di Elisabetta Failla
Ci sono cose che sono talmente ovvie che è sorprendente pensarci. Il vino, sebbene con l’intervento dell’uomo, e un prodotto della natura. Perché la vite fa i suoi frutti, cioè l’uva, a prescindere che vengano mangiati dagli animali oppure dall’uomo che, a sua volta, ha inventato il vino spremendo gli acini dell’uva e poi, con la tecnica, ne ha utilizzato il succo.
Una premessa importante per parlare dei “Vini di Luce”, prodotti con un metodo di coltivazione creato dall’enologo Alessandro Filippi che produce vino (e non solo) partendo dall’ascolto del terreno e della pianta. L’approccio è quindi esclusivamente naturale e assolutamente non aggressivo per l’ambiente circostante.
Questa forma di agricoltura è definita della luce e del carbonio che interagisce con la natura e oggi più che mai necessaria visti i cambiamenti climatici a cui il nostro pianeta va incontro e alla necessaria svolta green. Il vino per Filippi è prima di tutto un alimento e non una moda: questo lo ha portato verso una vera e profonda attenzione all’ambiente. Impatto minimo e quasi nullo sul terreno che riprende vita, cura e ascolto in cantina seguendo la naturale trasformazione dell’uva limitando le manipolazioni. L’obiettivo non è solo il recupero ambientale del terreno ma anche la necessità di ritrovare davvero nel bicchiere il territorio in cui la vite affonda le radici.
“Mi sono accorto – dice Filippi – che seguendo le operazioni sia in vigna che in cantina con i metodi che avevo imparato con gli studi cioè con la chimica, il mio vino aveva perso la maggior parte delle sue caratteristiche cioè quello che lo rendevano unico e irripetibile altrove.” Per recuperare i sentori veri del vino ha abbandonato la chimica di sintesi per arrivare ad uno studio più profondo della natura fino a toccare la fisica quantistica. Oltre il biologico, oltre il biodinamico.
Ma in cosa consiste il Metodo Vini di Luce che permette di coltivare piante sane e forti senza che sia necessario utilizzare sostanze chimiche o modificare la naturale composizione del terreno? Cinque sono i punti fondamentali di questo metodo. Innanzitutto la vite è coltivata secondo l’agricoltura della luce e del carbonio; i lieviti e le filtrazioni non devono alterare il corredo aromatico del territorio: i tempi delle azioni devono essere dettati dalla natura e non viceversa; si ottengono vini biodisponibili, ovvero riconosciuti vitali dalle nostre cellule e solo chi rispetta tutti i parametri ottiene il sigillo di garanzia “Vini e di Luce”
“Sostituiamo la chimica di sintesi con concimi a base vegetale – spiega Alessandro Filippi – che vanno a rafforzare il sistema pianta che, se è sana e forte, si ammala di meno. Oggi ci sono terreni che potrebbero dare molto ma che son trattati così male che poi devi per forza fare tante lavorazioni in cantina. È come avere una Ferrari e non saperla guidare. Bisogna lavorare molto sulla microbiologia. Un apparato radicale ben trattato può aumentare di 700 volte la capacità di assorbimento di quei sali minerali che sono tipici di quel terroir”.
I vini attualmente immessi sul mercato tramite la cooperativa sono: 30 Mesi Sui Lieviti Metodo Classico Extra Brut, Bolle di Magenta – Garganega frizzante IGT Verona, L’Origine Igt Veneto frizzante. Magenta sulle Bucce Soave DOC, Soave Magenta Noûs Doc, Catarratto Igp Terre Siciliane, Nero d’Avola Nous IGP Terre siciliane, Syrah Noûs 2020 IGP Terre Siciliane, Vermout Bianco Dry – vino aromatizzato, Vermout Rosso – vino aromatizzato.