«Bene i passi avanti, ma serve maggiore coinvolgimento degli infermieri». È questa, in estrema sintesi, la posizione di David Nucci, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia, in merito alla legge che la Toscana, prima in Italia, ha promulgato la prevenzione della morte cardiaca improvvisa nei giovani.
«Ancora una volta siamo stati a primi a cogliere la necessità di indagare per tempo le situazioni di rischio giovanile per la Morte cardiaca improvvisa (Mci) – afferma David Nucci -. Una legge che non può che trovare il plauso degli Ordini degli Infermieri, per le molte innovazioni incisive che introduce nella realtà toscana». Tra queste, l’introduzione di screening cardiologici per i giovani delle scuole secondarie di secondo grado e i corsi di rianimazione cardiopolmonare (Bld-d) e sul tema della Mci giovanile, rivolti ai docenti. Ma anche l’istituzione del Registro regionale dedicato alle morti cardiache improvvise giovanili, la diffusione di defibrillatori automatizzati esterni (Dae), l’istituzione della commissione tecnica regionale per la Mci.
«Gli infermieri sono da sempre i primi attori della sopravvivenza nell’arresto cardiaco, quotidianamente presenti sul territorio, pronti a intervenire, formare, guidare la cultura del soccorso – afferma Nucci -. Eppure non sono stati tra gli esperti che hanno messo a punto la norma appena emanata, tanto che Opi Firenze-Pistoia, preoccupato di quanto stava emergendo, nella scorsa primavera aveva presentato alla Terza Commissione le proprie osservazioni in merito».
«Nonostante la rilevanza degli infermieri nella gestione complessiva delle emergenze sanitarie regionali, la parola ‘infermiere’ non compare in alcun modo nella legge – prosegue Nucci -. Vogliamo pensare che la mancata precisazione dei professionisti coinvolti possa far individuare alle Aziende e strutture menzionate figure non solo monoprofessionali, ricomprendendo gli infermieri tra i possibili le designati, sebbene non averlo previsto fin dall’inizio faccia leggere tra le righe di questo articolo una scelta precisa».
«Invitiamo pertanto a riconoscere ufficialmente e concretamente il ruolo degli infermieri nella attuazione delle strategie previste dalla legge, con particolare riferimento alla formazione e al retraining – conclude Nucci -. Ma anche a predisporre un protocollo operativo condiviso con il coinvolgimento attivo di tutte le professioni, soprattutto quella infermieristica, integrando il loro apporto nella governance fino ad oggi tracciata dalla Commissione tecnica regionale, nei programmi formativi scolastici e nella gestione dei defibrillatori. Infine, è necessario garantire che le certificazioni Bls-d e le attività di screening cardiologico nelle scuole prevedano la supervisione o la partecipazione qualificata degli infermieri».