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Il governo mediatico

Lorenzo Ottanelli
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Non nascondiamo la verità: non c’è nessuna emergenza migratoria. Niente è cambiato dal 25 settembre a oggi. Guardiamo i dati: il numero degli sbarchi non è aumentato e le Ong salvano solo il 12% dei migranti che arrivano sui porti italiani.

Cronaca degli ultimi anni: nel 2018 il problema degli sbarchi e la guerra alle Ong si trova in capo al Ministro degli Interni, Matteo Salvini, che crea (insieme all’attuale ministro Piantedosi) i Decreti Sicurezza. Siamo a qualche mese dal caso Macerata – un uomo ha sparato a destra e a manca ferendo e uccidendo solo neri, per poi farsi arrestare con la bandiera italiana poggiata sulle spalle. Bloccare le Ong, non far sbarcare i migranti salvati dal mare per “governare i clandestini”. Decreti incapaci di fare granché, che poi vengono eliminati, dopo essere stati limati dal Presidente della Repubblica perché incostituzionali.

Dal 2019 in poi, con il Conte II, il problema scompare dall’agenda italiana. Nessun interesse, da destra a sinistra perché tanto dal 2020 c’è un altro nemico: il covid e la dittatura sanitaria, il vaccino obbligatorio, le mascherine da tenere sul naso e sulla bocca, anche se c’è da abbracciare una signora (Salvini docet). Nel 2022 torna di punto in bianco, senza motivo apparente: la campagna elettorale non ha minimamente preso in considerazione il problema migratorio. Forse, non era un gran problema nemmeno per coloro che hanno vinto. Ma c’è da parlare di qualcosa, ora che il covid non è più un problema, ora che la faccenda rave si è già sgonfiata (anche quella faccenda mediatica più che realtà).

Tutto sulla pelle delle persone. Tutto sulla segregazione: donne e bambini sbarcano, i maschi giovani e in salute, quelli che potrebbero infastidire si lasciano sui “taxi del mare”, tanto non stanno né staranno male. Una banalizzazione per fare in modo che tutto si trovi al margine della legalità. Un metodo “barbaro” per portare il tema in Europa tra paesi che accolgono più e meglio di noi.

Diciamo cosa non funziona: il sistema di integrazione. Non c’è un piano capace, non c’è un sistema di accoglienza, smistamento, educazione/formazione. E qui hanno sbagliato tutti: da destra a sinistra, senza distinzioni. La legge, però, parla chiaro: è dovere di ogni paese e di ogni governo accogliere e decidere se accettare o meno la richiesta di asilo di chi arriva sul territorio nazionale (e territorio nazionale sono anche le 12 miglia di mare).

Ma forse il governo preferisce una pagina di giornale in più che un po’ di immigrazione in meno. In fondo creare contenuti divisivi è la prima legge del marketing e il centrodestra sa che le opposizioni non possono voltarsi dall’altra parte quando in ballo c’è la vita delle persone.

E così continuerà, non solo sull’immigrazione, ma anche sulle pensioni, che tanto verranno privilegiate rispetto al lavoro perché gli anziani rappresentano il bacino più rilevante della comunicazione politica. Si parlerà tanto di reddito di cittadinanza ma poco si farà al riguardo, qualche correttivo solo per parlarne, così che sembri una riforma importante e, invece, sarà poca roba.

Ultima considerazione: negli ultimi anni si è parlato tanto di decreti del governo come una deriva autoritaria dell’esecutivo che si intesta il potere legislativo, che spetterebbe al parlamento per la divisione dei poteri di un regime democratico. Oggi, che il primo atto del governo è stato un decreto su materie che non avevano niente a che vedere con l’emergenza, il paese resta silente e l’impatto di un numero di leggi inutili continuerà a salire, ingolfando il sistema giurisprudenziale. L’opposizione intanto rimane in silenzio, ma il lutto deve essere superato, prima di soccombere.