A suo modo è da brivido: alle prossime elezioni, dopo molti anni, ci andremo senza la sindrome del “voto utile”. Non si ricordano più quante siano state le vigilie e le campagne elettorali condotte con gli appelli a non sprecare il voto indirizzandolo verso partiti che non avrebbero mai avuto voce in capitolo ai fini della formazione di un qualsiasi governo. Famoso, in occasione delle elezioni del 1976, l’appello perentorio del numero uno dei giornalisti italiani, Indro Montanelli: “turatevi il naso ma votate DC”. Di fiuto, il grande Indro, ne aveva talmente tanto, che anche a naso turato aveva capito la situazione, soprattutto le paure diffuse tra i moderati. Il Pci era lanciatissimo perché aveva vinto un anno prima alle amministrative. Ed invece, nel nome del voto utile, la DC ebbe un grande recupero. Rimase saldamente in testa, nonostante il PCI avesse confermato tutta la sua forza. Entrambi prosciugando il serbatoio di voti dei partiti laico socialisti: PSI, PSDI, PRI e PLI che toccarono i loro minimi storici.
La nuova legge elettorale, quella con cui presumibilmente andremo a votare, ha conservato in buona parte (salvo nei duecento e passa collegi uninominali) il potere delle oligarchie dei partiti. Ma allo scoperto, in modo, cioè, che ce ne accorgiamo ad occhio nudo. Perché la governabilità è garantita all’incontrario. E’ sicuro che quale che sia il risultato elettorale, formare un governo sarà possibile solo a costo di defatiganti trattive e difficili compromessi. La maggioranza ai fini del governo non la sceglieranno gli elettori. Nessuno potrà fare appello al voto utile senza essere sommerso dal ridicolo. E, senza il ricatto del voto utile, ognuno potrà votare per la propria “prima scelta”, e non si potrà poi scusare affermando di averlo fatto in nome della governabilità. Peccato, però, che di elettori con un loro “partito del cuore” se ne vedano pochi in giro.
Nicola Cariglia