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I vini ‘divini’ di Pieve di Campoli

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di Elisabetta Failla

Il vino è un simbolo importante per il Cristianesimo. Durante la messa, al momento della benedizione, si ricorda l’ultima cena di Gesù dove il vino simboleggia il sangue di Cristo come il pane il suo corpo. Esso inoltre viene identificato dai cristiani come “bevanda di salvezza” e la sua importanza per la religione Cristiana è dimostrato dal fatto che il termine “vino” compare ben 224 volte nella Bibbia.

Storicamente lo sviluppo della coltivazione della vite e della produzione del vino è dovuto, soprattutto nel Medioevo, agli ordini monastici. In quel periodo ogni monastero coltivando i prodotti della terra necessari sia al proprio sostentamento che a quello dei Vescovati,

Sono stati i monaci e i frati a selezionare i cloni, a compiere i primi studi ampelografici, a perfezionare la  coltivazione e la vinificazione. Essi sono stati fino al XVIII secolo i “padri della vigna” e il proprio lavoro era considerato così prezioso tanto da nominare un “praepositus“,cioè un monaco in alto grado, investito ufficialmente dell’incarico della cura della vigna.

L’azienda agricola Pieve di Campoli è molto particolare perché nasce nel 1985 ed è gestita dall’ente Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, nato proprio in quell’anno con l’obiettivo di amministrare i benefici ecclesiastici. Il territorio dell’azienda  è composta da 50 ettari vitati tra le zone di produzione del Chianti e del Chianti Classico e da altri 100 che oggi con 18.000 piante di olivo, rendono questa azienda una delle realtà olivicole più grandi dell’area fiorentina.

I vini prodotti provengono da diversi terroir che si trovano nei comuni di San Casciano e Barberino – Tavarnelle Val di Pesa le cui diversità in fatto di altitudini, esposizioni e microclimi danno vita a una gamma variegata di vini di grande carattere ed eleganza anche grazie alla presenza di alcuni impianti di oltre mezzo secolo di vita.

I vini si dividono in due linee. La prima è Pieve di Campoli, a San Casciano, dove troviamo il Chianti, il Chianti Classico Annata e Riserva, il Rosato e il Vin Santo e Cortine (San Donato), località dove è situata la cantina di vinificazione e la bottaia, da cui nascono i tre omonimi Chianti Classico Annata, Riserva e Gran Selezione e Il Canaiolo e il Vinsanto del Chianti Classico, quest’ultimo usato per le celebrazioni della Cattedrale di Firenze. L’attività dell’Istituto in questo caso prosegue la tradizionale attività dei preti contadini che per tanti anni sono stati punto di riferimento per la coltivazione viticola del Chianti Classico.

La seconda linea si trova nel borgo di Cortine. Qui l’azienda ha continuato l’attività produttiva di Don Agostino Giotti  che, prima ancora della nascita dell’azienda, produceva un vino che era molto conosciuto soprattutto quando si sparse la voce di un prete che produceva un vino “leggendario”. In questo luogo i vini sono prodotti da vigne di oltre mezzo secolo, veri e propri cru dell’azienda come la Gran Selezione Cortine dell’UGA San Donato, rappresentante dell’azienda nel neonato progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive del Chianti Classico dedicato proprio alle Gran Selezioni del Gallo Nero.

Oggi la produzione è affidata all’enologo di grande esperienza e competenza Andrea Paoletti con alle spalle 15 anni come direttore agrario da Antinori e 20 di consulenza presso la cantina Ornellaia; con consulenze vari paesi nel mondo come Turchia, Montenegro, USA, Georgia ed Ungheria per svolgere il suo lavoro.

“Chi produce qualità oggi nel mondo del vino è sempre più proiettato verso una filosofia green, – afferma Paoletti – A Pieve di Campoli il rispetto per la terra è alla base del nostro lavoro da sempre, da quando si produceva solo il vino per la messa che per ovvie ragioni non può essere “contaminato” da agenti non naturali. Lo stesso rigore è messo al servizio di tutti i vini, prodotti con l’obiettivo di far esprimere nel modo più naturale possibile gli straordinari terroir in cui nascono”.

 “L’azienda è attenta in tutte le fasi, sia di coltivazione che di produzione, a mantenere presenti quei valori che sono alla base del proprio lavoro, primo fra tutti il rispetto consapevole per la terra – spiega Don Giuliano Landini, presidente IDSC Firenze – per non perdere “la tenerezza con il Creato”, come dice Papa Francesco. Di particolare importanza anche la collaborazione con le aziende agricole degli altri Istituti diocesani d’Italia e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sperimenta da noi forme di analisi e processi migliorativi”.

Oltre al Sangiovese, vitigno principe del Chianti, vengono coltivati altri vitigni autoctoni come Malvasia Bianca e Trebbiano per le uve bianche, Canaiolo, Colorino e Pugnitello per le nere a cui si aggiungono piccole quantità di internazionali come Merlot e Petit Verdot. A Cortine poi si trovano i vitigni più pregiati.

Intanto è cominciata la vendemmia di un’annata difficile a causa della Peronospora che ha compromesso in molte zone della Toscana la raccolta. Ma non qui a Pieve di Campoli dove le vigne si sono praticamente salvate da questo flagello.

La vendemmia è tardiva ma la situazione delle nostre vigne è direi normale. Sarà stata la protezione divina – afferma ridendo Andrea Paoletti –  ma la Peronospora non ha quasi intaccato i nostri vitigni.”