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I vini del Soave e della Valpolicella secondo Graziano Prà

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di Elisabetta Failla

Graziano Prà è un uomo coraggioso che, nel corso della sua vita lavorativa e imprenditoriale, ha fatto scelte audaci, lungimiranti e forse anche difficili. Poteva vivere di rendita, si fa per dire, continuando a lavorare e gestire i vigneti di famiglia seguendo l’esempio di suo nonno e di suo padre. Invece nel 1983 decise di intraprendere un suo proprio percorso fondando la F.lli Prà con suo fratello, diventata poi l’Azienda Agricola di Graziano Prà.

L’altra scelta coraggiosa è stata quella di produrre i suoi vini esclusivamente con uve autoctone, mostrando attenzione e rispetto nei confronti del suo territorio, allevate secondo la viticultura biologica. Un modo, questo, per rendere giustizia a questa terra con scelte agronomiche che influenzano il benessere e la salubrità dei prodotti agricoli.

I vigneti di Graziano si trovano su quaranta ettari tra le colline del Soave, su suoli di origine vulcanica, in uno dei migliori terreni per la coltivazione della vite. Nelle colline della Valpolicella ha invece otto ettari composti da un suolo calcareo a scaglie, una zona molto fredda, influenzata dalle correnti fredde dei Monti Lessini.

Questi terreni e questo clima contribuiscono alla complessità dei vini delle seguenti varietà: Garganega e Trebbiano di Soave nel territorio di produzione del Soave e Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta nella Valpolicella allargata. In particolare Graziano Prà ha valorizzato i territori dove si trovano i suoi vigneti: Monte Grande, cru dell’azienda, il Monte Bisson nel Soave e la Morandina nella Valpolicella.

Altra scelta coraggiosa e decisamente innovativa di Graziano Prà è quella di scegliere il tappo a vite per i suoi vini. Per lui è la soluzione migliore per garantire la longevità e l’evoluzione in bottiglia attraverso una micro-ossigenazione del vino senza alterazioni.

Il tappo a vite supporta la longevità del vino, gli permette di evolvere correttamente e garantisce una chiusura perfetta – sottolinea Graziano Prà – sono queste solo alcune ragioni che sostengono la nostra scelta, una decisione maturata dopo tredici anni di osservazioni e degustazioni comparate di vecchie annate. Oggi siamo certi che il tappo a vite sia la scelta migliore per l’affinamento e la conservazione dei nostri vini, la risposta più forte al nostro desiderio di produrre vini buoni nel tempo, senza difetti ed eleganti.” Non solo. Questo tappo è anche un modo per avere rispetto e attenzione verso il cliente.  “Comprare una bottiglia di Soave con il tappo a vite – aggiunge – significa non correre rischi ed essere certi di acquistare un vino che dipende dall’annata, e mai dal tappo. Inoltre, lavorando molto con i mercati esteri, il tappo a vite ci permette di reggere lo stress da trasporto, evitando tutti i problemi legati al posizionamento verticale o orizzontale e agli sbalzi di temperature tra un mezzo e l’altro”. Il primo vino a sperimentare questa strada è stato Otto, il Soave Classico Doc fresco e di pronta beva realizzato con uva Garganega al 100%.

Abbiamo degustato i vini di Graziano Prà in un pranzo organizzato presso Konnubio, ottimo ristorante in centro a Firenze, in abbinamenti con i piatti dello chef Michele Mancini. Abbiamo iniziato con il Soave Doc Classico Superiore Staforte 2016, prodotto con Garganega in purezza che fa acciao e batonnage, che ci è stato servito all’arrivo. Questo vino è nato come una sfida: nel 2004, quando Graziano ha iniziato a produrlo, l’affinamento in acciaio era in controtendenza, preferito da quello in barrique. Oggi è felice di avere corso il rischio perché Staforte è uno dei simboli dell’azienda grazie alla sua raffinata complessità. Al naso appare molto profumato con sentori di fiori di campo e frutta esotica ma bilanciato da note minerali. Al sorso mostra un grande equilibrio e freschezza grazie ad una bella acidità e mineralità.

Una volta a tavola, è stato servito il Valpolicella Doc Morandina 2023 in abbinamento a ribollita toscana, chips di pane e tonno del Chianti. Questo vino è prodotto con un blend ti uve tipiche della Valpolicella, ovvero Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta. Per Graziano Prà questo è un vino di montagna, fresco, sapido ed elegante grazie alle vigne che si trovano nella zona della Valpolicella Morandina che si trova quasi al confine con il Soave. Il ciliegia, di spezie e balsamiche. Al gusto mostra tutta la sua freschezza, sapidità ed eleganza con tannini morbidi e ben equilibrati e un retrogusto leggermente speziato. Questo è un vino piacevole e versatile adatto a molte occasioni e piatti da abbinare.

A seguire abbiamo assaggiato la mezzamanica con crema di zucca, cinta senese e nocciole tostate in abbinamento (piacevole, aggiungiamo) con due vini. Il primo è il Soave Classico Doc Montegrande 2017 con il tappo di sughero e il Soave Classico Doc Montegrande 2017 con tappo a vite. Prodotti entrambi con 70% di Garganega e 30% di Trebbiano di Soave, sono della stessa annata ma tappo diverso, sebbene provengano dalla stessa vasca. Un ottimo modo per vedere le differenze. Innanzitutto il vino con il tappo di sughero ha più colore dell’altro. Degustandoli si capisce che il primo vino è buono ma è più pronto e meno profumato mentre quello con il tappo a vite note molto profumate di fiori, agrumi e note minerali e al sorso si nota rispetto al primo mostra maggiore mineralità, longevità e freschezza con un retrogusto agrumato sul finale. Entrambi i vini hanno fatto un affinamento in botte grande per 10 mesi. “Questo vino nasce dal vigneto storico della mia famiglia. – ha raccontato Graziano Prà – È un vino frutto di lunghi ragionamenti, studi e sperimentazioni, dove nulla è stato lasciato al caso. Il Monte Grande vuole essere il mio grande vino Soave”.

Come secondo è stato servito un buonissimo Peposo di Manzo e cima di rapa ripassata abbinato ad altri due vini: Valpolicella Superiore Doc Morandina 2020 e Amarone della Valpolicella Docg Morandina 2017. Un abbinamento cibo – vino molto buono anche grazie dei sentori agrumati che sgrassano la bocca. Il primo vino è prodotto con Corvina, Corvinone, Rondinella e affina 18 mesi in botte. Al naso si notano sentori di frutti rossi e di ciliegia sotto spirito, spezie (pepe e cannella) note balsamiche e di macchia mediterranea. Al primo impatto evidenzia subito il mondo delle spezie con cannella e pepe nero, seguito da frutti rossi sotto spirito in aggiunta a lievi note di sottobosco e accenni di macchia mediterranea. Al gusto è complesso, fresco, sapido, con tannini ben presenti ma non fastidiosi. Un vino equilibrato, persistente e abbastanza potente. E che dire di questo Amarone? Un vino che è certamente espressione del territorio. Prodotto con uve di Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta appassite sulla vite, affina per due anni in tonneaux,  un anno in botte grande e , infine, in bottiglia. Al naso si percepiscono sentori di fiori e frutti rossi, spezie dolci, note balsamiche di liquerizia e minerali, tabacco e cacao. Questo vino mostra la sua complessità ed eleganza fin da profumo per proseguire oi al gusto. Anche in bocca il vino appare complesso elegante, equilibrato e piacevole con tannini potenti, freschezza, acidità e persistenza sul finale.

Per finire abbiamo assaggiato i Cantuccini e crema chantilly abbinati al Passito Bianco delle Fontane 2021. Un vino della tradizione piacevolmente reinterpretato da Graziano Prà dove il miele, la marmellata di pesca e di albicocca, gli agrumi e la frutta secca lo rendono perfetto come abbinamento. Per maggiori informazioni: www.vinipra.it

 

Ribollita toscana, chip di pane e tonno del Chianti
Mezzamanica con crema di zucca, cinta senese e nocciole tostate
Peposo di manzi e cima di rapa ripassata