Non sono state oggetto di particolari restrizioni, ma hanno comunque pagato un prezzo altissimo, superiore a quello di molte altre realtà colpite dalla pandemia. Sono le aziende dell’artigianato artistico, che nel 2020 hanno subìto un drastico calo di fatturato, con perdite comprese tra il 40% e l’80%. La categoria è ovviamente legata al turismo e, in assenza di flussi di visitatori, ha visto colare a picco le vendite, senza neanche poter contare sui ristori di Governo e Regione. “La stragrande maggioranza delle nostre imprese lamenta riduzioni di fatturato che in molti casi rischiano di mettere a repentaglio la loro sopravvivenza – spiega Sandra Pelli, presidente Unione Artigianato Artistico e Tradizionale di CNA Toscana. – A questo si aggiunge il fatto che, contrariamente ad altri settori come la filiera del commercio, il turismo e la ristorazione, quello dell’artigianato artistico è stato completamente escluso dal sistema dei ristori. Eppure l’Italia, e la Toscana in particolare, rappresenta una vera eccellenza a livello mondiale, in questo settore, sia per qualità che quantità di imprese presenti. Tutte realtà piccole, a conduzione familiare, che già stavano vivendo un periodo di crisi e che quindi sono più fragili rispetto alle altre”. Per contrastare l’emergenza servono adesso azioni forti, che vadano nella direzione di un intero rilancio del settore.
“È essenziale mettere in campo investimenti e strumenti di accesso a misure di sostegno – prosegue Pelli – a partire dagli sgravi fiscali e sugli affitti, fino ad agevolazioni per partecipare a fiere e mostre come quella dell’Artigianato a Firenze, che rappresentano una vetrina di promozione molto importante. Il settore infatti è entrato in crisi anche perché sono venute a mancare occasioni di visibilità, come le fiere di settore, che sono strategiche per l’artigianato. Adesso la sfida del 2021 sarà quella di non lasciare indietro nessuno e che si mettano in campo strumenti utili a rilanciare l’intero comparto. Un’idea può essere la disponibilità, da parte dei Comuni, a mettere a disposizione degli artigiani alcuni spazi pubblici, a rotazione, per la promozione dei prodotti locali. Nell’immediato, però, servono i ristori, che non devono essere assegnati sulla base dei codici Ateco, ma sui reali cali di fatturato”.