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Renzi ha riconquistato il PD: servono fatti. Le chiacchere non fanno più farina

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Era il 27 novembre 1947. La guerra finita da poco, il governo di De Gasperi cercava di venire a capo della confusione che c’era in gran parte della penisola. Intanto, si trattava di procedere ad una normalizzazione burocratica, sostituendo nell’amministrazione gli uomini piazzati per meriti di “Resistenza” con burocrati professionali. Non appena dall’agenzia ANSA venne comunicato che il consiglio dei ministri aveva deliberato un movimento di prefetti e che, pertanto, l’avvocato Ettore Troilo veniva sostituito, a Milano, da Vincenzo Ciotola, già prefetto di Torino, le strade milanesi si riempirono di migliaia di manifestanti, molti armati, che protestavano contro il “colpo di mano”. Molti di loro, con a capo Giancarlo Paietta, dirigente di primissimo piano del PCI, si diressero verso la prefettura e la occuparono. Una volta all’interno, Paietta telefonò prima al ministro dell’interno Scelba per comunicargli, beffardamente, che gli aveva occupato la più importante delle prefetture. E, poi, al segretario del PCI Togliatti. Dal quale, però, non ebbe i complimenti ma una gelida domanda: “ E adesso cosa ve ne fate?”

La domanda dell’intelligente e cinico Togliatti è la più appropriata tra le tante che si possono rivolgere a Matteo Renzi ed ai suoi spesso esagitati sostenitori ora che sono tornati ad “occupare” il vertice del PD, così come i dimostranti con le rosse bandiere guidati da Paietta  avevano occupato la prefettura di Milano. E le risposte non potranno essere vaghe e dilatorie come nel passato. Infatti non è prevista alcuna luna di miele, perché Renzi ed i suoi non sono degli sconosciuti. Hanno trascorso ben tre anni a Palazzo Chigi. E in questi tre anni la crisi economica si è aggravata. La gente è spossata. L’area della povertà è diventata molto più ampia. Non ci sono solo i giovani che non trovano lavoro; ci sono quelli che hanno perso ogni speranza e non lo cercano. La spesa sanitaria è sempre più a carico delle famiglie, nonostante siano cresciuti il carico fiscale e gli oneri previdenziali e per la sanità.

Dopo la cocente sconfitta al referendum sulla riforma della Costituzione, avevamo consigliato su Pensalibero a Renzi di staccarsi per qualche anno dall’impegno diretto in politica. Nel suo interesse e forse anche del Paese che deve disporre di una “riserva” da richiamare in caso di necessità: ed è facile prevedere che ce ne saranno. Renzi non ha voluto, saputo o potuto compiere questo atto di generosità. Ne prendiamo atto. Ma non pretenda di guidare il PD con gli effetti speciali in sostituzione di fatti concreti. Non ci provi nemmeno a sparare colpi a ripetizione come ha fatto nei tre anni di governo. Si sono rivelati colpi a salve e non hanno risolto i problemi. Gli era andata bene con i famosi e fumosi cento punti con i quali si era impegnato a risolvere i problemi di Firenze quando ne è stato Sindaco. Se nessuno glieli ha rinfacciati è solo perché nessuno ci aveva creduto. Ma ora, al secondo mandato da segretario del PD e dopo tre anni di governo, la domanda è ineludibile: “E adesso cosa ve ne fate”?

Nicola Cariglia

Direttore Pensalibero.it

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