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Lavoro autonomo, chiuse in Toscana 31.400 partite Iva in 4 anni

admin
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Dal 2019 al 2023 la Toscana ha visto la chiusura di 31.400 partite Iva (da 403.700 a 361.900), con una ripresa del lavoro autonomo e 10.400 unità imprenditoriali in più dal 2022 al 2023 che tuttavia non basta a colmare un gap che rispetto al pre Covid (2019) resta del -7,8%: il dato giunge dall’analisi recentemente diffusa dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, in cui si lancia massimo allarme per gli autonomi ‘classici’, ovvero gli artigiani, i piccoli commercianti e gli agricoltori.

Il fenomeno interessa da vicino la Toscana (-47.392 unità fra il 2014 e il 2022), con il territorio provinciale di Massa-Carrara che accusa un calo fra i più pronunciati d’Italia (-20,1%), secondo solo a quello di Vercelli (-21,6%) e seguito invece da quello di Biella (-19,4%).

A parte la performance particolarmente negativa di Massa-Carrara, però, in tutte le province toscane si è registrato un calo di botteghe, artigiani e agricoltori, con segno meno in forbice fra il -20,1% della provincia apuana e il -11,3% di Prato.

Ma ecco i numeri della mortalità di autonomi ‘classici’ (artigiani, piccoli commercianti, agricoltori) nelle province toscane fra il 2014 e il 2022, nei posizionamenti della classifica nazionale.

  • 2° posto – Massa-Carrara: -20,1% (-3.454 unità, da 17.210 a 13.756)
  • 10° posto – Pisa: -17,5% (-6.012 unità, da 34.330 a 30.343)
  • 15° posto – Lucca: -16,7% (-6.038 unità, da 36.090 a 31.955)
  • 21° posto – Arezzo: -16,1% (-4.967 unità, da 30.797 a 27.605)
  • 30° posto – Pistoia: -15,3% (-4.203 unità, da 27.383 a 23.180)
  • 38° posto – Siena: -14,5% (-3.411 unità, da 23.570 a 20.159)
  • 55° posto – Livorno: -12,8% (-3.355 unità, da 26.189 a 22.834)
  • 57° posto – Firenze: -12,7% (-10.291 unità, da 81.030 a 70.739)
  • 63° posto – Grosseto: -12,0% (-2.841 unità, da 23.598 a 20.757)
  • 67° posto – Prato: -11,3% (-2.820 unità, da 24.964 a 22.144)

Il segretario della Cgia, Renato Mason, osserva: “Il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo. Nelle città e nei paesi di periferia è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente. Va evitato tutto ciò, perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vita di tutti noi”.