. È inaccettabile che non ci sia una risposta omogenea all’interno della stessa organizzazione. Il cittadino deve essere messo al centro, deve poter usufruire delle cure all’interno delle mura domestiche, dove si sente più protetto».

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